Abruzzo, il cammino dello spirito

Dall’Aquila alla Maiella a piedi nelle antiche “vie d’erba” tra castelli, pievi, eremi e pastori. Un percorso nel Tibet di casa nostra.

La Maiella è un posto speciale. Lo vado ripetendo da anni, è un luogo dell’anima. E arrivarci da lontano, come abbiamo fatto noi, partendo a piedi dall’Aquila, ha ancora più valore, quando ci arrivi l’estasi è doppia. Siamo partiti da San Demetrio ne’ Vestini, e le tracce del terremoto sono ancora forti. Tutto è incastrato dentro ai tubi, che come fili di ragno hanno mummificato edifici, chiese, negozi.

Ma sotto si vede la bellezza dell’Abruzzo, e la gente ormai neanche se ne accorge più, gli uomini seduti al tavolo del bar fanno la vita di sempre, con i tubi di metallo sulla testa. Da qui alla Maiella sono quattro giorni di cammino, circa 60 chilometri. E l’onda lunga del terremoto ci segue fino a Torre dei Passeri, quando si esce dalla provincia dell’Aquila per entrare in provincia di Pescara. Sempre meno visibile, ma l’onda è arrivata fin qua. Camminare è un gran bel modo di viaggiare. Consente di osservare i dettagli, le bellezze di un piccolo fiore, un albero, una vecchia fontana. Consente di fermarsi a parlare con persone del luogo senza quel muro che è l’automobile. Una signora di 90 anni ci racconta della sua vita, e lo fa con naturalezza, perché noi siamo viandanti e non facciamo paura. Molto diverso sarebbe se arrivassimo negli stessi luoghi su un’auto rumorosa, l’allarme inconscio sarebbe scattato subito.

Il camminatore viandante non fa paura. Stiamo seguendo il Tratturo Regio, il più importante di tutte le vie di transumanza. Collegava L’Aquila a Foggia, era una autostrada d’erba, largo 111 metri per decreto degli Aragonesi, dal XV secolo. Lungo il tratturo si incontra la storia dell’Abruzzo: Peltuinum, una città prima Vestina poi Romana, chiese campestri poste lungo il tratturo in aperta campagna perché la vita era tutta su quella via, e vedere la chiesetta di San Paolo tutta ingabbiata è un dolore, ma poi c’è lo splendore di Bominaco, con le due chiese di Santa Maria e San Pellegrino, non toccate dal terremoto, e noi abbiamo la fortuna di avere con noi Ori, una musicista di chitarra classica e compositrice di Milano, che ci fa rimanere il silenzio a osservare gli affreschi e ascoltare le sue note, mentre nell’altra chiesa ci coinvolge in un happening collettivo, la fonte battesimale è di una pietra che se battuta risuona, canta, e tutti noi ci mettiamo a farla cantare in coro.

Il secondo giorno arriviamo a Capestrano, il castello, e il convento di San Giovanni dove dormiamo, siamo ospiti dei frati, ognuno si ritira nella sua cella in un silenzio carico di spiritualità, questo grande convento un tempo ospitava centinaia di frati, adesso ci vivono solo in due o tre. La Maiella si avvicina, ma prima si deve superare Forca di Penne, dove una torre antica ci ricorda che il tratturo passava anche di qui, e la notte in agriturismo ci ricorda quanto sia ospitale l’Abruzzo, ogni sera una struttura diversa, sapori diversi, tutti sapori genuini e cucinati con amore dai gestori, gente davvero particolare, persone che hanno scelto di vivere a contatto con la natura e di ospitare viandanti come noi perché amano la convivialità.

Come Marisa, che dalla Romagna si è trasferita in Maiella, ha sposato Camillo, e con nonno Paolino vivono a Decontra. Siamo in Maiella, finalmente, abbiamo camminato nella valle dell’Orfento, ai lati di un magnifico torrente che scende dalle cime più alte. Siamo in Maiella, e tutto si fa magico. La Maiella è uno dei luoghi al mondo con la più alta concentrazione di luoghi sacri, secondo solo al Tibet. Eremi, eremi dentro rocce, dentro le grotte, in luoghi inaccessibili dove regnano le aquile… alcuni anni fa alcuni monaci tibetani vennero in visita, erano entusiasti, ma chiesero “Perché non vivono più eremiti su queste montagne cariche di energie spirituali?”. Vaglielo a spiegare.

Paolino ha quasi novanta anni, e racconta ancora ridendo della sua vita di pastore, a cinque anni ha iniziato a badare alle pecore. Lasciamo Decontra e saliamo, saliamo. Ma ormai lo zaino non si sente più, sono sette giorni che camminiamo, lo zaino è parte di noi, ci sono le nostre poche cose indispensabili. Lassù, dove l’aria è più pura, incontriamo un pastore con un gregge e alcuni cani apparentemente feroci, dotati di un collare pieno di punte di ferro acuminate. Il pastore è macedone, ma vive in Maiella da trent’anni, e i cani sono pastori abruzzesi, bianchi, il collare è quello anti lupo, se il lupo cerca di azzannare il collo del cane, le punte di ferro salvano il cane, anche questa è Maiella!

LA COMPAGNIA DEI CAMMINI – SCOPRIRE IL MONDO CAMMINANDO

Camminare è un gran bel modo di viaggiare. Percorrere lentamente le tappe di un viaggio permette di fermarsi, ascoltare e imparare da chi si incontra sulla via del cammino. La Compagnia dei Cammini è un’associazione basata sulla promozione di viaggi lenti, a piedi, per promuovere la cultura del cammino in Italia. Per ritrovare il contatto sia con sé stessi che col mondo che ci circonda.

Cammini lunghi, escursioni brevi, trekking, più di cento proposte diverse per chi vuole imparare a viaggiare lentamente e riportare a casa qualcosa di prezioso: l’esperienza diretta con luogo che si visita. Durante i viaggi a piedi viene valorizzata l’agricoltura biologica, il turismo responsabile, i prodotti locali e la preservazione del territorio.

Per informazioni si può contattare direttamente la Compagnia dei Cammini sul loro sito ufficiale e prenotare il viaggio più adatto o richiedere informazioni. Per i più spirituali si propongono anche esperienze meditative, il Deep Walking: una forma di cammino spirituale accompagnati da una guida con ventennale esperienza di trekking in giro per il mondo.

Testo di Luca Gianotti | Foto di Emanuela Colombo  RIPRODUZIONE RISERVATA © LATITUDESLIFE.COM

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