Non ero mai entrata in una distilleria, lo ammetto, anche perché i distillati non hanno mai attirato il mio interesse. Da Bonaventura Maschio, però, mi sono dovuta ricredere perché tra alambicchi e tradizione di famiglia ho imparato che la distillazione è un processo affascinante e sorprendente.
L’acquavite di uva è il prodotto che meglio valorizza il territorio. La materia prima utilizzata, infatti, è il mosto d’uva che, conservando le caratteristiche organolettiche tipiche della zona, rende evidente la differenza dagli altri distillati.
Caricato il mosto nell’alambicco, e lasciandosi inebriare dai profumi sprigionati che si presenteranno nuovamente nel prodotto finito, vengono chiusi gli oblò, si dà energia ed inizia la magia.
La distillazione è un procedimento conosciuto fin dalla notte dei tempi e si può riassumere nell’intuizione che ebbe Dioscoride Pedanio nel I secolo a.C.
Il medico immaginò che distillare potesse essere come imitare il sole che asciuga le pozze d’acqua piovana restituendocela sotto forma di pioggia. La sua ipotesi venne convalidata da un semplice vaso a punta, che chiamò ‘ambix’, alla cui sommità condensavano le gocce di vapore.
Nel Seicento la distillazione iniziò ad essere utilizzata non solo per la produzione di medicine ma anche di bevande e nell’Ottocento si imparò a separare gli elementi per perfezionare il prodotto, dando origine alla metodologia che si utilizza ancora oggi.
Esistono due tipologie di distillazione: continua e discontinua. Nel primo caso il mastro distillatore deve controllare tutte le fasi che permettono di separare teste e code mentre nel secondo caso l’alambicco compie una sola distillazione per volta e quando si esaurisce il liquido, si ferma lo strumento per ricaricarlo. In questo caso viene utilizzato il mosto fermentato e, per la produzione dell’acquavite, si sfrutta la tecnologia del sottovuoto che permette la perfetta selezione dei vapori mantenendo tutti gli aromi.
L’affinamento dell’acquavite avviene in barrique vecchie perché ognuna possa rilasciare le caratteristiche dei vitigni che l’hanno abitata in precedenza, raccontando ogni volta nuove storie e rendendo ogni produzione unica.
Degustare un distillato è un’esperienza completamente diversa da tutte le altre. Innanzitutto la dose d’assaggio è minima, una piccola goccia che va trattenuta sul palato, diluita con la saliva e solo successivamente inghiottita. Con l’olfatto si percepiscono prepotenti i molti profumi che vengono spigionati mentre il gusto non è immediatamente coinvolto, ci vuole un attimo prima di cogliere le componenti che poi abbracceranno dolcemente il palato.
Limpidezza, leggerezza ed essenzialità rendono un acino d’uva comparabile ad una fragile bolla di vetro, che se viene trattata in maniera opportuna è fonte di opere straordinarie. Tutto questo è l’acquavite prodotta da Bonaventura Maschio e la goccia che cade lenta nell’ampolla formando un cerchio perfetto di liquidi e profumi è una magia che solo nella casa degli spiriti si può creare.
Per la prima volta, mi sono voluta cimentare in una ricetta preparata con Prime Uve Oro, un’ originale acquavite d’ uva, che unisce la freschezza di profumate uve bianche di collina con la complessità dell’affinamento in piccole botti di rovere.
Ho realizzato dei Noodles orientali perché in fondo Gaiarine, sede dell’Azienda Maschio, si trova in Veneto ad est della nostra penisola e l’abbinamento con ingredienti provenienti da Oriente mi è sembrato opportuno.
Ingredienti: noodles di frumento, carne di manzo, carote, peperoni, cipolle, Prime Uve Oro, salsa di soia, olio di semi di arachide
Un’ora prima: mettere a marinare nell’acquavite Prime Uve Oro e nella salsa di soia la carne tagliata a striscioline. Mezz’ora prima: immergere i noodles in acqua calda.
Tagliare carote, peperoni e cipolle a fettine molto sottili e far saltare il tutto in due cucchiai di olio, facendo in modo che le verdure mantengano una consistenza croccante. A parte cuocere la carne a fuoco alto fino a che il liquido della marinata non è evaporato. A questo punto unire le verdure, la carne, i noodles e saltare aggiungendo, se necessario, della salsa di soia. Sorprendenti sono gli aromi dell’acquavite che si mantengono fino all’ultimo boccone, sia al naso che al palato.
Per info su visite e degustazioni: Bonaventura Maschio
Testo e foto di Federica Giuliani