Kamchatka. Lo Stato degli Orsi

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La penisola dell’estremo oriente siberiano, quasi disabitata, è un vero paradiso naturalistico: 160 vulcani, geyser, foreste, praterie e una grande biodiversità. Su tutto regna l’orso bruno, il vero re della tundra.

Non c’è dubbio che la prima risposta, anche quella dei più preparati, al sentir pronunciare quello strano nome, sia sempre e soltanto la solita: “la conosco solamente per aver giocato a Risiko!”. Sembra strano ma, a parte chi l’ha memorizzata come posizione di gioco strategica per la conquista dell’America, pochissimi altri sanno cosa sia o, meglio ancora, dove sia posizionata la famigerata Kamchatka.

Tanto per dare due semplici connotati geografici la Kamchatka, che fa parte integrante della Russia, è una penisola lunga 1.200 chilometri, quindi più o meno quanto l’Italia, situata all’estremo est della Siberia, a nord del Giappone e ad ovest dell’Alaska.

Misteriosa e meravigliosa al tempo stesso. Misteriosa perché basti pensare che questo lembo di terra, che guardando il planisfero sembra proprio appesa alla Siberia, fino al 1990 era veramente sconosciuta praticamente a chiunque, nessun straniero poteva avere accesso ed i russi stessi, gli abitanti della ex-URSS, dovevano richiedere un permesso speciale per metterci piede.

Persino scavando indietro nei secoli, alla ricerca di informazioni ulteriori, si capisce quanto questa terra fosse poco ospitale e poco conosciuta e, a parte qualche sporadica esplorazione nel 1639, il primo navigante al quale si attribuisce la vera scoperta di questa penisola è il Vitus Bering che, nella sua seconda spedizione del 1740, fondò Petropavlovsk-Kamchatsky, l’attuale capitale.

Una terra misteriosa anche da un punto di vista politico tanto che qualcuno forse si ricorderà di quello che fu chiamato lo “tsunami del silenzio”, un terremoto con conseguenze devastanti che nel 1952, in pieno regime comunista e guerra fredda, sconvolse la Kamchatka ma, al di là di questo imponente scontro fra placche tettoniche causa del disastro, gli effetti del dopo-tsunami restano ancora un mistero.

Cosa rende invece la Kamchatka una terra così affascinante? Da una parte sicuramente i suoi abitanti, in prevalenza coriachi, mongolico-siberiani che, essendo solamente 400.000 e in buona parte concentrati nelle due città principali, mantengono una densità di popolazione bassissima per cui, nella quasi totalità della sua estensione, questa penisola è pressoché deserta da un punto di vista umano.

Sotto l’aspetto naturalistico invece la Kamchatka è un vero e proprio Eden, 160 vulcani di cui 29 ancora attivi, rientrando naturalmente nel patrimonio Unesco. Vulcani, ma anche geyser, sorgenti termali, laghi e crateri sviluppano un microclima diviso in ben 20 zone ed una fauna artica con grandi biodiversità. Il turismo è in netta crescita, le agenzie a Petropavlovsk proliferano ed i turisti sono già 30.000 l’anno, nonostante resti una delle destinazioni più esclusive e per cui più costose al mondo.

Ma il più grande patrimonio naturalistico, quello che rende la Kamchatka una meta per eccellenza, è sicuramente l’orso bruno, tanto da considerare questa penisola un autentico “stato degli orsi”. Le stime parlano di un numero che varia dai 15 ai 30 mila individui ed in nessun altro luogo della Russia, ma nemmeno nel resto del mondo, si trova una così elevata concentrazione di questi plantigradi.

Ed il lago Kuryl, situato a 200 km da Petropavlovsk-Kamchatsky, è il luogo per eccellenza! Distante quasi 1 ora di volo e raggiungibile esclusivamente con gli MI-8, i maxi-elicotteri militari sovietici, atterrare al Kuryl significa fare un tuffo nel completo isolamento della tundra. Due rifugi, nessuna strada, nessun veicolo e black-out totale per i telefoni. Il wi-fi non sanno nemmeno cosa sia! Si torna al passato. Nel Kuryl Lake ci sono gli orsi, ma così tanti orsi che è assolutamente vietato allontanarsi senza un ranger armato e gli stessi rifugi sono ben protetti da barriere di filo elettrificato. Nel 1996, il più grande fotografo al mondo di orsi, Michio Hoshino perse qui la vita, per un incursione di un orso nella sua tenda che lui stesso fotografò, scattando così la sua ultima scena di vita.

L’orso bruno della Kamchatka è un gigante che sfiora i 3 metri di altezza e un peso che raggiunge i 700 chili, tanto che i suoi membri più grossi contendono all’orso polare il titolo di carnivoro terrestre più grande del mondo. Viene evitato persino dalla tigre siberiana che in ben 12 occasioni, secondo un report di alcuni ricercatori, ha avuto la peggio.

Durante l’inverno, questo gigante della tundra cade in letargo, non a caso sfrutta l’estate per immagazzinare oltre 180 kg di grasso che gli serviranno appunto per sopperire al cibo che non può procurarsi, finendo in uno stato di torpore per diversi mesi.

Il Kuryl Lake è il luogo per eccellenza dell’orso bruno della Kamchatka per il semplice fatto che ogni giorno, durante il periodo della deposizione delle uova, nelle acque di questo lago si riversano 3.000 salmoni sockeye, il salmone rosso per intendersi, che se mangiato dall’uomo appena pescato sarebbe assai nocivo per le sue tossine, ma che risulta il piatto per eccellenza, gustoso e ricco di proteine, per il vero re della tundra.

Testo e foto di Luca Bracali http://www.lucabracali.it/ | Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

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