Isola appesa all’estremo sud della Cina,dove ogni angolo è da fotografare e ogni foto è una cartolina. L’interesse è legato all’ambiente tropicale, alla etnia Miao qui presente, ai contadini e bufali asiatici che nel tardo pomeriggio
tornano dai campi di coltivazione formando gruppi che occupano tutta la carreggiata stradale, ai piccoli bar fatiscenti lungo la via con rari clienti seduti su sedie di plastica annerite dal tempo e con intorno maiali e galline in libertà. E poi piantagioni di frutta tropicale e improvvisati mercatini e poi un mare meraviglioso con sabbia bianca finissima e tanti sport acquatici e poi tanto altro ancora. Sono accompagnato in questo viaggio da Maria , una stupenda ragazza cinese conosciuta alla università degli studi di Perugia , che mi accompagnerà per tutta la durata del viaggio. Siamo all’aeroporto di Sanya, saliamo in taxi per raggiungere il nostro resort distante circa 40 km, giusto il tempo di avere una panoramica sull’ambiente che ci circonda. La prima cosa che colpisce è il continuo viavai di moto-carrozzelle con improbabili
tettucci di tela, strapiene di persone e cose. Si trasporta di tutto, clienti con masserizie..con bombole di gas..addirittura ho potuto conteggiare ben 6 ragazze appollaiate al di sopra del mezzo, ma sempre col sorriso in bocca e pronte a salutare. Alle 19.30 siamo in hotel, ci sistemiamo e percorriamo il sentiero costellato di palme che porta al ristorante sul mare. Cena a base di buon pesce. La serata fugge piacevolmente e alle 23,00 le luci sono già spente, rimangono solo poche luci esterne e il chiarore della luna a squarciare il buio della notte. Il caldo umido tropicale non ci abbandona neanche di notte, decidiamo di immergerci nella grande piscina, felici di esserci tolti quella cappa di umidità che ci avvolgeva. Dopo aver nuotato ci dirigiamo verso il mare, facendo attenzione ai pochi gradini di pietra male illuminati.
Un attimo e siamo in spiaggia, una sabbia fine tra le dita e poi verso il mare..acqua caldissima. E’ fantastico nuotare tra le onde al chiaro di luna e poi sdraiati nel bagno-asciuga sentire le onde infrangersi sui nostri corpi. La spiaggia è buia e il nero della notte è rotto solo dalle torce elettriche dell’innumerevole personale di sorveglianza. La mattina seguente siamo di nuovo in spiaggia sotto l’ombrellone di paglia,succhiando latte da enormi noci di cocco,davanti a noi passeggiano ragazze cinesi con l‘ombrello aperto per proteggere la loro pelle. Nuotiamo in mezzo a branchi di pesciolini e proviamo la moto d’acqua e il parasailng. Attimi bellissimi che vorremmo non finissero mai..ma dobbiamo risalire in camera e prepararci per la serata che passeremo a Sanya. Per andare in città proviamo la moto-carrozzella con al
volante una donna cinese con un solo dente..ci facciamo largo a fatica tra contadini e bufali che tornano dai campi occupando la carreggiata, poi il ristorante in cui scegliamo, in un grande acquario, il pesce che finirà nel nostro piatto. In città c’è una confusione indicibile, con moto e moto-carrozzelle sfreccianti, un’amalgama indistinta di persone, ragazze all’entrata di negozi che ti invitano ad entrare,odori provenienti da cucine improvvisate, gente che si esercita nelle arti marziali,un traffico caotico con auto che suonano in continuazione. I giorni seguenti visitiamo il Parco Etnico di Binglanggu e la popolazione Miao, poi la Wuzhizhou Island, poi l’isola delle scimmie. Ma la cosa più straordinaria è il villaggio galleggiante Nanwan Town,che abbiamo visitato guidando una barca. Momenti straordinari.
Testo e foto di Lucio Barbanera.
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