Turismo in velocità: pedala con il bike sharing



Colorate e resistenti, file di biciclette stanno parcheggiate in vari punti nelle più grandi città del mondo, da Parigi a Londra, da Milano a Stoccolma, tutte con sistemi leggermente diversi e tutte da provare.

Turismo veloce, turismo da weekend metropolitano, due o tre giorni di fuoco in cui incastrare tutto il possibile: visite ai musei, ai monumenti di rilievo, passeggiate tra i quartieri più famosi e nei parchi, degustazioni dei piatti tipici, vita notturna nei locali più in. Se questo è il tipo di vacanza che vi piace, allora non potete fare a meno di provare il bike sharing.

Il tempo è prezioso, e allora perché sprecarlo su un autobus o in metropolitana? Con la buona stagione, poi, muoversi su due ruote è ancora più piacevole: ecologico, divertente e anche un modo per vivere un luogo in tutte le sue potenzialità.

Ormai diffuso nelle più grandi città, il bike sharing è un sistema di noleggio a condivisione delle biciclette, grazie a cui muoversi nel traffico urbano non è più un problema. Anche per chi è solo in visita.

Basta registrarsi online o acquistare una card nei centri dedicati, e si può prendere in prestito un bolide con cui gironzolare in tutta autonomia.

Si paga con carta di credito e si può scegliere se fare un biglietto giornaliero, settimanale o addirittura annuale, per gli abitué. La prima mezz’ora è gratis, per favorire l’utilizzo delle bici lungo brevi tratti e facilitarne la condivisione. Se si va oltre, il credito verrà scalato direttamente dalla carta con tariffe che si aggirano intorno ai 50 centesimi ogni mezz’ora.

Potete prendere la bici da una qualsiasi delle rastrelliere sparse in giro per la città e lasciarla in un altra postazione, in modo che qualcun altro possa utilizzarla a sua volta.

Pioniera del bike sharing è stata Parigi, che già nel 2007 ha lanciato il progetto Vélib e le sue eleganti due ruote color sabbia: costa 1,70 euro l’abbonamento giornaliero e 8 il settimanale.  Con circa 1800 stazioni a Parigi città e nei trenta comuni limitrofi, è uno dei più grandi sistemi al mondo e permette di spostarsi anche per tragitti più lunghi.

Funziona ottimamente, nonostante sia attivo solo dal 2010, lo sharing di Londra, equipaggiato di bolidi neri sponsorizzati da una nota banca. Con una sterlina si gira per tutto il giorno, e cinque per una settimana. Da ricordare se si decide di fare un weekend nella city, perché considerando che un biglietto per i mezzi pubblici costa come minimo due sterline, pedalare da queste parti è molto conveniente.

A Stoccolma, invece, si pedala solo da aprile a ottobre, e si possono comprare solo biglietti da tre giorni consecutivi, che costano poco più di 18 euro. Più cara, sì, ma molte piste ciclabili e ampie zone verdi rendono gli spostamenti piacevoli e sicuri.

Non stupitevi se non potrete prendere in prestito una delle sgargianti bici rosse e bianche di Barcellona, perché sono riservate ai soli residenti, purtroppo.

In Italia, il bike sharing si sta diffondendo a macchia d’olio nelle più grandi città: come Milano, con il Bikemi. Spendendo 50 centesimi ogni mezz’ora (ma la prima è gratis), è possibile muoversi agevolmente nel centro, nonostante non ci siano sufficienti piste ciclabili perché la gente pedali in tranquillità.

Bici anche a Roma, che si prendono in prestito grazie a tessere ricaricabili da 10 euro, e a Torino con le gialle Tobike e biglietti che vanno dai 5 agli 8 euro. A Genova, invece, le due ruote sono elettriche, per superare agevolmente i continui saliscendi della città.

Mi raccomando, la prossima volta che gironzolando per il mondo incontrate una stazione di bike sharing, lasciate perdere ogni altro mezzo di trasporto e pedalate all’aria aperta.


Testo di Giorgia Boitano | Foto Internet