In cerca del mio Paradiso

thailandia farfalla 620x465 In cerca del mio ParadisoAvete mai sofferto per un viaggio? Per sofferenza intendo quell’idea di non poter tornare a casa senza il pensiero che avreste dovuto rimanere là, non solo perché vi siete divertiti o avete visitato dei bei luoghi ma perché sentite che quello è il vostro luogo di appartenenza. A me è capitato in due occasioni. In una, in realtà, il patimento per il rientro si trasforma presto in consapevolezza che tornerò; la Turchia, infatti, la considero ormai un Paese a me geograficamente vicino e so che in un modo o nell’altro non riuscirò a rimanerle lontana a lungo. La prima volta che ho visitato la Thailandia, invece, avevo delle aspettative talmente grandi che credevo ne sarei rimasta Koh Samui 1 300x221 In cerca del mio Paradisoprofondamente delusa. Capita così in genere; ci si informa sul Paese che si va a visitare e ci si immaginano luoghi meravigliosi, mare cristallino, persone gioviali, cibo prelibato e poi, una volta a destinazione, ci rendiamo conto che c’è un clima torrido, che la spiaggia è ricoperta da alghe, la gente cerca solo di spillare soldi a questi occidentali sognatori e che i posti sono anche belli ma il traffico e lo smog vi rovinano l’immagine da cartolina che avevate impressa nella mente. A me è capitato l’esatto contrario. Ho sempre viaggiato con un mezzo con cui muovermi autonomamente ed era la prima volta che prendevo un aereo che mi portava nell’altra metà del Globo per poi lasciarmi lì senza sapere come spostarmi. Penso di aver sognato quel viaggio da tutta la vita, era una sensazione strana la mia, difficile da spiegare e raccontare. Sono trascorsi tanti anni ma ricordo di non aver chiuso occhio la notte precedente alla partenza; provavo un misto di emozione, curiosità e terrore. Tra scali e fuso orario erano quasi quarantottore che non dormivo ma non sentivo minimamente la stanchezza e la sensazione che ancora ricordo è quella che provai quando il pilota, sorvolando il cielo sopra Bangkok, disse:” Benvenuti nel Regno di Thailandia”. Solo a quel punto sentii il mio cuore aprirsi, come se il peso che mi portavo dietro da anni se ne fosse finalmente andato. Il viaggio andò molto bene e le mie aspettative già enormi vennero superate; mi innamorai della Capitale, malgrado il traffico e lo smog, l’umido clima tropicale non mi diede fastidio nemmeno per un istante, mi ritrovai aBuddha 277x300 In cerca del mio Paradiso parlare, almeno a gesti, con molte persone gentili che neanche una volta (neppure in viaggi successivi) hanno cercato di scucirmi un soldo. Mi conquistarono i templi buddisti nei quali regnavano una pace e un’armonia irreali, assaggiai tutto quello che trovai o che mi venne offerto e rimasi a lungo a contemplare i Buddha rivestiti d’oro, il tramonto del sole che si tuffava nel mare e venditori di ogni genere di cibo che facevano i chilometri con tutto il peso del loro mestiere sulle spalle. Assaporai ogni istante e, al momento di imbarcarmi sull’aereo che mi avrebbe riportata a casa, mi sono sentita di nuovo morire. Non perché non volessi tornare alla mia vita o perché mi aspettasse qualche situazione sgradita ma perché sentivo di appartenere a quel posto; sentivo che nella mia Città non mi sarei sentita a casa quanto lì. In ogni luogo che visito cerco quella sensazione ma non l’ho ancora ritrovata. Amo ogni viaggio per quello che mi dà, i ricordi che mi lascia, i colori, i sapori, le parole scambiate con le persone incontrate sul cammino, perciò continuo a viaggiare in cerca di un altro luogo che io possa considerare il mio Paradiso.

Testo e foto di Federica Giuliani

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