
Niko Trinkhaus è un fotografo berlinese specializzato in foto spettacolari sulle città europee ma anche naturalistiche. Le sue immagini sono su www.sumfinity.com
Raccontaci qualcosa di te.
Nato e cresciuto a Berlino, sono sempre stato un amante delle grandi città. Attualmente sono affascinato dalla sinergia di edifici storici e architettura moderna, che domina i paesaggi urbani di molte metropoli. Ma anche se Berlino è incredibile, mi spinge sempre di più verso il mondo. Un anno a Praga durante i miei studi mi ha fatto un cittadino europeo e riacceso la mia passione per i viaggi. Ora difficilmente passa mese in cui non lascio Berlino almeno per un weekend lungo. Nel frattempo, non sono più esclusivamente le città che m’incantano. La terra ha così tanto da offrire e paesaggi, montagne, campi o mare, mi attraggono sempre di più. E tutto questo, tutto quello che provo nei miei viaggi, cerco di trasmetterlo attraverso le mie fotografie. Ogni foto è per me molto di più che la descrizione pura di un soggetto. Ho sempre cercato di dare alle mie immagini una valenza che rifletta i miei sentimenti nel momento in cui le realizzo. Sia che si tratti di suoni intorno a me, di temperatura o di un profumo che annuso, tutto influisce in ultima analisi sull’immagine finale che realizzo.
In che genere di fotografia sei specializzato?
Cerco prevalentemente di fotografare sia le principali attrazioni turistiche della città che i paesaggi. Voglio creare immagini senza tempo e quindi in città lavoro spesso durante le ore mattutine, quelle meno affollate dai turisti.
Da quanto tempo sei un fotografo?
Dal 2011 fotografo, ma dal 2013 lo faccio professionalmente.
Hai studiato fotografia?
Non all’università. Ho seguito i fotografi che mi ispiravano, come Elia Locardi e ho imparato il mestiere poco a poco attraverso le loro insegnamenti.

Cosa ti ha spinto verso la fotografia?
Già da adolescente ho iniziato con l’elaborazione delle immagini digitali. Questo ha facilitato il mio ingresso nel mondo della fotografia, ma vedo ancora la mia formazione lungi dall’essere completa. Probabilmente è una particolarità di noi berlinesi: non essere mai completamente soddisfatti di quello che si è raggiunto. Ma questo mi da lo stimolo ad imparare continuamente e a tenere il passo con l’utilizzo delle più recenti tecnologie per garantire la migliore qualità possibile delle mie immagini. Inoltre, l’elaborazione digitale mi dà un margine di creatività artistica molto più ampia. Io non mi limito a vedere il modo attraverso la mia macchina fotografica, ma ho la possibilità di creare un’immagine che è più vicino a quello che l’occhio umano è in grado di vedere e percepire.
Come descrivi il tuo stile?
Il mio obiettivo è sempre quello di creare le migliori foto possibili e più interessanti per rendere giustizia ai luoghi dove sono state realizzate. Cerco prevalentemente di realizzare composizioni uniche dei luoghi che molte persone conoscono e che rappresentano una città o un paese. Vorrei che chi vede le mie foto fosse portato a pensare: Ehi! Voglio andarci in questo posto!

C’è qualcuno o qualcosa o qualche posto ti piacerebbe fotografare?
La mia attuale missione è quella di rendere più vicina l’Europa con il mio modesto apporto. Contro tutto il populismo e il nazionalismo che vediamo oggi, voglio mostrare la bellezza dell’ Europa e rendere le persone consapevoli di quanto siano preziosi i luoghi dove viviamo.
Dal momento che riviste e il settore dell’editoria in generale sta andando molto male pensi che “fotografia d’arte” potrebbe essere un’opzione di fuga per i fotografi?
Dipende veramente: io stesso non potrei mai essere un fotografo di reportage, così suppongo che lo stesso valga il contrario per altri fotografi. Bisogna impiegare ore e ore per la creazione di una singola fotografia e ci vuole molta pazienza per questo. In realtà dipende anche dalla personalità del fotografo, ma potrebbe essere un’opzione fuga davvero.
Testo raccolto da Francesca Calò con la collaborazione di Annika Kreusch

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