Islanda – Esperienze e Conoscenze

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Panorama islandese © Luca Bracali

Al mio amico Gianni, piemontese della provincia di Vercelli, piace molto viaggiare. S’è messo però in testa che fare un viaggio in mia compagnia possa agevolare (per il lavoro che faccio) la sua scelta di visitare un paese un po’ strano, non ancora “decollato” come meta turistica privilegiata da molti. Gli faccio notare che essere giornalista di turismo non migliora né peggiora le cose; è sufficiente che il paese scelto piaccia ad entrambi. La scelta cade quindi sull’Islanda. Lui è ingegnere e avrà modo di vedere da vicino le molte applicazioni tecnologiche adottate da quelli del posto (energia elettrica, riscaldamento eccetera); è anche un buon cuoco ma credo non avremo occasioni per promuovere la cucina di casa nostra. Io potrò agevolarlo (forse) nel visitare alcune mete normalmente difficili da raggiungere se non con il supporto dei responsabili turistici del luogo. Partiamo dunque per l’isola degli opposti: vulcani pieni di fuoco e ghiacciai dai freddi intensi.

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Spiagge sferzate dalle onde ©Luca Bracali

Gli occhi, come sempre, sono gli organi che per primi vengono sollecitati e presi dalle meraviglie che incontriamo: scogliere di basalto ruvide e flagellate dal mare; il moto ondoso dell’oceano  che non è mai lo stesso, preda dei venti che la fanno da padroni; prati di un verde intenso e quasi “lucidato” tanto appaiono brillanti, a tratti popolati da cavalli, pecore e bovini; spiagge nere e sassose, lingue di ghiaccio che scendono fino al mare; montagne di metallo con bagliori di zolfo e ferro; spruzzi d’acqua che si innalzano verso il cielo o borbottano rasenti il terreno, distribuendo a piene mani sciami di vapore che subito si trasforma in minutissime gocce. Tutto questo vede Gianni per la prima volta (e io con lui) nell’isola in perenne formazione, nella quale il sottosuolo con i suoi cataclismi è a diretto contatto con la superficie che, per conseguenza, ne rimane turbata e di continuo modificata.

Prati verdi e cavalli islandesi sono una costante ©Luca Bracali

Nell’affrontare il giro dell’isola, si dorme nelle fattorie. Gli agricoltori si sono attrezzati per ospitare i turisti in gradevoli casette costruite nelle vicinanze delle loro residenze; qualcuno viene apposta per cavalcare i docili cavalli presenti in quantità. Entrando nelle case degli Islandesi si impara subito una cosa: le scarpe vanno tolte e lasciate nell’apposita stanza attigua alla porta di ingresso. Dentro la casa si sta a piedi scalzi o in pantofole; gli Islandesi sono rigorosi su questo punto; in compenso sono gentili e preparano splendide colazioni: aringhe affumicate, aringhe in agrodolce, salumi, formaggi saporiti, pomodori, cetrioli, pani con semi, cornflakes, marmellate fatte in casa, yogurt, burro, malto; sempre presente è la bottiglietta dell’olio di fegato di merluzzo da utilizzare come ricostituente; come se ce ne fosse bisogno, dopo una colazione del genere. Il caffè, lungo ma di gusto gradevole, può essere consumato nella quantità desiderata. Questa abitudine è praticata anche nei bar: si paga il costo del caffè poi ci si serve e se qualcuno vuole prenderne più tazze non vi è alcun problema.

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Whale watching al largo della costa ©Luca Bracali

Proseguendo nel giro, le immagini si affollano negli obiettivi e nella mente: avvistamento delle balene quando la fortuna ci assiste; la laguna glaciale di Jökursárlón, formata da una delle lingue dell’enorme ghiacciaio del Vatnajökull. Percorrendo la strada numero 1 che costeggia l’isola, si rimane colpiti dall’enorme numero di uccelli che popolano la costa; non soffrono la fame, anche se sono tantissimi: uno dei mari più pescosi del mondo offre pesci e crostacei in abbondanza. Lasciando poi la numero 1 e imboccando la numero 264 (strada sterrata), con il fuoristrada si arriva all’Hekla, il più grande vulcano d’Islanda. Attraversamento di campi di lava, piste cosparse di lapilli neri, paesaggio spettrale e affascinante; tutt’attorno, montagne di lava e ceneri di antiche e recenti eruzioni. Non è un caso che gli islandesi, sin dal medioevo, abbiano ritenuto che l’Hekla fosse la porta dell’inferno. Per concludere il viaggio, ecco la cineteca dei vulcani di Reykjavik creata da Villi Knudsen, un documentarista che ha ereditato dal padre questa passione e ha passato la vita a riprendere le eruzioni e i grandi eventi naturali che si sono svolti nella sua isola. Niente a che vedere, però, con il fascino e la pericolosità dei vulcani veri.

Testo del Columnist Federico Formignani|Riproduzione riservata © Latitudeslife.com