Madagascar, cronache dal mondo fuori dal tempo

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A world out of time. Con questo titolo Frans Lanting, uno dei più grandi fotografi naturalistici del nostro tempo, ha celebrato negli anni novanta la struggente bellezza del Madagascar. Ecco quello che resta vent’anni dopo.

Il 5% delle specie animali e vegetali presenti sull’intero pianeta, di cui l’80 % di natura endemica: i dati, impressionanti, lasciano solo presagire la bellezza dell’isola rossa; la realtà è invece stupefacente: staccatosi dal continente africano 160 milioni di anni fa, il Madagascar incarna oggi il concetto stesso di biodiversità. Un territorio estremamente variegato: dalle fitte foreste pluviali degli altipiani centrali, passando per rilievi degli altipiani centrali, fino alle aspre zone desertiche della costa sudoccidentale.

Il nostro viaggio comincia dalla capitale Antananarivo o, come la chiamano i locali, Tana. Il nome ricorda il numero di soldati che nel 1610 il re Adrianjaka mise a difesa del luogo: la “città dei mille guerrieri” oggi è una caotica metropoli di quasi 2 milioni di abitanti, affollata da venditori di beni di ogni genere e su cui aleggia il passato pre e postcoloniale. Seppur affascinante, la capitale è solo uno dei volti di questa terra. Lungo il tragitto per Andasibe merita la visita la Riserva Peyrieras dove si ammirano colorati camaleonti e gechi. É qui che avviene il nostro primo incontro con i lemuri. Andasibe è un piccolo villaggio, stretto tra le risaie,  a 140 chilometri dalla capitale sul lago Itasy. Seppur le condizioni siano quelle di  grande povertà, traspare la dignità con cui gli abitanti vivono il loro quotidiano.  Bisogna spingersi fino al  Parco Nazionale di Mantadia e nella Riserva di Analamazaotra, per immergersi completamente nella foresta pluviale e incontrare l’Indri, il più grande lemure del Madagascar, e del Catta, il lemure dalla bellissima coda ad anelli. Durante il giorno, specie nelle prime ore del mattino, le escursioni nella foresta sono accompagnate dagli inconfondibili ululati dell’Indri, simili al suono di una sirena, emessi per segnalare i confini del proprio territorio.

Nella regione di Itasy la riserva privata di Vakona Lodge è una piccola isola raggiungibile a bordo di canoe, abitata dal Vari bianco e nero e il rosso, il Sifaka e il Catta, alcune specie di lemuri così abituati alla presenza del turista che alcune volte ti saltano letteralmente addosso.

Dopo tre giorni passati nei dintorni di Andasibe lasciamo la regione alla volta dei grandi laghi, nel Madagascar orientale. Destinazione Manambato, ma la guida ci informa che a causa dell’esondazione di un fiume parte del tragitto andrà fatto a piedi attraversando un ponte semisommerso. Presto l’impresa si rivela impraticabile così decidiamo di tornare indietro. Questo significa rinunciare alla zona del Canale di Pangalanes, una via d’acqua artificiale che corre lungo la costa orientale del Paese per oltre 600 km unendo laghi e corsi d’acqua naturali.

Un percorso alternativo consentirebbe di rispettare il nostro itinerario. Dopo qualche ora d’auto arriviamo a un villaggio da cui è possibile prendere un’imbarcazione in grado di navigare lungo il canale che attraversiamo durante la notte con il solo ausilio di alcune torce. Tutto attorno il buio è totale e l’imbarcazione rallenta in prossimità dei passaggi più stretti. Sono ormai le 23.30 quando giungiamo alla nostra destinazione, Ankanin’nofy, un palmario accanto alla foresta pluviale. È la regione dei grandi laghi, un’area ancora poco frequentata, fatta di pittoreschi villaggi di pescatori e solcata da un dedalo di laghi e corsi d’acqua dove il tempo scorre lento e gli spostamenti avvengono a bordo di piroghe che scivolano silenziose da un capo all’altro del canale. Il mattino seguente piove ma il luogo si rivela in tutta la sua bellezza. La foresta regala nuovi incontri ravvicinati con i lemuri, e la sera, nel piccolo villaggio di pescatori di Andranokoditra, gli abitanti allestiscono bancarelle per esporre braccialetti e collane di semi colorati realizzati con gusto e abilità. Nel villaggio si respira una bella atmosfera, la gente è cordiale: un benvenuto che va ben oltre il tentativo di vendere al visitatore di turno le merci esposte. Di ritorno dal villaggio, ci inoltriamo nella foresta alla ricerca dell’aye aye, un esemplare di lemure notturno raro e difficile da avvistare. Proprio quando stiamo per arrenderci, la guida illumina con la sua torcia la cima degli alberi. E davanti a noi si materializza la bizzarra e inconfondibile sagoma dell’aye aye.

Ranomafana è la nostra prossima meta. Facciamo delle brevi soste nelle cittadine di Ambositra e Antsirabe, dove notiamo la presenza di numerosi pousse-pousse,  simile al risciò indiano, che proprio in quest’ultima cittadina avrebbe avuto origine per poi diffondersi nel resto del Paese. Nel Parco Nazionale di Ranomafana visitiamo la foresta primaria incontrando diversi lemuri, il Parco ne ospita dodici specie, e alcuni esemplari di rana. Lasciato il Parco, la guida malgascia ci propone la visita di un piccolo villaggio raggiungibile soltanto a piedi e fuori dalle rotte turistiche tradizionali. Lungo il sentiero incontriamo bambini di ritorno dal lavoro nelle risaie che indossano i tradizionali copricapi di legno. Giunti al villaggio, altri bambini ci accompagnano fino alla capanna del capo, illuminata debolmente dal fascio di luce che penetra dall’ingresso alle nostre spalle. Ci viene offerto del rum in una ciotola che passa di mano in mano e da cui tutti i presenti bevono un piccolo sorso e riceviamo in dono un cappello e una sorta di giacca di paglia. La nostra prossima meta è la Riserva Naturale di Anja per un altro incontro ravvicinato con i lemuri Catta. Il viaggio volge al termine, ma la nostra ultima tappa, il Parco Nazionale dell’Isalo, con i suoi 80000 ettari di praterie, le formazioni di arenaria modellate da vento ed acqua e la ricchezza di specie vegetali e animali, ci regala le ultime grandi emozioni.

Lasciamo il Madagascar con gli occhi e il cuore colmi di meraviglia. L’estrema lentezza con cui avvengono gli spostamenti, se da un lato richiede un’attenta pianificazione dell’itinerario, dall’altro ci ha offerto l’opportunità di vivere questa esperienza con un occhio più attento e consapevole, non solo rispetto alla meravigliosa natura, ma anche verso le popolazioni con cui si entra in contatto. Persone sempre pronte a dispensare sorrisi, nonostante l’instabilità politica e le grandi difficoltà economiche e sociali attanaglino quest’isola di straordinaria bellezza: il 70% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà, l’agricoltura è arretrata; la deforestazione e la desertificazione sono in continua crescita e questo, oltre a mettere a rischio molte delle specie che costituiscono l’unicità della biodiversità malgascia, non porta a nessuno sviluppo reale e a lungo termine dell’economia del Paese. Il timore è che l’Eden ritratto e celebrato splendidamente dalle immagini di Frans Lanting possa presto diventare un Paradiso Perduto.

Testo e foto di Nicoletta Muscas e Corrado Corrias | Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

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