L’epopea missionaria della Compagnia di Gesù in America del Sud ha inizio nella seconda metà del XVI secolo e si conclude con lo scioglimento e l’allontanamento dei Gesuiti durante il 1700. La storia avvincente e poco nota in Europa di questa opera dai connotati quasi utopici viene ora ripresa con il progetto della Ruta Jesuítica, un percorso che riunisce oltre 15 siti con testimonianze architettoniche edificate dai missionari, oggi patrimonio UNESCO, distribuite in Argentina, Brasile, Bolivia, Paraguay e Uruguay. Giunti nel continente sudamericano al seguito dei portoghesi, i Gesuiti ben presto iniziarono a convertire ed evangelizzare i nativi fondando delle comunità autonome in cui venivano promosse l’educazione, la cultura, la produzione di derrate alimentari.
Lo sviluppo maggiore si ebbe in territorio di conquista spagnolo, in un’area ampia incentrata sull’attuale Paraguay, dove queste comunità stabili di indios, dette reducciones, furono insediate ponendole lontano dagli abitati dei bianchi, per proteggerle dall’influsso dei costumi coloniali e dai cacciatori di schiavi. Erano dei piccoli villaggi fortificati indipendenti capeggiati dai missionari nei quali gli indios godevano di ampia libertà, e si dedicavano all’apprendimento del catechismo, all’artigianato, all’allevamento e all’agricoltura con metodi moderni introdotti dai Gesuiti, in particolare per il mate e il cotone, spesso con buoni risultati e una discreta prosperità.
Alcune delle reducciones meglio conservate si trovano in Paraguay: otto siti di cui due patrimonio dell’umanità (Trinidad e Jesús de Tavarangüé) in territorio Guaraní. Anche qui Gesuiti e popolazioni native condividevano un sistema di vita in comune, florido e integrante, nel quale espressioni culturali come l’arte dell’intaglio, la pittura e la musica avevano rilevanza raggiungendo a volte livelli eccelsi. Il Paraguay è stato il promotore del recupero della via gesuitica. In considerazione del suo valore storico e culturale, ma anche per la possibilità offerta al visitatore di conoscere il patrimonio naturalistico del Paese, i suoi prodotti, le straordinarie risorse idriche, e di avvicinare il mondo delle comunità indigene ancora orgogliosamente legate ai propri costumi e alle proprie tradizioni.
La Ruta Jesuítica percorre il sud della regione Orientale a ridosso del fiume Paranà. La missione di Jesús de Tavarangüé è una delle espressioni più importanti e significative dell’urbanizzazione gesuitica, pur essendo rimasta incompleta a causa dell’espulsione della Compagnia nel XVIII secolo. A pochi chilometri si trova la Misión de Trinidad, presso Itapúa, con rovine di notevole pregio – tra cui il pulpito, un’acquasantiera e alcune statue – in un contesto che conserva un’aura mistica e, sempre nei dintorni, è visitabile l’antica cava gesuitico-guaraní da cui si estraeva l’80% dei pezzi utilizzati per le costruzioni.
Volendo è possibile farsi accompagnare da guide eccezionali: i nativi mbya guaraní de la comunità Guaviramí, che volentieri accolgono quanti intendono approfondire la conoscenza dei luoghi, con escursioni nella selva e visita all’insediamento indio per scoprire oggetti d’artigianato che esprimono la cultura autoctona della zona, e la fauna, la flora, i riti ancestrali di una terra che apparve ai primi missionari come la testimonianza tangibile della grandezza divina. Non ci saranno Jeremy Irons e Robert De Niro in costumi secenteschi a narrare lo stupore e l’ammirazione per popoli così integrati in una natura maestosa e difficile, purtroppo sempre più ridimensionata e minacciata. Ma lo spirito del tempo rivive nelle testimonianze materiali e culturali di questo mondo, facendoci comprendere molto anche dell’oggi e della tempra di un uomo come il gesuita Francesco.
di Gianfranco Podestà |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com
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