La Tate Modern di Londra ha appena riaperto dopo il lockdown e ci offre un’affascinante mostra su Andy Warhol che rimarrà aperta fino al 15 novembre.

A Londra il museo Tate Modern omaggia il genio di Andy Warhol con una mostra antologica di ampio respiro. Si possono ammirare le opere di pop art che hanno reso immortale l’arte di Warhol; fra queste, le Marilyn, le zuppe Campbell e Mao Zedong. Il percorso esplora sopratutto il lato umano dell’artista, sia come persona soggetta agli eventi della propria vita e della società che lo circonda, sia come personaggio pubblico che curava maniacalmente la propria immagine al servizio della fama.
La storia personale

Le dodici sale dell’esposizione seguono rigorosamente un ordine cronologico ed evidenziano come i vari eventi della storia personale di Warhol abbiano influito sulla sua produzione artistica.
Si parte quindi con il trasferimento nel 1949 a New York dalla nativa Pittsburgh, a soli 21 anni. A questo periodo risalgono i primi disegni e sperimentazioni con i video e con le tecniche dello screen printing. In quel periodo Warhol lavora prevalentemente come illustratore pubblicitario e perciò fatica ad essere considerato un artista dall’ambiente intellettuale contemporaneo.
La consacrazione definitiva come artista avviene con la creazione della prima Factory nel 1963, la Silver Factory, la cui atmosfera è fedelmente riprodotta in una sala della mostra) e l’avvicinamento maggiore al mondo del cinema, della musica e della fotografia, con un momentaneo abbandono, a partire dal 1965, della pittura. Nella Factory nasce l’Exploding Plastic Inevitable, probabilmente la prima performance multimediale della storia della musica rock, in collaborazione con i Velvet Underground.
Una svolta importante
Il 1968 segna una svolta importante nella storia di Warhol: la writer Valerie Solanas spara all’artista mentre si trova alla Factory (la seconda, la White Factory), colpendo tutti i suoi organi vitali, eccetto il cuore. Warhol, dato per spacciato dai medici, miracolosamente si riprende, ma da allora la sua vita non sarà più la stessa. Il suo corpo sarà segnato profondamente, come ci mostra la bellissima foto scattata da Richard Avedon.
Quando, qualche tempo dopo, è di nuovo in grado di produrre arte, diventerà la celebrità degli Anni Settanta che tutti conosciamo, presenza costante allo Studio 54 e ritrattista di celebrità come Mick Jagger, Debbie Harry e Grace Jones. Questa attività, che gli costerà diverse critiche, in realtà serve a Warhol per finanziare le sue nuove sperimentazioni.
Le tecniche innovative

Warhol è sempre stato un grande innovatore anche nelle tecniche utilizzate nelle sue opere. In particolare, nelle pitture ed opere grafiche utilizza lo screen printing, una tecnica che permette di riprodurre le immagini (il punto di partenza è spesso una fotografia), ma con la possibilità, a differenza della stampa, di influenzare il risultato intervenendo massicciamente sull’uso degli inchiostri. Le immagini possono sembrare riproduzioni seriali, ma l’apporto dell’artista è sostanziale.
L’altra grande tecnica innovativa di Warhol, rappresentata nella mostra da alcune opere della Oxidation series, è quella dell’ossidazione della pittura mischiata a metallo ottenuta spargendo urina umana (sua e dei suoi collaboratori).
Tutte queste sperimentazioni sfidano volutamente le correnti artistiche mainstream dell’epoca (in particolare l’espressionismo astratto) creando un confine labile fra le varie tecniche utilizzate. Al contempo si forma una certa ambiguità fra ciò che è intenzionale e ciò che è risultato casuale, nonché fra ciò che è dell’artista e ciò che è dei collaboratori (su cui Warhol, dopo l’attentato, aveva dovuto fare maggiore affidamento).
Il tema del conflitto
Le opere esposte sono molto diverse per soggetti, tecniche e media; vi è tuttavia una costante che pervade tutta la mostra ed è quella del conflitto con la sua patria.
Warhol amava l’America perché aveva dato alla sua umile famiglia Warhola, proveniente dall’attuale Slovacchia, l’opportunità di vivere dignitosamente e a lui in particolare di diventare famoso. Nelle sue opere di pop art, i prodotti replicati tante volte, come le zuppe Campbell, hanno un valore aspirazionale perché, agli occhi dell’emigrato, sono un sogno di progresso sociale ed economico. Al contempo sono anche anche un segno di democrazia, come solo in America può succedere; così la Coca Cola, il brand più noto al mondo, è bevuto da tutti, dal Presidente degli Stati Uniti all’operaio, ed è lo stesso per tutti, senza che ci sia un vantaggio per chi ha più soldi.
Gli Stati Uniti sono una terra di grandi opportunità, ma anche di grandi lacune nei diritti umani. Warhol è apertamente gay in un Paese in cui l’omosessualità è stata a lungo un reato (nello stato di New York verrà depenalizzata negli Anni Settanta). Molte opere durante il corso di tutta la sua carriera portano questo tema all’attenzione del pubblico.
La serie Ladies and Gentlemen del 1975 ritrae alcune trans, dando una particolare enfasi a quelle di colore, particolarmente discriminate dalla società. Bisogna considerare che, pur in una comunità dalla mentalità aperta come quella degli artisti, non era molto diffuso che un bianco desse spazio a queste diversità.
L’Ultima Cena

L’esposizione si chiude con un commovente testamento spirituale, Sixty Last Supper del 1986, una delle ultime opere di Warhol. Si tratta di sessanta riproduzioni dell’Ultima Cena vinciana. Per creare l’opera, Warhol usa come modello una stampa economica come quella che aveva sempre visto fin da bambino nella cucina di casa sua;così vuole riproporre in un’altra forma uno dei temi costanti della sua arte: cosa è originale e cosa è copia. La comunione che si celebra ogni domenica a Messa è essa stessa una riproduzione dell’Ultima Cena.
È una scena collettiva maschile: il tipo di soggetto non è molto presente nell’arte di Warhol, ma qui assume una valenza particolare, in un momento in cui le comunità gay venivano falcidiate dall’AIDS; infine rappresenta anche il convivio, la socializzazione, che era il collante dell’attività delle Factory; tuttavia, come nell’Ultima Cena, ci può essere qualcuno che tradisce.
Info utili
La mostra dedicata ad Andy Warhol fino al 15 novembre 2020 alla Tate Modern.
La prenotazione, da effettuarsi sul sito ufficiale, è obbligatoria.
Testo di Maria Ilaria Mura |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com
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