Portogallo. Lisbona, oceano di segreti.

Vagabondare a caccia del mistero attraverso la capitale del Portogallo.

Lisbona. Panorama con Castello

 

‘La fine di un viaggio è solo l’inizio di un altro. (..) Bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli e per tracciarvi a fianco nuovi cammini’:

Così termina Viaggio in Portogallo di José Saramago, in un’ultima pagina colma della fascinazione antica che guida il viaggiatore attraverso le orme di paesaggi da percorrere alla ricerca della sottile trama del tempo nel dialogo con uno spazio in mutazione costante.

Lisbona. Barrio Alto

Lisbona, capitale intrigante di un Portogallo che si estende tra l’impeto dell’oceano e l’occhio spietato del sole, appare così: all’improvviso, nella luce accecante di un pomeriggio dal caldo incendiario. Lo spettacolo intrigante di un gomitolo di piccole strade dall’aria labirintica e quasi selvatica prende alla gola con un sentimento che si trascina in una Storia di dominazioni, rivoluzioni, riconquiste grondanti sangue e materia viva.

Le origini della complessa fondazione del Portogallo, che intreccia guerre e senso del commercio in un spirito forse dettato dalle tentazioni di un oceano qui compagno della quotidianità, si intessono alle matrici esoteriche di un Ordine antico: i Templari, emersi da un Occidente in cerca della Gerusalemme dorata, messi in ginocchio per poi risorgere con abito nuovo.

Quando lo Stato Cattolico Portoghese sorse, indossando le nuove fulgide vesti dagli spettri delle armature perse nei campi da battaglia, comparve anche la complessa mappa di fortificazioni militari e castelli edificati contro i Mori invasori dai Templari, il cui nome si mutò in Ordem de Cristo dopo la fuga dalla Francia. Oggi ad Almourol, Pombal, Soure o Idanha la Velha rimangono ombre silenziose che per secoli si aggirarono nei corridoi bui, ma è Tomar a palpitare dei sussurri più segreti.
 
 

Lisbona. Museo Berardo

Un lungo acquedotto composto da 180 archi attraversa le campagne bruciate dal sole disegnando la strada verso l’intricato labirinto di edifici del Convento dell’Ordine di Cristo di Tomar, le cui epoche si sovrappongono le une alle altre attraverso rifacimenti e modifiche dal XII al XVIII secolo, molte delle quali non esistono più. Posto su sette colline sulle rive del Nabao, affluente del Tago, questo luogo vive di un sistema di riferimenti simbolici la cui interpretazione spesso sfugge irrimediabilmente, persa in un codice di cui non possediamo più le chiavi.

E’ una roccia quasi nascosta a recitare l’emblema di una sacralità che giunge da lontano, genius municipi: utilizzato come pietra di fondazione dell’angolo sudovest, l’altare sembra ricondurre gli spiriti degli dei latini testimoniando la preziosità di una costruzione che trae se stessa da un misticismo ben più antico. Il ricercatore ed ex direttore della struttura Álvaro José Barbosa mi racconta con generosità questi ambienti vuoti rendendoli colmi di presenze vive, spalancando le porte nascoste di pertugi introvabili se non alla mano più esperta, come una scala all’interno di una colonna, che dalla Charola, chiesa circolare edificata a somiglianza del Santo Sepolcro di Gerusalemme, dove i monaci guerrieri assistevano alla messa in sella ai loro cavalli, conduce fino alle campane e al tetto, dove nodi e fiori di pietra celano un linguaggio occulto.

Lisbona. Rossio, piazza di notte

Dopo la visita al convento, la tasca Casa das Ratas al 6 di Rua Dr. Joaquim Jacinto , tel (00 351)315 237 / 933 549 128 è il luogo perfetto dove ristorare i sensi: mentre il solleone imperversa, assaporate la frescura di questa bodega dove assaggiare vini profumati, carne e le delizie di una cucina tradizionale che promette sorprese. Non distante da qui incontrerete la sinagoga del monastero, esile superstite del cinquecentesco quartiere ebraico e simbolo della profonda connessione tra la scienza dei Templari e la Kabbalah ebraica.

Poco lontano ecco Santa Maria Oliveira, una piccola chiesa all’apparenza anonima che racchiude la tomba del Gran Maestro, in un silenzio rarefatto. Leggende narrano che esista un percorso segreto utilizzato dai monaci in caso di pericolo, che da Santa Maria Oliveira raggiungerebbe il monastero: una strada sotterranea, il cui ingresso si troverebbe all’interno della pavimentazione. Un condotto celato nei secoli e che pure non valse a proteggere l’Ordem de Cristo dalla sua dissoluzione, nonostante si racconti che ben lungi dallo scomparire, i Templari avessero incontrato l’ultima metamorfosi rinascendo dalle ceneri di se stessi, nel nuovo orizzonte di un Portogallo in viaggio verso le grandi scoperte del XV secolo. Enrico il Navigatore, principe e Gran Maestro dell’Ordine insieme ai Templari, cacciati da un territorio in procinto di cancellarne la presenza, elesse le navi a dimora, finanziando i viaggi per mare. Antiche storie mormorano che fosse questo l’autentico spirito del Santo Graal: l’utopico sogno di una pace condivisa in tutto il mondo, attraverso un giro del mondo durante il quale dialogare con ogni popolo della Terra.

Lisbona. Torre di Belém

Se amate l’archeologia e vi trovate a Lisbona, attraversate la Baixa e entrate nel Museo Archeologico da Rua do Correiros: la struttura racchiude il nocciolo nascosto della Lisbona più antica. Lisbona vive sospesa sull’acqua, fra pali di legno e cisterne dove già in epoca romana veniva lavorato il pesce salato per poi essere esportato in tutto il Mediterraneo, in grandi giare d’argilla oggi fragile residuo di un tempo di commerci che per il popolo portoghese è materia antica.

Poco lontano dal miradouro di São Pedro de Alcântara un quadrilatero verde nasconde una rampa di scala oggi sconosciute anche a gran parte dei lisboneti. Nell’acquedotto della Galeria do Loreto rincorro un intestino fatto di condotti bui, la maggior parte dei quali chiusi al pubblico, corridoi lunghissimi nell’immaginifica ricerca del sottile filo di un’acqua che oggi non scorre più ma che attraverso i sostegni in muratura veniva diramata in ogni angolo di Lisbona.
 

 

Lisbona. Il tram 28

 Balzo sul tram 28: Castelo San Jorge riposa pacifico nella sera, mentre la città palpita saudade fra case che hanno finestre piccole e diseguali incorniciate di colore come lo sguardo intenso di trucco e lacrime delle spose di fronte al mare, in attesa di giovani marinai poco votati alla famiglia.

‘Qui tutto è piccolo e dolce, una città leggera’ mi parla così della sua città un lisboneta: ‘Amiamo l’anarchia, più della libertà. La poesia, perché quando tutto scompare essa è la sola a riformulare il reale’.

Se anche voi siete guidati dall’inquietante brivido del mistero recatevi nel cuore del Rossio e scattate una foto all’elegante facciata del teatro nazionale: nonostante la quiete apparente qui ebbe sede il Tribunale dell’Inquisizione. Fra questi palazzi dalle facciate nobili si eleva una storia sordida, sepolta da un sangue che grida in silenzio, inascoltato come solo possono esserlo le voci di chi si perde, tragicamente quanto senza possibilità di ritorno, nella clessidra della Storia, come le anime dei dissidenti imprigionati tra le mura della Torre di Belem, nei pressi del vicino Monastero dos Jerónimos.
Dall’altra parte del Rossio si nasconde la duecentesca Chiesa di San Domenico, un edificio gotico all’apparenza silente che cela il dramma della prima persecuzione della comunità ebraica, nel 1506.
 

 

Lisbona. Jeronimos

In lontananza si scorge il Monastero do Carmo: qui, in una cappella, secoli fa si riunì per la prima volta una comunità di schiavi neri votati alla libertà. Le origini del fado si perdono proprio tra le radici dell’Africa Nera, tra i canti dell’Angola e il morne, una danza di combattimento appartenente alla tradizioni di Capo Verde. Le ombre affollano la sera ballando nel tramonto, mentre dai ristoranti emerge il profumo intenso del merluzzo cucinato in mille modi e la nenia malinconica di questa musica che intesse Lisbona e che riecheggia delle voci di antichi marinai mai tornati dalle fauci del vicino oceano.
 
 
 

Lisbona. Panorama dalla Torre di Belém

Non esitate a ordinare un espresso al Caffè Nicola in Largo do Rossio al 24-25 di Praça Dom Pedro IV e nell’attesa osservate gli affreschi: è Frei Agostinho de Macedo a guardarvi dall’intonaco, poeta e personaggio dal sapere enciclopedico e controverso. Secondo qualcuno appartenne all’Ordine dei Templari e in seguito a quello Massonico, il cui museo in Rua do Grémio Lusitano, 25, è stato inaugurato da poco. Nei pressi di Praça dos Restauradores, Palacio Foz, aperto al pubblico solo su richiesta, cela al suo interno un tunnel che i Massoni utilizzavano per spostarsi da una parte all’altra della piazza: il cinema Condes costituiva infatti il passaggio verso il ristorante A Abadia, sede delle riunioni massoniche all’inizio del Novecento e che nel 1917 divenne Pasteleria Foz.

Non dimenticate di fermarvi per una birra nella Cervejaria Trindade  al numero 20 di Rua Nova da Trinidade, ex convento della Comunità della Santissima Trinità della Redenzione dei Cattivi, un locale dove una cena rischia di inabissarsi in un viaggio attraverso l’arte.

Lisbona. Parco delle Nazioni

Voglia di una gita fuori porta? Sintra dista una quarantina di minuti di treno da Lisbona: da secoli considerata la residenza estiva delle famiglie più nobili del Portogallo, questa cittadina ancora oggi sembra incedere ricca di una grazia inconsueta. Puntate la direzione della vostra bussola verso Quinta de Regaleira: farete felici i vostri bambini, ma anche il vostro gusto per la meraviglia. Labirinto di stanze e giardini in fiore, questa casa venne affidata dal proprietario, un eccentrico e ricco portoghese, all’architetto cremasco Luigi Manini. Carvalho, che qui visse insieme all’amatissima moglie e i numerosi figli, aveva escogitato per la progenie una sorta di lezione en plein air tramite un percorso in un metaforico avvio alla strada verso la conoscenza. In questo parco vividamente verde due corridoi portano a un vicolo cieco, simbolo dell’allontanamento da se stessi e della perdita. Il segreto della salvezza? Sapersi affidare all’ascolto. Un flebile suono di vita conduce infatti alla terza strada, l’uscita dalla grotta della psiche nella luce del sole, che un tempo, al termine del corridoio, appariva in una cortina d’acqua oggi scomparsa.

Lisbona. Panorama del Tejo

Le leggende raccontano che nel parco di Palácio da Regaleira il proprietario avesse fatto costruire questi edifici dal simbolismo complesso in una sorta di mappa mistica, che alcuni affermano connessa allo spirito templare nonché alla Massoneria.

La roccia intrisa di una Storia che stento a decifrare mi conduce al Palacio da Pena, costruito sulle rovine di un antico monastero geronimita da Ferdinando II e dichiarato Patrimonio Mondiale dall’Unesco. Sapevate che proprio qui potrete attraversare la camera dell’ultimo re del Portogallo Manuel II?

Ben più tenebrose e selvagge le atmosfere di Castelo dos Mouros, la cui epoca di costruzione risale forse al IX secolo d.C.: nel 1109 il castello venne attaccato dai crociati norvegesi guidati dal re Sigurd e le cronache raccontano di una carneficina tra i guerrieri e i Mori. Oggi rimane denso di dubbi il significato di cisterne semi sepolte tra le foglie del bosco: granai o ingressi ormai dimenticati di tunnels percorsi dai Mori in fuga?

Lisbona . La Cattedrale del Sel

Percorro queste mura intensamente candide, spazzate da un vento che sembra trascinare l’aroma secolare di battaglie schiacciate nel carminio del sangue, pareti di pietra scosse dal sole e dai terremoti degli eventi.


Il viaggio tra le complesse fascinazioni di un Portogallo permeato dal mistero è giunto al termine, ne riemergo come da un sogno. Me ne vado voltandomi indietro, conscia del monito di Saramago sulla necessità del ritorno, intrisa di una curiosità che si sfama ma non del tutto, divorata dai simboli di una Lisbona che sorride e rimane silente, esile volto di donna, muta di fronte a un mare che non concede se non segreti.


 

Testo e foto : Maddalena de Bernardi


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