Monte Fenera, casa dell’Ursus Spelaeus

La strada che da Novara punta a nord lungo il fiume Sesia, attraversa un paesaggio piatto caratterizzato da innumerevoli campi coltivati a riso; dove il panorama cambia è in prossimità del Monte Fenera, un rilievo di 899 metri che separa di fatto la bassa Valsesia da quella montana di Varallo e di Alagna.

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Fenera, magica tartaruga

La montagna che sembra un grande guscio raccolto e che dà il nome al Parco Naturale, è per diversi aspetti un luogo particolare. La superficie dell’aera protetta (3378 ettari, circa 33 chilometri quadrati) include boschi cedui e perenni, una flora dalle spiccate peculiarità, grotte di grande interesse speleologico e archeologico, una ricca fauna e – soprattutto – segni del passaggio e della storia dell’uomo risalenti ai periodi più remoti.

Gran parte del Fenera è di struttura carsica; ciò ha dato origine alla formazione di numerose cavità, specie nella zona mediana della parete ovest del monte, cavità nelle quali sono stati rinvenuti, oltre a spettacolari formazioni stalattitiche e stalagmitiche, resti di animali del Pleistocene, associati a culture di diversi gruppi umani che si sono succeduti nel tempo:un tempo lungo almeno 70mila anni, se non di più.

Casa dell’Ursus Spelaeus

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La mascella di un orso preistorico ©Shutterstock

Le grotte del Fenera sono dette “a orso” per la gran quantità di rinvenimenti ossei di questi antichi ungulati; l’orso delle caverne era un plantigrado alto sino a quattro metri, dotato di potenti mandibole, estintosi circa 20.000 anni fa; numerosi sono anche i reperti, in genere sempre ossa, di altri antichi animali.

Sempre in zona, nell’anno 1989, sono stati poi rinvenuti due denti appartenuti all’Uomo di Neanderthal – con tutta probabilità gli unici dell’intero arco alpino – a conferma dell’importanza dell’area del Fenera nella più remota antichità; una zona che registrava, per l’epoca, una notevole presenza umana, entro un Arco di tempo compreso tra 5.000 a 35.000 anni or sono.

Gli antichi uomini del Fenera pare attribuissero significati di carattere magico agli imponenti massi sporgenti dalle pendici della montagna, come si rileva dalle analisi delle incisioni rupestri locali, fra le quali vanno ricordate le numerose “coppelle” (semplici buchi nella roccia) o incisioni più elaborate quali forme antropo-zoomorfe, in seguito esorcizzate in epoca paleocristiana con l’aggiunta di varie croci incise.

Natura del Fenera

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Panorama della Valsesia ©Shutterstock

Montagna ricca di acque, il Fenera; nella zona del Parco Naturale si presenta quasi totalmente coperto di boschi, con prevalenza di castagni e una numerosa varietà di piante. Le colline meridionali sono il regno della robinia, mentre negli avvallamenti più umidi e in prossimità dei torrenti troviamo l’ontano e il pioppo nero; completano il panorama vegetale arbusti e piante erbacee comuni.

Non mancano però le specie più rare accanto ad altre rarissime e di grande valore ornamentale, quali la lingua cervina, la felce florida e il capelvenere; all’interno del Parco, sono alla fine oltre ottocento le differenti specie botaniche catalogate.

La regina incontrastata della fauna del Fenera è senza dubbio la cicogna nera, che da parecchi anni nidifica in zona. Passando agli altri animali che popolano la riserva naturale, oltre a molte altre specie di volatili vanno ricordati alcuni tipi di rapaci. I mammiferi del Parco sono infine rappresentati da martore, ghiri, caprioli, lepri e – sempre in maggior numero – cinghiali. Fra i rettili troviamo poi la vipera e il ramarro.

Testimonianze architettoniche

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Testimonianze architettoniche in Valsesia, una antica baita ©Shutterstock

Non mancano in zona le testimonianze di un’antica architettura, rappresentata dai resti di una fucina per la lavorazione del ferro risalente alla tarda epoca romana; in epoca successiva (secolo XII) permangono poi le murature a spina del castello di Robiallo, facente parte del sistema di “castra” sviluppatosi lungo le vie commerciali che percorrevano le valli della bassa Valsesia attorno all’anno 1300.

Le testimonianze più significative dell’epoca romanico-gotica e del barocco nell’area del Fenera, si hanno con la chiesa parrocchiale di Grignasco e con la Cappella di Sant’Antonio in località Cà Negri. Non manca poi una presenza discreta ma significativa di chiese minori e oratori nelle varie frazioni del Fenera e nelle quote più elevate; ad esempio alla Colma, a Maretti e sulla stessa cima del monte.

Infine, nella zona circostante il monte Fenera sono vive le tracce dell’architettura antonelliana e quella del tardo neoclassico cui vanno ascritte le chiese di Soliva e Castagnola, oltre ché il Santuario di Boca; non dimenticando le numerose e caratteristiche abitazioni degli alpeggi con tetti in paglia: i noti e tradizionali taragn.

Un monte, il Fenera, che giustifica una deviazione e una sosta per approfondire la conoscenza di un’area geografica antica che ha sicuramente tracciato il cammino dei nostri progenitori, lasciandoci testimonianze concrete di una presenza umana antica e formatrice.

Libertas Dicendi n°393 del ‘Columnist’ Federico Formignani |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

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