La grande via Siberiana

Lungo viaggio a bordo della ferrovia Transiberiana attraverso un continente. Un viaggio nel tempo e nello spirito attraversando steppe infinite. È una delle ultime grandi avventure che vale il sogno di una vita.

Il Transsiberian Express costeggia il lago Baikal
Il Transsiberian Express mentre costeggia il lago Baikal

Cina

Arrivo a Pechino una mattina di settembre e all’arrivo in aeroporto si percepisce subito l’allarme che questi tempi di grandi epidemie “minacciate” generano in Cina: tutto il personale a contatto con i passeggeri in arrivo e transito indossa mascherine, ma non sembra preoccupato più di tanto. Ritirati i bagagli un taxi mi porta in albergo attraverso lo scatenato traffico del mattino. Ho bisogno di qualche ora di sonno prima di adattarmi alle sette ore in più della capitale cinese, dopotutto ho viaggiato tutta la notte. Al risveglio mi sento pronto per conoscere le guide cinesi che mi sveleranno la città. Il fatto curioso è che la prima cosa che mi chiedono è: “ti piacerebbe visitare il “bird’s nest”? …cosa? Ah, lo stadio Olimpico..! Non la Grande Muraglia, lo stadio Olimpico. Con tutte le cose che ci sarebbero da vistare in una città di 17 milioni di abitanti, che negli ultimi anni ha avuto un impressionante tasso di crescita e sviluppo, probabilmente lo stadio olimpico che ha ospitato i Giochi Olimpici del 2008 è l’ultima cosa cui uno pensa. E invece l’intero complesso Olimpico, dove si trova il famoso Stadio a “nido d’uccello”, è uno straordinario esempio di efficienza cinese, un’ architettura visionaria che merita di essere visitata. Ma la permanenza a Pechino, prima di salire a bordo del treno e iniziare il viaggio verso Mosca, è di soli due giorni, quindi bisogna fare delle scelte. E tra queste non possono senz’altro mancare il Tempio del Cielo, la Grande Muraglia e la Città Proibita che sfocia sulla Piazza Tienanmen. Il Tempio del Cielo è un edificio di mirabile bellezza a sud di Pechino: conosciuto come Tiantan è costituito da tre edifici dove l’imperatore veniva a compiere sacrifici due volte l’anno. Ci sono costruzioni in marmo bianco, legno, ceramiche policrome e tetti di tegole blu, sormontati da sfere dorate. Un luogo grandioso ma davvero strapieno di turisti. Presto si capisce che bisogna farsene una ragione. Nessuno degli hot spot turistici della città viene meno a questa regola.

la Grande Muraglia nei pressi di Juyongguan Pass
la Grande Muraglia nei pressi di Juyongguan Pass

Andiamo a visitare la Grande Muraglia presso il Juyongguan Pass, a 50 chilometri da Pechino, e appena arrivati il parcheggio è già pieno di autobus! E’ vero, è un posto enorme e all’aperto, e poi si è troppo impegnati ad arrancare su per gli scalini per lagnarsi della moltitudine di turisti (la stragrande maggioranza sono locali) del resto i cinesi sono davvero tanti. Ma il massimo della folla la incontriamo nella Citta Proibità: il luogo è di quelli che lasciano a bocca aperta, una visita assolutamente da non perdere. Si tratta del più grande complesso di palazzi al mondo con i suoi circa 72 ettari, 800 palazzi, 8886 stanze e la più grande collezione di strutture in legno giunta intatta ai giorni nostri. I primati non si contano ma nessuna descrizione vale l’emozione di entrarvi attraverso una delle sue immense porte e cercare di capire come poteva essere la vita di corte. Una volta terminato il giro si sbuca sulla grande Piazza Tienanmen. Sottolineare che si tratta della più grande piazza al mondo è persino superfluo. Con i suoi 44 ettari è al di sopra di ogni aspettativa. La sua vastità oltre le attese la rende addirittura bella e monumentale. A cominciare dal Mausoleo di Mao con le code chilometriche di cinesi che vogliono dare il saluto al Grande Timoniere. Ultimo consiglio: come già detto la città è sovraffollata. Le strade un inferno. Ma i taxi costano molto poco. Per godervi almeno una volta la città prendete un taxi a tarda sera e fatevi portare in giro per il centro e alla piazza Tienanmen. Pechino vi sembrerà, almeno per pochi attimi, magica e meno incombente. Al pomeriggio del terzo giorno, dopo la visita alla Piazza Tienanmen, inizia il vero viaggio. Rotta verso la stazione per prendere il primo treno, quello cinese, che ci porterà fino al confine con la Mongolia.  Si tratta di un problema di scartamento dei binari, quelli cinesi sono più stretti, quindi a Erlian è previsto il cambio di treno. Arriviamo alla West Beijing Station sotto una pioggerellina sottile. Farsi largo tra la gente non è impresa facile ma una volta entrati, i passeggeri del Transsiberian Express godono di una corsia preferenziale. Resta solo il tempo di dare uno sguardo in giro all’enormità della stazione: un misto di tecnologia, schermi luminosi, scale mobili e tapis roulant affollata da una moltitudine di gente in movimento. Quello di Pechino è uno snodo molto importante per il Paese, da qui transitano decine di migliaia di persone al giorno. Molto presto quindi raggiungiamo il binario di imbarco e senza tante cerimonie si sale in carrozza. Il classico fischio del capotreno e il treno è in movimento. Lentamente, lascia la stazione e sfila davanti a una quinta di palazzi altissimi, le finestre illuminate dai neon, balconi inesistenti: sono uno dei dormitori di Pechino, con una densità per metro quadro tra le più alte al mondo. La permanenza a bordo del treno cinese sarà di sole 16 ore, tuttavia anche qui le cabine sono comode. Ma è pur sempre di un treno in movimento e, complice l’emozione del viaggio, la mattina seguente ci si sveglia presto.

una foto storica della ferrovia Transiberiana
una stampa storica della ferrovia Transiberiana

Fuori dal finestrino scorre la campagna cinese alternata a colline sinuose. Gli orti e i campi sono ordinati mentre i villaggi sono fatti di poche e semplici case di fango e mattoni, circondate da mura per custodire gli animali. Il paradigma dell’arretratezza della campagna cinese. Ciò che domina su tutto è l’assenza delle cose, lo spazio vuoto, interrotto da minacciose ciminiere fumanti all’orizzonte: è la prateria sterminata che i cinesi chiamano Mongolia Interna. Verso mezzogiorno si arriva alla stazione di Erlian, ultimo avamposto cinese prima della Mongolia. Erlian è quello che ci si aspetta da una città di frontiera: caotica e disordinata. Qualche edificio nuovo nel centro della città a testimonianza del nuovo benessere, un mercato dove si vende di tutto, e due popoli, cinesi e mongoli, che qui coincidono e si fondono in questo crocevia di commerci più o meno trasparenti. Tutta la regione infatti è stata una provincia cinese fino al 1911, quando la Mongolia esterna dichiarò la propria indipendenza sotto la protezione dell’Impero russo dando origine alla Repubblica di Mongolia, e i legami tra chi vive ai due lati della frontiera non sono certo stati incrinati da una linea di confine. Parlano la stessa lingua e hanno gli stessi tratti somatici. Erlian è l’unico varco ferroviario tra Russia, Mongolia e Celeste Impero. Da qui transita un intenso flusso commerciale ma non ci sono molti altri motivi per venire fin quassù a meno che uno non sia appassionato di dinosauri. Ci sono statue in tutta la città a ricordare la scoperta, avvenuta pochi anni fa, del Gigantoraptor erlianensis, il più grande esemplare di animale piumato mai vissuto sulla terra, in grado di attirare studiosi e appassionati da tutto il mondo. A metà pomeriggio siamo già in cammino per la stazione dove ci attende il vero Transsiberian Express che ci condurrà fino a Mosca.

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