Cina | Mai così vicina



Smessi gli abiti un po’ anonimi e accantonate le gloriose comuni agricole, la Cina procede a passo spedito alla conquista di una posizione di supremazia  sui mercati mondiali. Grazie alla nuova classe media e con un occhio alla Green Economy.



Dal bar al quinto piano dell’albergo City International, un brutto palazzo in cemento nel quartiere pechinese di Qianman, si può godere di una vista esclusiva sulla capitale. La trasformazione urbana è recente e ancora in corso. In quasi tutta la città le vecchie case del popolo, risalenti al periodo Imperiale, sono state rase al suolo per fare posto ai grattacieli. Solo qui e in poche altre zone è possibile ancora addentrarsi nei vicoli stretti e osservare la vita semplice che muove la città. I tetti arcuati formano un tappeto grigio che si estende per quasi un chilometro a sud di Piazza Tian’man, un labirinto di viuzze e strade non asfaltate, dove i venditori ambulanti trattano il prezzo del cibo e vendono le merci prodotte nei distretti economici speciali. Materassi logori, sedie e altre cianfrusaglie, ammassate ai bordi delle strade, fanno da cornice a questa frenetica attività. Di sera le vie sono male illuminate, le luci al neon delle insegne di ristoranti improvvisati, ricavati riadattando una porzione della propria casa, indicano ai passanti dove mangiare. Su Qianman Dong Daje, la parte ristrutturata del quartiere, l’atmosfera caotica lascia il posto a una ordinata via pedonale ricca di negozi, un po’ anonima al confronto. Il luogo attrae i turisti cinesi in cerca di un’esperienza cosmopolita, offerta da boutique internazionali e fast food. È la formula del capitalismo made in China, dove la cultura occidentale importata si impone come modello di modernità. Ma le boutique sono vuote, quasi nessuno può permettersi di comprare gioielli e orologi di marca. I prezzi sono ancora troppo cari.


Obiettivo 2020

La Cina inizia la sua corsa alle energie rinnovabili inserendo come priorità negli obiettivi del diciottesimo Congresso del PCC, eletto lo scorso novembre, l’utilizzo di energie alternative, aprendo all’idea di una Cina del futuro libera dal carbone e dal petrolio importato. A Pechino il governo tiene basso il costo del trasporto pubblico e la tariffa dei taxi, favorisce l’uso dei ciclomotori elettrici, che si possono ricaricare facilmente a una presa elettrica potenziata e la diffusione dei pannelli solari sui tetti delle case per riscaldare l’acqua. Una rivoluzione verde che interessa tutta la città. Secondo il piano urbano comunale, entro il 2020 la capitale cinese non solo sarà una città moderna con nuovi quartieri residenziali per la classe media in ascesa, infrastrutture funzionali, parchi e architetture all’avanguardia, ma una città ecologicamente ed economicamente sostenibile. I giochi olimpici del 2008 hanno avviato la transizione dalla vecchia alla nuova Pechino. La storia recente narra che non sempre alla costruzione di nuove infrastrutture segue una crescita economica. Nel 2004 i giochi di Atene, e ancora prima quelli di Montreal del 1976,si lasciarono alle spalle montagne di debiti e strutture nuove che rimasero inutilizzate. Lo stadio a nido d’uccello, costruito per le olimpiadi di Pechino, ha costi di manutenzione annuali pari a 15 milioni di dollari, ma questo volume di investimenti sostiene anche posti di lavoro. Il complesso è meta di turismo interno in continua crescita e ancora oggi gli effetti degli sforzi tesi a rendere I giochi delle “Green Olympics” continuano i Ioro positivi effetti: una cintura lunga 83 chilometri, con circa un milione di alberi circonda la città e funge da polmone verde. Alcuni stadi di nuova costruzione sono stati integrati nei campus universitari o adibiti ad altra funzione, come l’Olympic Media Centre che già in fase di ideazione era stato pensato per una riconversione a centro congressi con albergo.

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