Lombardia, vie romane di terra e di acque

Tra i mille volti e le innumerevoli realizzazioni dell’Impero Romano, emergono anche quelle riferite alle vie di comunicazione terresti e fluviali in Lombardia.

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Un tratto della strada romana Appia antica ©Shutterstock

Sappiamo della storica e documentata bravura dei Romani nel costruire strade in ogni parte del mondo allora conosciuto; bravura e praticità dimostrate anche nel predisporre una fitta rete di collegamenti utilizzando fiumi e laghi, presenti in gran numero.

La rete stradale

Tra gli anni compresi tra il 98 e il 117 dopo la nascita di Cristo, sotto il regno di Traiano, si registra la massima espansione dell’Impero. La rete stradale nei vari territori sotto il dominio di Roma si sviluppa per ben120 mila chilometri, dei quali 100 mila sono lastricati; una politica precisa d’espansione che avvicina a Roma i vari paesi dell’Impero.

Le strade sono vere opere d’ingegneria, tracciate il più possibile rettilinee per ridurre le distanze dalla capitale; su queste strade si muovevano eserciti e merci e la costruzione utilizzava i “basoli”, lastre di roccia di origine vulcanica o calcarea, di notevole peso e dimensioni, delle quali è rimasta come esempio la via Appia, detta la regine viarum,oppure di strade formate da un più modesto acciottolato.

Un esempio di questa seconda strada è stato rinvenuto, nei primi anni del Duemila, a Somma Lombardo, in occasione dei lavori di sterro per costruire un supermercato; l’antica strada era sulla direttrice Mediolanum-Verbanus ed è l’unica testimonianza rimasta, insieme ad un’altra porzione di strada rinvenuta dalle parti di Angera.

Antichi tracciati

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Il tracciato della strada romana Milano Como

La viabilità romana in Lombardia seguiva delle direttrici ben precise che, in molti casi, sono le stesse praticate ancora oggi. Ad esempio, nei pressi di Canegrate una strada che seguiva in parallelo il fiume Olona, qui si divideva: verso nord proseguiva verso Angera (strada del Sempione) e verso nord-est raggiungeva Porto Ceresio, attraversando Malnate, Arcisate.

Un’altra strada antica collegava Castana Primo a Legnano, Inveruno e si collegava alla vecchia strada per Novara; così come una diversa via collegava Legnano alla Brianza. Questo tratto di strada, sin dalla partenza legnanese che ospitava una necropoli, era contrassegnato lungo il tragitto da un gran numero di sepolture: oltre duecento, rinvenute negli anni 1925 e 1926.

Naturalmente l’individuazione delle antiche strade romane è stata favorita dai reperti archeologici rinvenuti, dalle antiche carte geografiche. Strade costruite e poi abbandonate per lungo tempo e oggi scomparse quasi integralmente perché sopraffatte dalla fittissima ragnatela delle vie di comunicazione dei nostri giorni.

Le vie d’acqua

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Un’immagine aerea della confluenza tra il fiume Po e il Lambro ©Shutterstock

Roma, per ingrandirsi e prosperare, ha dovuto divenire una potenza marinara. Non solo il Mare Nostrum, solcato in ogni direzione, ma anche rotte oceaniche; ne consegue che i romani eccellevano anche nella costruzione di navi per scopi militari e commerciali. In Lombardia hanno intessuto una fitta rete di collegamenti fluviali per i propri commerci.

I porti dell’Adriatico facevano da riferimento per i collegamenti con i territori interni ed è per questo motivo che il fiume Po veniva percorso sino a Torino e, lungo il tragitto, era possibile praticare la navigazione su una trentina circa di affluenti, Ticino in testa.

Il fiume Olona, per esempio, che dopo essersi congiunto con il Lambro si getta nel Ticino, era navigabile a partire proprio dal confine fra Castellanza e Legnano, dove il fiume incrociava  la strada Milano-Angera e dove sorgeva la città antica.

Nei punti in cui le acque non erano più navigabili, si ricorreva all’alaggio, ossia il traino contro corrente delle imbarcazioni che avevano una chiglia piatta per meglio adattarsi ai modesti fondali dei corsi d’acqua.

Acque abbondanti, un tempo…

È impossibile avere notizie attendibili su quale possa esser stata la portata dei fiumi e dei laghi in epoca romana; è però certo che questa fosse più abbondante e continua di quanto lo sia oggi; un tempo i ghiacciai godevano di buona salute e col disgelo ne beneficiavano fiumi e laghi.

Il lago Maggiore, tributario importante per la rete di fiumi maggiori e minori della Lombardia occidentale, si presentava con livelli d’acqua molto superiori a quelli attuali (siccità del momento a parte).

Un secondo aspetto che deve aver giocato un ruolo di una certa importanza nella navigabilità antica, è quello del corso dei fiumi che può esser cambiato più volte durante i secoli: si è verificato con il Po, il Ticino e anche con il fiume Olona, per esempio, allora deviato all’altezza di Lucernate per deviarlo verso Milano dove le sue acque raggiungevano piazza della Vetra, luogo del porto fluviale.

Degli antichi traffici e di quanto fossero intensi e continui, sono rimaste tracce significative nei vari musei di Lombardia: anfore per il commercio di prodotti alimentari e poi oggetti di provenienze dai vari territori dell’Impero: minerali, ambre, metalli, preziosi, manufatti di vario genere.

Libertas Dicendi n°394 del ‘Columnist’ Federico Formignani |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

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