Messina. Uno sguardo sul Ponte

Viviamo in un periodo di crisi, che al netto di lumicini in fondo al tunnel, obbliga a dislocare molto più attentamente che in passato le esigue risorse disponibili. Anche a non volere fare della demagogia spicciola emergono evidenti incongruenze: da una parte si presenta come una conquista l’essere riusciti a trovare una copertura finanziaria per gli “esodati”, dall’altra  vengono stanziati tra i 15 e i 20 miliardi di euro per l’acquisto di 131 cacciabombardieri Lockheed F-35, al modico costo di 130 milioni cadauno, una cifra comparabile a un’intera manovra fiscale. Ma non solo: da una parte si cerca di risparmiare accorpando i piccoli ospedali, le scuole e i tribunali e tagliandone brutalmente  le relative spese, dall’altro si finanziano progetti discutibili come la TAV e il Ponte sullo Stretto.


Della TAV abbiamo già parlato, favorendo un dibattito a tratti duro, ma in ogni caso utile a prendere coscienza e ragionare su un problema che riguarda tutti e non solo i residenti della Val Susa. Aggiungo solo che avevamo visto bene e che i nostri timori si stanno avverando. E’ dell’altro giorno la notizia che la Corte dei Conti francese ha bocciato il progetto con la motivazione: “Costi alti e ricavi a rischio”, rilevando il raddoppio dei costi della linea ferroviaria Torino-Lione (da 12 a 26 miliardi di euro) e la contemporanea diminuzione del flusso delle merci.

Attenzione: NON  a causa dell’attuale congiuntura economica. La previsione di raddoppio dei flussi di merci tra il 1987 e il 2010 era già stata considerata sovrastimata nel 1993 e dal 1999 si è avuta una drastica riduzione a causa dell’apertura di nuovi transiti in Svizzera, della temporanea chiusura della galleria del Monte Bianco, della fine dei transiti notturni e da ultimo della crisi.

I magistrati concludono citando studi secondo i quali l’opera non produrrà profitti neppure in uno scenario di ripresa economica e raccomandando di non trascurare investimenti alternativi come il potenziamento della linea esistente.  Identica richiesta di chi in Italia si oppone alla TAV. Risultato: dal faraonico Corridoio 5 Lisbona –Kiev, si è passati al più modesto Corridoio mediterraneo, ridimensionato a Torino – Lione  e ora rischiamo di rimanere con in mano il cerino della Torino – Frejus.


Progetto controverso anche quello del Ponte sullo Stretto di Messina, del costo di 6 mld di euro (stimati 8,5 a fine lavori), che il Consiglio dei Ministri del 31/10 ha rifinanziato per altri 300 mln, per permettere di “verificarne la fattibilità tecnica e la sussistenza delle effettive condizioni di bancabilità“, .rimandando  di 2 anni la decisione finale ed evitando così di pagare immediatamente le penali che sarebbero scattate in caso di cancellazione del progetto. Anche se  la sua realizzabilità è fortemente in dubbio.

Come per la TAV l’opinione pubblica è divisa. Poiché si tratta anche qui di un’opera di forte impatto ambientale, come allora Latitudes vuole fornire gli strumenti per poter esprimere un giudizio sereno e consapevole, cercando di diradare il campo dalle nebbie ideologiche e dando alla fine la propria valutazione.

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