
Nell’elegante cornice di uno dei negozi più “cool” sui Navigli a Milano, la Galleria Meriggi, è in mostra “L’estetica della trasformazione”, fino al 7 giugno, che espone le opere di due reportages di Daniele Tamagni,

fotoreporter italiano emergente e sempre più affermato nel panorama internazionale. Si tratta di “Gentlemen of Bakongo” e la serie “Cholitas – las Diosas del ring”. Il primo progetto riguarda i Sapeurs, un movimento di “cool hunter” atipici, nato nella Repubblica del Congo, all’inizio del 900, formato da persone che fanno i lavori più disparati, ma in occasioni speciali, si trasformano in “figurini all’ultima moda”. Le Flying Cholitas, invece, sono simpatiche e “rotonde” signore boliviane che, alla sera, si trasformano in lottatrici, salgono sul ring e combattono attraverso la lotta libera, con il pubblico che scommette su di loro.In questa intervista, Daniele mi ha raccontato dei suoi inizi accademici, la svolta verso la fotografia, il suo linguaggio fotografico così diretto, ironico e colorato e infine del suo rapporto con la stampa. Le foto delle Cholitas sono esposte anche alla Galleria Carla Sozzani, fino al 29 maggio, nell’esposizione del World Press Photo 2011, per il quale Tamagni ha vinto il 2° premio Arts and Entertainment Stories.
Intervista a Daniele Tamagni
Anna Mola/About A Photo: cosa volevi fare da bambino?
Daniele Tamagni: Proprio da piccolo non ricordo, comunque ho sempre voluto fare un mestiere legato all’arte, per esempio il critico. Ho una laurea in storia dell’arte e una in conservazione di beni culturali; mi sarebbe anche piaciuto lavorare per il Ministero dei Beni Culturali.
A.: Una formazione molto istituzionale e classica. Come sei approdato al mondo della fotografia?
D.: Beh la fotografia è comunque un’arte, dunque non mi sono così distanziato da quello che era il mio ambiente.

Ho però voluto uscire da un mondo che mi sembrava un po’ chiuso, accademico e ho seguito l’istinto, comprendendo che il linguaggio in cui mi esprimo meglio è la fotografia. Sono così arrivato a raccontare storie contemporanee. All’inizio molti mi sconsigliavano questa strada, ma la passione e i successi ottenuti mi hanno incoraggiato e ho capito che era quello che volevo fare nella vita.
A.: C’è una tendenza nel reportage di oggi a realizzare immagini drammatiche, violente, dai toni cupi, nelle tue foto invece si respira un’atmosfera piacevole, divertente, ironica e coloratissima, pensi che questo sia un tuo punto di forza?
D.: Io fotografo le cose come le vedo io, non saprei fare in un altro modo. Sicuramente nella mia ricerca di reportage cerco di raccontare storie positive, anche ironiche, ma mai banali e superficiali. Ciò che mi attrae della fotografia come arte è proprio la possibilità di conoscere nuovi colori, sapori, nuove culture, e restituirle in immagini, in modo da abbattere certi stereotipi.

A.: Qual è il tuo rapporto con il mondo della fotografia (editori, galleristi, giornalisti, ecc.)?
D.: Non frequento molto, per problemi di tempo, quel mondo, partecipo volentieri agli eventi cui mi invitano e vado a vedere lavori che ritengo interessanti. In generale cerco di pormi con umiltà, perché ho ancora tanta strada da fare; credo che ognuno mi possa insegnare qualcosa e porsi in modo arrogante e da “arrivati” non porta a grandi risultati.
A.: Consiglieresti questo, dunque, a un ragazzo che si affaccia come emergente sulla scena della fotografia?
D.: Consiglio innanzitutto di non illudersi, ma anche di non cadere in preda al pessimismo; anche se per un periodo non ci sono lavori commissionati, non abbattersi e continuare nella ricerca personale, cercando sempre la massima espressione di sé. Consiglio inoltre di mantenere un atteggiamento aperto, modesto, disposto ad accettare le critiche, ciò non significa svendersi, certamente.

A.: Tu hai vinto, tra gli altri, due premi internazionali: l’ICP Infinity Award 2010 e il World Press Photo 2011, puoi spiegare a noi di About, che siamo un po’ informali e un po’ lontani da queste cose stratosferiche, come funziona? Cioè ti chiama il Signor WPP per dirti che hai vinto?
D.: Nel caso dell’ICP sì mi hanno telefonato e poi c’è stata la cerimonia a New York, mentre per il World Press mi hanno mandato una mail (io ho risposto “grazie”) e poi la premiazione ufficiale sarà il 7 maggio ad Amsterdam.
Grazie a Daniele Tamagni per la sua grandissima disponibilità e gentilezza. Sono veramente onorata che sia stato lui la prima persona che ho intervistato per il blog. Potete vedere le sue foto, per la prima volta a Milano, nella mostra “L’estetica della trasformazione” e da domani fino al 29 maggio presso la Galleria Carla Sozzani, con l’esposizione del World Press Photo 2011.
Testo diAnna Mola / About a photo Foto di Daniele Tamagni
Dove: Meriggi, Ripa di Porta Ticinese, 45, Milano. t.3488965908
Quando: da sabato 02 aprile 2011 a martedì 07 giugno 2011
Orario: dal martedì alla domenica, 11.00-13.00 e 14.00-20.00
Biglietto: gratuito
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