Valencia. Ditelo con un fiore



Ogni estate le strade di Valencia si riempiono di carri colorati e diventano teatro di una battaglia che si combatte con ghirlande di fiori. È la Batalla de flores, l’ultima festa di quel lungo mese di allegria che è la feria de julio.

Il quartiere periferico è un reticolo di strade affacciate da edifici anni ’50, qualche negozio di alimentari, botteghe di artigiani, magazzini. Passeggio accanto a uno di questi magazzini, in attesa che la mia gentile intermediaria esca dal portone sprangato e mi comunichi se posso entrare. L’aria del crepuscolo, stranamente fresca e piacevole per essere luglio, mi ricorda che da qualche parte, poco lontano, deve esserci il mare. Eccola, sorride appena, lasciandomi intendere che la cosa si può fare, anche se con qualche riserva. Dovrò posticipare la visita di un’ora perché il lavoro è in una fase cruciale. Dopo un paio di cervezas ammazza-tempo sono finalmente pronto per entrare nel covo di uno dei più prestigiosi artisti “falleros” di Valencia, i mastri allestitori di carri allegorici e pupazzi destinati alle celeberrime fiestas della città. Le Fallas sono da secoli un’istituzione fondamentale a Valencia: in ogni quartiere e nei dintorni della città, una comunità di cittadini presta il suo tempo per mantenere viva la tradizione della grandiosa fiesta di San Giuseppe e di quelle collaterali. Così Fallas è un termine dal doppio significato: designa sia le comunità di quartiere, sia l’insieme dei monumenti allegorici che ciascuna produce per poi esporli e bruciarli al culmine delle celebrazioni. C’è competizione, orgoglio, senso d’appartenenza, e vi gravita attorno un’organizzazione sempre attiva, importante fattore di coesione per la città.

Finalmente mi fanno entrare e mi ritrovo in mezzo a persone di ogni età che si danno da fare attorno a un grande carro, dove da una struttura di polistirolo, carta pesta, filo di ferro e cartongesso sta prendendo forma una figura di cigno. Un uomo a torso nudo e dallo sguardo assolutamente serio, indica ad altri come incastonare corolle di fiori secondo un preciso copione cromatico, solo a lui noto. Il lavoro andrà avanti per tutta la notte e anche quando il carro sarà pronto occorrerà rinfrescare e inumidire la copertura floreale spruzzando acqua a intervalli regolari. Tutto deve essere perfetto per la grande sfilata della Batalla de flores, quando il corteo di carri floreali, carrozze, landò e le altre coorti percorreranno il Paseo de La Alameda, appena fuori dal vecchio centro e accanto alla sterminata area verde dell’ex fiume Turia. Saranno le autorità cittadine a premiare il miglior allestimento con un trofeo destinato ad aumentare il prestigio della Falla. Un brusio crescente mi fa intuire che sta per succedere qualcosa di speciale. Viene annunciata la visita della Fallera Maior, la rappresentante ufficiale del gruppo locale, che quest’anno sarà anche madrina di tutte le Fallas di Valencia. Siederà sul carro accompagnata dalla sua corte de honor, formata da ragazze scelte tra le più belle del quartiere: tutte avranno costumi e acconciature tradizionali, come vuole l’usanza fin dal 1891, quando si tenne la prima edizione della battaglia, che ogni ultima domenica del mese conclude i festeggiamenti della feria de Julio, festa popolare istituita nella seconda metà dell’Ottocento per convincere i valenciani a rimanere in città nonostante il caldo estivo.

E bisogna dire che l’escamotage ha funzionato e funziona benissimo, a giudicare dalla partecipazione popolare agli eventi e dai turisti in crescita ogni anno. Concerti con artisti internazionali e celebrità spagnole, esibizioni folcloristiche, sfide fra i migliori toreri della Comunitat nella Plaza de Toros per la feria taurina, il concorso internazionale delle bande musicali, sono gli appuntamenti che accendono l’estate valenciana. Contribuisce non poco a questo successo l’offerta di una città che custodisce gelosamente le proprie radici, affondate nella storia ancor prima della reconquista contro i mori, ma si è data un’impronta moderna e futurista, affidandosi ad archistar contemporanee. A nomi come José María García Paredes, Felix Candela e soprattutto Santiago Calatrava si devono strutture avveniristiche quali il Palau de la musica il Palau de les Arts Reina Sofía, l’Hemisfèric, l’Umbracle, il Museu de les Ciències Príncipe Felipe e l’Oceanogràfic (l’acquario) un sistema di contenitori dal disegno simbolico concepiti per diffondere la conoscenza di natura, scienza e cultura. Città di mare e porto strategico del Mediterraneo, a Valencia le spiagge sono tutte libere e bandiera blu, facilmente raggiungibili con metropolitana, mezzi di superficie, piste ciclabili. Il litorale urbano inizia dal porto turistico completamente ristrutturato nel 2007 in occasione della prima edizione di Coppa America in Europa. Sul lungomare a ridosso delle urban beach si trovano ristoranti fra i migliori per assaggiare le specialità di pesce valenciane.

Monumenti, musei, esposizioni e attrazioni di grande interesse come l’acquario e il Biopark, sono a portata di mano e di tasca grazie a una tourist card di durata variabile, acquistabile negli uffici turistici, online e in aeroporto, con sconti sugli ingressi e utilizzo libero di metro e bus. Dunque passare il luglio in città non è certo un sacrificio: c’è tanto da vedere e da fare e, soprattutto, c’è l’imperdibile appuntamento della feria. Nel giorno della Batalla, il fondo stradale del Paseo viene accuratamente cosparso di sabbia per la sicurezza di cavalli, cavalieri e conduttori. Il pubblico si dispone lungo le transenne cercando la migliore posizione per vedere e per colpire, mentre sul palco al centro stanno le autorità e la giuria; ovunque sono disseminati scatoloni colmi di corolle variopinte. Annunciata da un clamore di trombe, pifferi e tamburi, avanza la sfilata. Il corteo compie due primi giri davanti ai giudici e al pubblico, al terzo giro un segnale dà il via alla battaglia e inizia una “soave” tenzone, come qui la definiscono, tra le señoritas dei carri floreali e il pubblico, usando le corolle come delicati proiettili, e avendo particolare riguardo per gli equipaggi di bimbe che occupano i carri a loro dedicati. Tutte le falleras possono replicare e ripararsi con una sorta di racchetta da tennis e, naturalmente, le più bersagliate sono le più carine. Ben presto la sarabanda coinvolge tutti, pure gli assessori dell’Ayuntamiento e la gentile Alcaldesa, l’elegante signora sindaco della città, che approfitta della sua posizione privilegiata per mitragliare la folla sottostante, me compreso. L’esplosione di un mortaretto mette fine alla Batalla de Flores, prepara il terreno al gran finale pirotecnico della notte e sancisce il momento della premiazione per le diverse categorie.

Sono un perfetto estraneo, ma quando il cigno che ho visto nascere vince il trofeo più ambito vinto, mi sento di gioire come fossi anch’io un fallero doc. Poi tutti nel centro storico, dove i combattenti possono rinfrescarsi in taverne e ristoranti, cervecerias e orchaderias. Quest’anno la Batalla de Flores si tiene domenica 28 luglio e i migliori artisti falleros sono attesi a una prova ancor più impegnativa: la crisi impone l’ottimizzazione dei mezzi disponibili e un surplus di fantasia. Ma nessun timore, l’estro certo non manca a talenti del calibro di Alfredo Demets, Guaita, Enrique Burriel, Sánchez y Sucesores de Vicente Roda. Con la Feria de Julio gli eventi dell’estate valenciana giungono al culmine. Durante questi giorni fiumi di persone, tantissimi giovani, si riversano nelle strade e sciamano tra la Catedral, la Torre del Miguelete, simbolo della città, si disperdono tra l’antico Tribunal de las Aguas e le viuzze attorno al mirabile Mercado Central. È un flusso allegro e impressionante, tanto che verrebbe voglia di rubare le parole del grande cittadino Vicente Blasco Ibáñez: “Gran Dios…! cuánta gente! Valencia entera estaba allí!”.

Testo di Gianfranco Podestà | Foto di Gisella Motta © RIPRODUZIONE RISERVATA

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