Esiste una Roma al di là dei monumenti, delle piazze principali e dei luoghi storici. È la Roma popolare, della gente comune, di quei quartieri che appaiono poco attraenti ed interessanti, ma che spesso invece nascondono la vera anima di una città. Pigneto è uno di questi. Situato nella zona sud-est di Roma, all’interno del Municipio 6 e racchiuso tra via Casilina, Prenestina e Acqua Bullicante, trova in Porta Maggiore il suo antico accesso. Questa zona, oggi animata e vivace, è stata fino alla fine dell’Ottocento un’area totalmente agricola, utilizzata per i pascoli con solo un paio di casali e villini. Il Pigneto è riuscito negli anni, non con poche difficoltà, ad emergere e farsi riconoscere come quartiere bohémien alternativo e rivoluzionario, motivo per cui ha poi iniziato ad apparire anche nel grande schermo, soprattutto a partire dagli anni ’50. Il primo film qui ambientato è stato “Roma città aperta”, la cui scena principale, quella della morte di Pina, fu girata in via Raimondo Montecuccoli 17.
“La corona di spine che cinge la città di Dio” così definì Pasolini il Pigneto. Il noto autore era molto legato a questo quartiere, girandovi il suo film “Accattone” nel 1961, ha infatti contribuito a rendere la zona più conosciuta. Da quel momento molti sono stati i luoghi legati alla sua figura. Il principale è sicuramente il bar Necci. Nel film sono poco più di quattro tavolini fuori da una vecchia casa, posto di ritrovo dei “ragazzi di vita” raccontati da Pasolini. Oggi invece il Necci è un bar-ristorante che si trova a pochi passi da dove era stato collocato nella pellicola, sempre in via di Fanfulla da Lodi, e con il suo ampio giardino rimane luogo d’incontro di ragazzi, abitanti del quartiere, radical-chic e anche di Kim Rossi Stuart e Antonio Albanese nel film “Questione di cuore”. È infatti il posto ideale dove prendere un aperitivo, cenare o bere semplicemente un caffè sotto il vigile occhio di Pasolini.
Il Pigneto deve il suo nome ad una lunga fila di pini che una volta cingeva l’esteso muraglione della settecentesca Villa Serventi. Oggi dei tanti pini storici di quel lungo viale ne rimangono ben pochi. La via di villa Serventi è diventata una tranquilla strada residenziale dove, al posto dei pini, sono stati costruiti numerosi villini in stile liberty. Tra questi si può riconoscere anche la casa dei “Cesaroni”, ben nota nell’immagine di molti. Infatti, a differenza di quello che si pensa di solito, la residenza dell’allegra famiglia di Canale5 non si trova nella Garbatella, come viene detto nella serie, ma proprio in questa storica strada del Pigneto.
La zona più viva del quartiere è sicuramente l’isola pedonale. Attraversato infatti il ponte pedonabile/ciclabile che sovrasta i binari, si giunge nella parte di via del Pigneto chiusa al traffico, dove si può passeggiare tra bar e botteghe. Luogo di trattative tra anziani e commercianti la mattina durante il mercato locale. Signori che si fermano sulle lunghe panchine di legno incorniciate da gerani a chiacchierare spensieratamente, con i nipoti che giocano liberamente lì intorno. Scene di vita quotidiana, semplici, ma che danno l’idea di casa e di calore umano. Infatti il quartiere ha una forte concentrazione di anziani, gli abitanti storici che con i loro tessuti di relazioni sociali, tra di loro infatti si conoscono tutti, danno quel clima di città nella città, di anima popolare. Questa stessa strada si trasforma poi la sera in luogo d’incontro di tanti ragazzi che qui si dividono tra i vari locali per gustare un buon bicchiere di vino e un tagliere di salumi e formaggi locali. Chiacchiere, risate e la musica di sottofondo dei bar sono il brusio che si può sentire avvicinandosi alla zona. L’odore dei fiori e della frutta e verdura fresca del mercato mattutino lasciano posto a quello della buona cucina romana, ma anche a quello di un ristorante indiano, uno greco e il fumo delle sigarette. Le luci soffuse della notte, il sorriso dei camerieri che ti invitano ad accomodarti nel loro locale conservano quello spirito di accoglienza e serenità. Anche i tavolini dei bar riflettono quest’idea, infatti sono tutti così vicini l’uno all’altro che si ha la sensazione di essere sempre in compagnia. Le varie comunità di immigrati hanno aperto o rilevato diverse attività commerciali, solitamente di articoli per la casa, ortofrutta e bar, rendendo il quartiere più vario e multiculturale.
Come qualsiasi altro quartiere periferico, per quanto siano stati fatti molti miglioramenti negli ultimi anni, alcuni disagi non mancano, ma per non pensarci basta alzare lo sguardo sulle pareti degli edifici e ammirare i colorati murales che rallegrano queste vie, regalando al quartiere una nota artistica e spensierata. Grazie alla metro C, raggiungere la zona è facile e veloce da Lodi, e lo sarà ancora di più quando verranno portate a termine le ultime due fermate che arriveranno fino al Colosseo e a San Giovanni. Vari sono anche gli autobus che la collegano ad altre zone della città andando sia verso la stazione Tiburtina, che il centro di Roma. Ancora più semplice è arrivare a Termini con il tram che, passando ogni 5 minuti, porta alla stazione in modo veloce e diretto.
Testo e foto di Chiara Della Fontana |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com
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