Praga, tracce di comunismo in una città che cambia

Una città nel cuore dell’Europa che dopo anni di regime dittatoriale entra in una nuova dimensione e ora si trova a vivere uno sviluppo impensato.

 

Praga è una sorta di storia a sé nella nuova Repubblica Ceca: mentre le campagne restano ancora adagiate nel lento scorrere della vita, Praga vola e si incammina verso il viale della modernizzazione e della “turistificazione”.

Ormai il turismo alle stelle e la crescita economica (che in questi anni ha reso Praga meta prediletta del popolo di espatriati) hanno trasformato in parte la città in una copia di molte altre popolari città del blocco occidentale.

Nonostante si parta per una vacanza a Praga pensando ad una città ex comunista, avanzata, ma pur sempre del “blocco rosso”, si arriva nella capitale ceca per imbattersi in centinaia di negozi di souvenir, viali dello shopping dove campeggiano le insegne dei soliti marchi noti, musei delle cere e delle torture.

Per chi trascorre un po’ più di tempo di questa città romantica e dalla stupenda architettura è evidente una sorta di rimozione sfrontata dei simboli comunisti: nulla sopravvive dei lunghi anni di guerra fredda soprattutto nelle aree più batture dai turisti.

Tutto sembra nascosto: insomma c’è, ma non si vede… o non lo si vuol mostrare come simbolo di un passato non molto lontano ormai da dimenticare.

L’architettura è ancora affascinante, ma manca qualcosa, una parte di storia che si fatica a ritrovare nonostante ci si provi, e stupisce quasi passare per Piazza Venceslao e inciampare, in modo inconsapevole, in una croce a terra, per scoprire che essa rappresenta il memoriale forse più famoso della rivolta al comunismo.

Quella croce ricorda Jan Palach e Jan Zajic due studenti che hanno dato la loro vita per la ribellione al comunismo.

Molti vi passano di fianco senza neanche notarlo, sembra essere messo lì per commemorare senza essere visto: come se non si volesse imporre a nessuno di ricordare. Intanto però la croce campeggia silente lì dove il giovane Jan Palach si cosparse di benzina e si diede fuoco in nome della libertà il 16 gennaio 1969.

Vien da pensare anche quando si entra in uno dei musei più visitati della città: il Museo del Comunismo.

Agli occhi dello straniero sembra normale ne esista uno, ma è facile notare che i visitatori non sono praticamente mai cechi. Si rimane poi a bocca aperta nel sentire che esso nacque, non per volere del popolo ceco, ma solo grazie all’iniziativa di un americano.

Il museo si trova in pieno centro quasi nascosto tra un Mc Donald ed un casinò, sulla Na Příkopě una strada che sulla carta non ha alcun rilievo storico, ma che sicuramente è una importante via dello shopping moderno.

Poche centinaia di metri oltre il museo gli studenti praghesi sfidarono la polizia armata ribellandosi al regime, ma ormai di quella lotta non si scorge segno alcuno.

Bernard Bolzano, matematico boemo, chiamò Praga la città dei cento campanili e torri(dopo averli contati personalmente… disse) e, tra di essi, alcuni rappresentano ancora simboli della storia recente di Praga, anche se in molti non lo sanno.

Tra di questi campeggia la Torre di Zizkov, uno dei “monumenti” più controversi e criticati della città. Sgraziata e fuori luogo, per molti oggi rappresenta, nel bene e nel male, un simbolo della città che svetta dal centro del quartiere di Zizkov, quello che fu il “cuore rosso” di Praga.

La costruzione della torre iniziò negli anni ’70 anche se venne poi conclusa un ventennio dopo a spese anche del vecchio cimitero ebraico che in parte ancora sopravvive ai suoi piedi. Voci dicono che avesse lo scopo di disturbare i segnali radio provenienti dalla Germania.

Del suo passato la torre oggi mantiene solo le critiche di chi l’accusa di rovinare lo skyline cittadino con i suoi 216 metri di grigiore, regalando al turista, invece, un poco socialista ristorante panoramico ed un one-room hotel di lusso.

La torre è stata di recente “abbellita” da strane statue di neonati “rampicanti” opera dell’autore Ceco David Cerny… lo stesso che dipinse di rosa, per pura provocazione (finendo anche in prigione), il carro armato 23: il cingolato russo che per primo entrò nella Praga liberata dai nazisti.

Oggi il carro armato è custodito nel museo militare di Lešany e non è più neanche considerato come una volta un monumento nazionale.

Spostandosi da Zizkov verso Piazza Venceslao ci si imbatte in piccoli simboli che ormai passano inosservati anche agli abitanti della residenziale zona.

Lungo Vinhoradska al civico 22 si trova una targa sull’edificio che fu il Palazzo della Radio Ceca. Da qui si fece partire l’annuncio dell’invasione dei carri armati russi che sancì la fine del processo di liberalizzazione avviato con la “Primavera di Praga”. La targa ricorda i giornalisti che morirono proprio in quei giorni.

Bisogna allontanarsi dalle strade del turismo giovanile di Praga, per intendersi quelle che ruotano tra Piazza Venceslao e Piazza Vecchia, per scoprire ancora segni del passaggio comunista in città.

Basta ridiscendere dalla collina di Petrin dopo una rilassante camminata tra viali alberati, labirinti degli specchi e magari la scalata della torre panoramica, per imbattersi nel Monumento alle vittime del regime comunista, il M.U.K.L., opera del 2002 dello scultore ceco Olbram Zoubek.

Una sequenza inquietante di statue rappresentano il progressivo alienarsi dell’uomo sotto l’influsso del regime totalitario, mentre una targa alla fine della lugubre composizione ricorda le date tragiche della persecuzione.

Particolarmente fotografato dai giovani è, invece, il famoso Muro di John Lennon a Kampa. Il nome deriva da uno dei disegni presenti sul muro stesso, il viso di Lennon.

Anche se tramutato in attrazione turistica, dove i giovani scattano selfie e appuntano pensieri, questo tratto di muro è stato utilizzato fin dagli anni ’60 dagli abitanti praghesi per appuntare messaggi di dissenso al regime (prontamente cancellati dalle autorità).

Ciò che però più rappresenta il periodo buio di Praga oggi, quado la città sembra correre avanti verso il consumismo cercando di dimenticare il comunismo, sono proprio i cechi.

Definiti da molti scorbutici, chiusi, poco cordiali con il pubblico anche nelle aree più turistiche, in realtà nascondono disponibilità e gentilezza.

Passando nei negozi, nei ristoranti, nei caffè, l’impetuoso italiano che tutto travolge nota solo una forte “incapacità” nel gestire il cliente oppure una poca voglia di ridere e scherzare.

È qui che ragionando vedi come, nonostante l’abito sfarzoso di città turistica, Praga, e con lei la Repubblica Ceca, debbano ancora fare un salto per accettare del tutto questa nuova dimensione.

A nessuno era mai stato richiesto di imbonirsi il cliente, sorridere per vendere, e competere sul mercato. Tutti apprezzano i benefici del consumismo senza conoscerne i reali doveri.

Purtroppo questo costa ai cechi, soprattutto sui social network, l’etichetta di individui poco apprezzabili, nonostante, a conoscerli meglio, si rivelino ben altro.

Tappe del ricordo comunista a Praga

  • Memoriale Jan Palach e Jan Zajic: Piazza San Venceslao, Praga 1
  • Torre di Zizkov: Mahlerovy sady 1, Praha 3
  • U.K.L.- Monumento alle vittime del regime comunista: Újezd 14
  • Palazzo della Radio Ceca: Vinhoradska 22, Praga 2
  • Museo del Comunismo: Na Příkopě 10, Praha 1-Nové Město
  • Muro di John Lennon: Velkopřevorské náměstí, Praha 1

Testo di Agnese Ciccotti di Viaggi Zaino in Spalla |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com