Salorno, sulla strada del vino

Immerso fra vigneti e alberi di mele del Südtirol, Salorno è un paesino di 4mila abitanti vanta una storia di incredibili eccellenze.

Testo Sonja Vietto Ramus Foto Sonja Vietto Ramus e Massimo Valentini

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©Sonja Vietto Ramus & Massimo Valentini

Nella Bassa Atesina, Salorno sulla Strada del Vino è l’area vinicola più grande di tutto l’Alto Adige oltre a esserne il borgo più a sud. Da questo lembo di terra in provincia di Bolzano si gode un’incredibile vista panoramica, dalla Val d’Adige fin sulle cime delle Dolomiti di Brenta.

Il paese, a 224 metri sul livello del mare, è incastonato nel bel mezzo di frutteti e vigneti. Alzando lo sguardo dal suo centro storico e dagli edifici con i portoni ornati, si rimane estasiati dal castello abbarbicato sullo sperone di roccia che domina Salorno e dalla cascata del rio Tigia che precipita a valle con un salto di 68 metri.

“Camminando per Salorno si percepisce subito quanto sia ricco di storia il nostro paese che, per la sua posizione geografica, è stato da sempre un importante crocevia di popoli e persone –spiega il sindaco Roland Lazzeri-. Il maniero medievale, i palazzi storici, le tradizioni e il folklore, i vini e le produzioni artigianali ne fanno uno scrigno prezioso tutto da scoprire”.

E come dargli torto. D’altronde, assieme a quelli di Anterivo, Montagna, Egna e Trodena, il territorio di Salorno fa anche parte del Parco Naturale Monte Corno, che si estende per quasi 7mila ettari ospitando la più grande varietà di fauna e flora di tutte le aree naturali dell’Alto Adige.

Terra di locande e del Perkeo

Di Salorno, l’architetto Franz Kosta conosce davvero tutto e tutti. Dal Rathaus, un tempo dei baroni Von Winklhofer, alla chiesa parrocchiale di Sant’Andrea, uno dei primi esempi di architettura religiosa rinascimentale del territorio, sino alla canonica barocca. “Un tempo via Trento era l’arteria principale del paese e il suo fulcro economico grazie a realtà artigianali e numerose locande: qui, prima dell’arrivo della ferrovia, si fermavano le carrozze per far riposare viaggiatori e cavalli”.

Famoso per il vino, Salorno lo era anche per gelsi, bozzoli e seta grazie all’industria serica che conobbe un importante sviluppo sino all’arrivo della pebrina, la malattia del baco che fece poi scomparire molte filande. Celebre qui, oggi, è anche il singolare carnevale le cui origini risalgono alla prima sfilata in maschera ispirata a quella dell’Egetmann di Termeno.

“Negli anni pari, le chiavi del paese vengono consegnate simbolicamente al Perkeo, una sorta di giullare di corte a cui piace il vino. Si racconta che tale Giovanni Clementi, un fabbricante di bottoni nato proprio a Salorno nel 1702, fece divertire così tanto Carlo III Filippo, duca del Palatinato, di passaggio in paese, che il sovrano lo volle come guardiano delle botti nel suo castello di Heidelberg. A chi gli se volesse ancora un bicchiere di vino, il Clementi rispondeva ‘perché no?’. Da qui il nomignolo Perkeo”, conclude Franz.

Sentinella sull’Adige

Il maniero di Salorno (o di Haderburg) osserva dall’alto il piccolo paese della Bassa Atesina e l’intera vallata. Nel XIII secolo furono i nobili locali a volere la costruzione della fortezza che in seguito passò alla casata degli Asburgo che la fece ristrutturare e ampliare.

L’attuale proprietario, con il contributo della provincia di Bolzano, ne ha avviato il restauro e, da qualche anno, Castel Salorno è tornato a essere accessibile al pubblico grazie a rievocazioni storiche, visite guidate e banchetti organizzati nella più autentica atmosfera medievale.

Nella cornice del castello, la locanda “Diciottesimo barile” (Zum 18 Fass) propone birre, idromele, sidro, merende del contadino e altre delizie.

Per raggiungere Haderburg (aperto solitamente tra aprile e ottobre e nelle principali festività) si parcheggia nell’ampia area sottostante per poi incamminarsi sul Sentiero delle Visioni (poco meno di 900 metri percorribili in una ventina di minuti – consigliate scarpe comode).

Sarti di Lederhosen

Norman e Thomas Ventura, due giovani fratelli di Salorno, sono gli ultimi sarti di Lederhosen dell’Alto Adige. Il tipico pantalone in pelle, un tempo indossato per lavorare in montagna e oggi utilizzato perlopiù nelle feste tradizionali, viene tagliato e cucito con impressionante bravura nel loro laboratorio (Piazza Sant’Andrea, 3).

Corti con risvolto o sino al ginocchio, in pelle di cervo o camoscio, i Lederhosen non hanno segreti per i due artigiani che anni fa, sfogliando un album fotografico del nonno, vi trovarono l’immagine di un’antenata sarta: la trisnonna Amalia Pernter.

“Questi pantaloni si tramandano di generazione in generazione – racconta Norman che a questo mestiere è stato ‘iniziato’ dai fratelli Gebhard di Bressanone-. Per realizzare un modello semplice ci vogliono tre-quattro giorni, una settimana per quelli più complessi. Tutti i sarti storici sono andati in pensione: io e mio fratello Thomas abbiamo scelto di portare avanti questa tradizione per il grande amore che abbiamo per la nostra terra”. Per un paio di pantaloni con le bretelle bisogna avere pazienza: l’attesa per un capo con l’etichetta Amalia Pernter 1896 può essere anche di mesi e mesi.

Sapore di mela

Altra eccellenza artigianale di Salorno, Floribunda è un’azienda a conduzione familiare che dal 2002 produce sidro con il Marchio di Qualità Alto Adige utilizzando mele resistenti ai funghi, come le Gold Rush e le Topaz.

Sidro di mele, mele cotogne, mele e menta, rosé, con fiori di sambuco oppure zenzero e, dal 2021, anche con peperoncino o ciliegia corniola: tutti composti al 100% di frutta, “naturalmente” torbidi e senza solfiti e zuccheri aggiunti come spiega Magdalena Egger, la giovane titolare che dal padre Franz (e dai nonni) ha ereditato la passione per questo mestiere: “Riuscire a catturare gli aromi dei frutti freschi e dar loro forza attraverso la fermentazione ha un fascino tutto suo. Il nostro obiettivo principale è mettere in bottiglia più frutta possibile, intervenendo il meno possibile. Aggiungiamo solo lieviti ed enzimi, nient’altro”.

L’azienda (Via Aldo Moro, 2) ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti internazionali come quello di uno chef stellato giapponese che ai canederli, che si fa spedire direttamente a Tokyo, abbina proprio il sidro di Floribunda.

Vigneti e trekking

Una manciata di chilometri sopra Salorno, a 565 metri di altitudine, frazione Pochi è un susseguirsi di vitigni. Su una terrazza naturale, l’Azienda Vitivinicola Haderburg (Via Albrecht Dürer, 3) applica le linee guida della coltivazione biodinamica.

“Negli anni Settanta, da azienda agricola di uva e mele abbiamo fatto un grande passo specializzandoci nella produzione di vini. Nei nostri 13 ettari coltivati a vite utilizziamo piante medicinali, letame e silicio, tutte sostanze naturali – racconta Christine Ochsenreiter, proprietaria assieme al marito Alois-. Dal 1976 produciamo anche vini spumanti ottenuti con metodo tradizionale”.

Visitare la cantina e degustarne i vini (abbinati a ottimi salumi e formaggi) è un’esperienza enogastronomica da non perdere assolutamente.

Così come imperdibile è il sentiero del Dürer, itinerario di 35 km, percorribile a tappe, dedicato al pittore tedesco che nel suo viaggio verso l’Italia, nel 1494, trovando il fondovalle alluvionato, dovette deviare il suo percorso attraverso la Val di Cembra e passare proprio per Pochi di Salorno.

In armonia con la natura

Ai confini con il Sentiero del Dürer, l’Azienda Agricola Biologica Noàl, fondata nel 2014 in frazione Pochi (Via Pochi,18), è una piccola realtà a conduzione familiare specializzata nella coltivazione di piante officinali, ortaggi, erbe selvatiche e piccoli frutti.

“Tutti i prodotti, provenienti da coltivazione biologica controllata, vengono trasformati in infusi di erbe, fiori eduli, sciroppi, confetture, sali aromatici, cosmetici e integratori – spiega Elisabetta Cristofoletti che, con il marito Alfeo Zeni e i figli Alice e Simone gestisce il maso-. Il terreno su cui sorge l’azienda è all’interno del Parco Naturale Monte Corno, a 500 metri di altitudine: si tratta di un piccolo appezzamento a ridosso del bosco dove flora e fauna vivono in stretta sinergia”.

I prodotti si possono acquistare a Salorno, presso la bottega-fioreria Il Mazzolino (Via Trento, 34), sempre gestita dalla famiglia, in alcuni mercati settimanali e anche online, sul sito dell’azienda.

Sui pendii assolati di Salorno si trova la Tenuta Dornach (al civico 18 dell’omonima via) dove Patrick Uccelli e la moglie Karoline Terleth sono perfetti padroni di casa.

Di proprietà della famiglia dal 1836, questo antico maso, citato ufficialmente per la prima volta a fine 1200, è una realtà agricola dedita alla coltivazione biodinamica, alla produzione di vino e di prodotti biologici.

“Vivere in armonia con la natura per noi è molto più che un semplice modo di dire. La nostra famiglia si alimenta in tutto ciò che è possibile con autoproduzione: verdura e frutta dei nostri campi, erbe selvatiche, patate. Nelle vigne pratichiamo l’inerbimento e coltiviamo piccoli cereali per ottenere il mangime per gli animali. L’agricoltura biologica la viviamo ogni giorno, seguendo i ritmi delle stagioni”, afferma Patrick.

Vignaiolo ed enologo lui, biologa lei, si prendono cura di tenuta, vigneti e anche del castagneto. I prodotti a km 0 si possono acquistare nella bottega contadina del maso, aperta il sabato o su appuntamento, mentre per un gustoso brunch ci si può fermare nella panoramica Weinterrasse (terrazza del vino).

Informazioni utili:

Come arrivare: Salorno sulla Strada del Vino, nella provincia autonoma di Bolzano, si può raggiungere comodamente in auto (autostrada del Brennero A22 con uscita Egna-Ora-Termeno), in treno e in autobus.

Chi viaggia su rotaia o bus, su prenotazione, può usufruire del servizio “Südtirol Transfer”, la navetta di collegamento che porta dalle stazioni di arrivo al luogo di villeggiatura. L’aeroporto più vicino è a Bolzano.

Dove dormire: Das Alte Rathaus (Piazza Centrale, 8) è un elegante 3*** situato nel centro storico del pittoresco borgo di Egna, a una decina di chilometri da Salorno. Le sue 13 camere sono arredate con stile e decorate con stoffe raffinate e rivestimenti in legno.

Il ristorante dell’hotel, Piazzetta, che con grandi vetrate si affaccia sulla romantica piazza del paese (da questo deriva il suo nome), propone piatti mediterranei e alpini di alta qualità.

Da assaggiare il risotto all’aglio orsino con capesante alla griglia; i ravioli aperti ripieni di ricotta, asparagi verdi e bianchi, con salsa al burro e fiori; l’insalatina tiepida di polipo con asparagi e pomodorini.

Dove mangiare: Enoteca Dürer (Via Asilo, 7 – Salorno), con giardino e terrazza, è un grazioso angolo di paradiso dove assaggiare prodotti regionali con menù che rispecchiano l’alternarsi delle stagioni. Speck, insaccati e formaggi di produzione propria si abbinano ai vini dell’azienda CEO, una cantina della Bassa Atesina: tante le etichette di vini bianchi eleganti e di rossi corposi da sorseggiare in questo locale che ricorda il nome del pittore tedesco Albrecht Dürer.

Amalia Pernter 1896 (Piazza Sant’Andrea, 3 – Salorno) è un incredibile locale con cortile barocco interno, stube e cantina storica, in cui si fondono alla perfezione tradizione e innovazione. In cucina lo chef Valentin Stürz prepara piatti unici utilizzando prodotti di altissima qualità provenienti dalla regione. Protagonista assoluta del menù è la selvaggina, con l’hamburger di cervo. Superbi i dolci.

Ristorante e pizzeria Jolly (Via Nazionale, 28 – Salorno), a conduzione familiare, offre una gustosa esperienza di cucina regionale e nazionale con alcuni piatti della cucina mediterranea. Ottimi i primi fra cui gli strangolapreti fatti in casa al burro fuso, salvia e Trentingrana; fra i secondi, la sella di vitello, porcini e taccole saltate e il controfiletto di cervo in crosta di nocciole e pepe, patate arrostite e verza stufata.

Sito ufficiale: per saperne di più si può consultare il sito.

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