I milioni di lettori e amanti di Simenon dovrebbero tutti passare da Liegi almeno una volta nella vita, come i musulmani alla Mecca perchè Liegi è Simenon, un imprinting che non verrà mai tradito. Qui nasce tutto l’universo del romanziere, da qui arrivano tutti i colori, le nebbie, i palazzi , gli odori, l’umanità che animano le pagine dei romanzi e dei racconti del prolifico Georges. Lo amiamo visceralmente Simenon, lo amiamo sempre e comunque, amiamo tutto di lui: anche i ‘Maigret’ scritti in pochi giorni a getto continuo, perché conservano un soffio di grandezza che non viene mai meno. Amiamo il suo stile, apparentemente semplice, superbamente capace di evocare mondi e tipi umani in pochi tratti. E amiamo quella tristezza, quei porti nebbiosi, i caffè dai vetri annebbiati, i relitti umani che corrono sicuri verso la fine, i palazzi nobiliari dove si cela l’assassino, le vie deserte che, alla sera, sono luccicanti per la pioggia. Anche se non sembra, Liegi è ovunque. Quest’aria di provincia, i toni un po’ grigi, le grandi cattedrali aguzze, l’umanità perduta che si aggira nei vicoli al tramonto, le grandi case patrizie dove si accende una luce gialla. E’ Liegi.
Liegi si presta all’inseguimento. Tracce del grande Simenon sono per ogni dove. E intanto ci si gode la città da un punto di vista decisamente particolare: un giro per Liegi con gli occhi di Georges Sim, come si firmava da giornalista della Gazzetta di Liegi. Il giovane Georges visse qui fino alle soglie dell’età adulta: era il 1922 quando abbandonò la ‘piccola patria’ per la grande Parigi. Aveva meno di vent’anni. La provincia lo soffocava, la famiglia pure. Il treno della notte, come quelli che prendono i suoi tormentati personaggi, lo portò da Liegi a Parigi, dove sbarcò in un mattino freddo e piovoso di dicembre per non fare mai ritorno. Ma restò per tutta la vita profondamente, irrevocabilmente belga senza mai rinnegare Liegi, né mai chiedere altra nazionalità, né quella francese, ne quella americana. L’infanzia a Liegi ritorna di continuo nelle sue pagine, una infanzia sublimata in caratteri , strade, figure, i pensionanti di paesi stranieri, i vicini, la solitudine della piccola città. Liegi ritorna fisicamente nei romanzi ambientati qui, ma anche sublimata in tutte le città brumose, nei porti del nord e nelle grandi città del mondo. E’ sempre lei, l’archetipo urbano in cui si muovono le passioni, e i tipi simenoniani, i ricchi e i poveri, i borghesi e i proletari, la famiglia soffocante dove si intrecciano rapporti morbosi e tristi tra figli e genitori, sorelle e fratelli.
Nei due Maigret ambientati nella città d’origine, La Ballerina del Gai-Moulin , L’impiccato di Saint-Pholien e nel grande affresco autobiografico Pedigree, i personaggi si muovono di continuo in un percorso breve e ripetuto: dal centro, Place Saint.Lambert, Rue Leopold, le strade attorno alla cattedrale, fino al Pont Des Arches che rappresenta quasi una frontiera, un passaggio verso Oltremosa, il quartiere di là dal fiume, diviso, lontano dal centro anche se in verità vicinissimo. La Mosa è una frontiera liquida che cambia i connotati alla città: di qua il centro monumentale, l’infinita Place Saint Lambert, ‘il pesante palazzo dei Principi Vescovi dalle colonne massicce che sembrano fatte per sorreggere il cielo’, il Teatro bianco, la cattedrale gotica, di là il quartiere operaio, un’isola sul fiume e nella città. Ci muoviamo sulle loro tracce.
NEL CUORE DI LIEGI, PLACE SAINT-LAMBERT
Place Saint Lambert racconta una ferita guarita ma ancor dolente per la città. Qui, dove ora c’è l’infinito slargo, sorgeva la grande cattedrale romanica di St-Lambert distrutta attorno al 1789. Quei tralicci-scultura che spuntano dal selciato, delimitano la pianta della vecchia chiesa scomparsa. Una cicatrice, un vuoto che hanno segnato il centro cittadino lasciandolo come amputato. La piazza è punto di partenza e d’arrivo: i personaggi dei libri di Simenon ambientati a Liegi finiscono per arrivare sempre qui e da qui ripartono. Sul lato nord della piazza, domina l’imponente magione dei Principi-Vescovi, enorme edificio creato nell’alto medioevo e poi ritoccato nei secoli senza mai perdere quel profilo austero da castello del signore feudale. Oggi è il Palazzo di Giustizia, quasi il simbolo di tutte le aule di tribunale dei romanzi del nostro romanziere. Luoghi freddi, un po’ paurosi che mettono soggezione. Simenon lo adorava, vi passava ore seduto nella corte interna a mangiare ciliegie o bonbon. Il cortile principale, il solo oggi visitabile, era per lui un paradiso dove fermarsi ad annusare gli odori della città. Tutto è come allora: una grande corte rettangolare, quasi sempre vuota, tutta loggiata, tutta di pietra antica, i soffitti a vela e le pareti di vecchi mattoni rossi. Simenon lavorava alla Gazzetta di Liegi, allora in Rue de l’Official, qui vicino. Era un giornalista in nuce di soli 16 anni e seguiva all’interno del Palazzo di Giustizia, Monsieur Gobert, l’archivista provinciale suo amico che gli svelava le vecchie carte e le vite degli uomini illustri del Pays de Liege. Sotto la loggia a sinistra dell’entrata , una grande targa in ottone , ricorda il ritorno di Simenon a Liegi nel 1970: aveva 67 anni; era tornato a seppellire la madre Henriette, dichiarando in una sorta di testamento sentimentale ‘agisco, penso e mi comporto come il fanciullo d’Oltremosa’
LA DOLCE PLACE DU MARCHE’
Pochi passi da Place Saint-Lambert, ma il cambio di marcia è sensibile. Ne L’impiccato di Saint-Pholien, scritto nel 1931, 10 anni dopo la fuga, questo passaggio di clima cittadino è ben raccontato Là il severo palazzo dell’autorità religiosa e politica, qui la gustosa cacofonia dei venditori , dei tram che corrono al mattino presto, le grida dei contadini che portano la merce dalla campagna. La Place du Marchè torna spesso nei romanzi ambientati qui a Liegi, E’ una evocazione di suoni, odori, sensazioni che Simenon doveva amare molto: lo zampillio della grande fontana, il richiamo dei negozianti, le foglie di verdura che restano a terra alla fine del mercato. Oggi sotto i dolci tigli non si odono più i richiami dei contadini, ma la piazza è tanto allegra, piena di tavolini all’aperto e di ragazzi vocianti. A dicembre l’animazione è destinata a moltiplicarsi: da Place Saint- Lambert fino a Place du Marchè, si allestisce il mercatino natalizio con 200 chalet in legno e una grande istallazione luminosa che illuminerà anche le facciate storiche che circondano la piazza. www.villagedenoel.be Tutto attorno una sequenza di palazzi sei-settecenteschi tra cui il più gioioso è quello dove ha sede il Municipio che gli abitanti chiamano affettuosamente La Violette . L’Hotel de Ville ha la bella facciata rosa carico, un tocco piccante sul profilo classicheggiante. Ai piedi del piacevole doppio scalone, fate caso ad una targa commemorativa: tra i caduti è ricordato Arnold Maigret, autista del commissario di Polizia di Liegi e caduto nella grande guerra. Cambiate Arnold con Jules ed ecco a voi il commissario Maigret. Piacque a Simenon la figura di questo poliziotto autista di side-car su di cui scrisse un reportage alla Gazzetta di Liegi, così tanto da prenderlo come esempio per il suo commissario, di cui ebbe a dire ‘il mio poliziotto è un uomo ordinario ma che sa fiutare l’animo della gente’. La facciata posteriore non è meno interessante: anche qui ritorna il doppio scalone che sfocia di un bel cortile dove stazionano sposi e invitati prima e dopo la cerimonia. Ma c’è un piccolo mutamento rispetto al lato principale. La città diventa più popolare, più slabbrata. Molti negozi chiusi, trambusto, umanità più povera, molta di colore. Liegi ha dedicato allo scrittore una statua: se ne sta seduto su di una panchina con la usuale pipa. Sembra ammiccare al palazzo di fronte.
RUE LEOPOLD
Rue Leopold sta davanti alla Violette ed è decisamente una zona popolare. Molti negozi etnici e tanti odori pesanti. Al n° 24,in un palazzo oggi bruciato dalle finestre orbe, nacque Georges nella notte del 13 febbraio 1903. Era un venerdì e la madre lo dichiarò nato il giorno prima, il 12, cosicchè la sorte non gli fosse ostile. In Pedigree, molto spazio è occupato dalla Rue Leopold e dalla piccola casa dove vive la famigliola. La madre Henriette lo porta a spasso in carrozzina verso la Place Saint-Lambert, ai grandi magazzini dove aveva lavorato e dove incontrava la sua amica Valerie. A ricordare Simenon una targa ufficiale e una meno ufficiale esposta dalla parrucchiera Josephine che occupa il negozio a piano terra e che cita: ‘ Georges è nato qui e Josephine vi ha trovato la sua fortuna’.
Sfoglia il magazine – Vai alla photogallery – Vai alle info utili
Caro lettore,
Latitudes è una testata indipendente, gratis e accessibile a tutti. Ogni giorno produciamo articoli e foto di qualità perché crediamo nel giornalismo come missione. La nostra è una voce libera, ma la scelta di non avere un editore forte cui dare conto comporta che i nostri proventi siano solo quelli della pubblicità, oggi in gravissima crisi. Per questo motivo ti chiediamo di supportarci, con una piccola donazione a partire da 1 euro.
Il tuo gesto ci permetterà di continuare a fare il nostro lavoro con la professionalità che ci ha sempre contraddistinto. E con lo stesso coraggio che ormai da 10 anni ci rende orgogliosi di quello facciamo. Grazie.