10 motivi per mettersi in cammino

Ogni anno sempre più persone in tutto il mondo vestono i panni degli antichi pellegrini e si mettono in cammino. Le regole principali del viandante comprendono il viaggiare da soli, a piedi e portare con sé nulla che non entri in uno zaino: ma perché fare una scelta così “scomoda”?

Prendersi del tempo

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In cammino sulle Dolomiti del Veneto ©Lucio Rossi

Ovunque e a qualsiasi ora del giorno e della notte siamo reperibili, portiamo sempre più spesso il lavoro a casa (o, addirittura, lavoriamo direttamente dalla nostra scrivania, rendendoci incapaci di innalzare un muro tra l’ambiente familiare e l’ufficio).

L’interconnessione ci ha tolto ciò che di più prezioso avevamo: il tempo, che costantemente tentiamo di risparmiare per rimanere in anticipo sulla “tabella di marcia” della nostra vita, finendo inevitabilmente per vederci scivolare tra le dita i momenti migliori.

Raggiungere una meta a piedi richiede il suo tempo, è impossibile accorciare le distanze se non percorrendole, ma passo dopo passo l’arrivo finisce per slittare in secondo piano: è il viaggio a fare il viaggiatore, non il contrario.

La strada dilata il tempo e svela dinamiche psicologiche, abbatte muri emotivi, dà soluzione a quesiti interiori cambiando la persona in cammino, ma per ogni metamorfosi è necessaria una lunga gestazione. Neanche Roma fu costruita in un giorno.

Riscoprire la condivisione

Camminare in solitaria porta ad un’apertura senza pari nei confronti del resto del mondo: ogni cosa stupisce, ogni incontro è un miracolo della provvidenza.

A volte a fare compagnia lungo la strada è solo la propria ombra – Cammino dei Briganti © Andrea Colarieti

Non si è mai davvero soli sulla strada, sia essa la trafficata via per Santiago o un desolato altipiano della Mongolia, l’essere umano è arrivato ovunque e ovunque la curiosità, come l’accoglienza senza pregiudizi, ha messo radici.

La ricchezza di un viaggio a piedi porta i nomi di ogni persona conosciuta camminando, soprattutto quelle con cui sono stati condivisi chilometri.

Less is more

Il viandante ignora il superfluo: porta uno zaino leggero e si accontenta di poco. Nel suo processo di riadattamento alle cose semplici impara ad apprezzare anche solo duecento grammi in meno sulle spalle, un frutto di stagione colto a lato del sentiero, una fonte d’acqua fresca.

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Foto di FotoRieth da Pixabay

Parte concentrandosi sull’essenzialità del proprio bagaglio, apprende poi come estirpare l’eccesso in ogni aspetto dell’esistenza: vivere con tre magliette, due paia di calzini e poco altro per mesi è un inno alla semplicità.

La strada pone l’attenzione su ciò che davvero conta e ciò di cui si può fare a meno: comodità, lusso, sfarzo, apparenza … lasciano il tempo che trovano in una vita ricca davvero, che dia valore alle esperienze, alle piccole cose, ai singoli passi. Una volta tornati alla routine si guarda il mondo con occhi diversi.

Superare gli ostacoli ci dà coraggio

Abbiamo perso la capacità di sopportare le difficoltà in silenzio, meditandole nel nostro cuore: diamo corpo al disagio con lamentele per qualsiasi inezia, togliendo valore alla fatica. Ciò è deleterio, perché l’uomo ha bisogno di miele quanto di punte di spillo: senza adattamento alle difficoltà non ci sarebbe evoluzione. La fatica è un’opportunità.

Sulla strada si sopportano dolori fisici ed interiori e c’è un solo modo per farvi fronte: una mente lucida e determinata che nonostante tutto riesca a far da capitano.

Prima di tutto si “cammina con la testa”, solo in un secondo momento entrano in gioco le gambe. E passo dopo passo non c’è paura che non venga sconfitta, non c’è ostacolo che non venga superato. La fatica è terapeutica.

Non possedere nulla è libertà

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I Masai sono grandi camminatori, portano con se lo stretto necessario ©Lucio Rossi

Scegliere di svegliarsi con il sole e coricarsi dopo il tramonto, affrontare ogni passo ignorando dove ci si troverà l’indomani, vivere seguendo il ritmo della natura senza scadenze, senza preoccupazioni che non siano essenziali: dormire, bere, mangiare, camminare. Questa è libertà, e sulla strada fa da padrona.

E’ vero, le altre facce del turismo hanno attrattive e comodità da vendere: ma a quale prezzo?

Scoprire il territorio

Gli Stati Uniti non sono solo New York, l’Italia non è Roma: per conoscere davvero un Paese non si possono ritenere meno importanti le piccole realtà, zone rurali o montane, nascoste all’ombra di grandi metropoli ma ingranaggi fondamentali del sistema.

Il Cammino dei Briganti foto di © Andrea Colarieti

Camminare porta ad attraversare un territorio scoprendolo in tutte le sue sfaccettature etnografiche e mostrandone l’intima bellezza. Il turista va in vacanza … ma il vero viaggio è esplorazione.

Conoscere il proprio corpo

Costretti tra quattro mura per la quasi totalità del nostro tempo passiamo intere giornate seduti ad una scrivania, curvando la schiena e sopprimendo la nostra carica esplosiva. Eppure siamo esseri con due gambe, siamo fatti per camminare.

Il corpo lo sa e reagisce: i primi chilometri di un cammino possono essere devastanti, ma con il rito quotidiano si prende il ritmo, la fatica svanisce, il fisico si abitua.

Ogni corpo riconosce i propri limiti e trova il modo di superarli.

Camminare è ecosostenibile

Difficile immaginare un soggetto meno inquinante di una creatura sola che cammina: no benzina, niente smog, sprechi al minimo. Ad essere tutt’uno con la natura ci si abitua, allenando sensibilità e praticità: pellegrinare è la strategia più semplice per intaccare meno possibile il delicato equilibrio del nostro pianeta, viaggiando.

Costruire un’identità

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Inseguire la libertà degli spazi aperti ©Lucio Rossi

Chi si mette in cammino raramente fugge da qualcosa: piuttosto è alla ricerca. Di cosa?

Di tempo per riflettere, di pace interiore, di riscatto, di un compagno, di comprensione, di un’esperienza diversa, di tutto ciò che inevitabilmente troverà, sentendosi in grado di poter camminare quel chilometro in più, quel giorno in più, quel mese in più.

Sulla strada si costruisce la propria identità, si mettono a tacere le piccole paure quotidiane per poter dire, finalmente: ho compiuto quest’impresa, posso fare qualsiasi cosa.

L’effetto metamorfosi

Il cambiamento da fuori si quantifica in chilometri, dentro la crescita è trasformazione: dopo un cammino si torna rinnovati.

Sarai pronto a ricominciare? O cambierai vita? Forse continuerai semplicemente a camminare nella quotidianità di prima, sarai un viandante in altre vesti, unpellegrino sotto copertura: nulla potrà mai cancellare la profonda evoluzione avvenuta dentro di te.

Testo di Giulia Colangeli |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

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