Gent, quadro fiammingo


Una storia che sembra un romanzo, un centro storico fiabesco, un carattere indomito. Gent, al centro della sua ragnatela di fiumi e canali, nel cuore della Fiandra,  si specchia nell’acqua, orgogliosa dei suoi tesori e del suo passato.  Scoprirla è un’esperienza indimenticabile.

Un’ombra fresca e azzurra avvolge il Korenlei nell’ora del tramonto. Di fronte,  sull’altra sponda della  Leie,  i raggi radenti del sole trasformano il Graslei in un merletto dorato. Una festa di luce che lascia senza fiato. Korenlei e Graslei, Riva del Grano e Riva delle Erbe, poche centinaia di metri, fra il Grasbrug (Ponte delle Erbe)  e il Sint- Michielsbrug (Ponte di San Michele) in cui la città, il passato, l’arte e la storia sembrano essersi concentrati in una visione sublime, come una perla dentro un’ostrica.

Il traffico è bandito nel cuore di Gent e, se ora qui si chiudono gli occhi, si può sentire solo il vocìo della gente. Duro e aspro suono fiammingo che ti trasporta dentro scenari diversi, in tempi remoti, in questo stesso posto fatale. Fa immaginare le grida dei battellieri, i richiami degli scaricatori, le trattative dei mercanti. E’ qui, infatti, su queste due banchine di pietra lungo il fiume, che per secoli si svolse, incessante, il traffico delle merci su cui fiorì la ricchezza di questa metropoli del passato, nel Medioevo seconda soltanto a Parigi.


Prima della prosperità e dello splendore, la vita era molto difficile in queste piatte lande, umide e fredde.  Tempi duri e terreni poveri, adatti solo al pascolo, abitati da pastori e dalle loro greggi. Poi, un giorno, qualcuno, in cerca di nuovi territori dove allevare le sue pecore, si spinse più lontano, seguendo il corso della Leie. Scivolò sul suo barcone attraverso le nebbie, i boschi e le oscure terre selvatiche che circondavano il suo angusto mondo quotidiano e scoprì che la ricca Bruges era vicina e facilmente raggiungibile per quella via d’acqua.

Il piccolo fiume cambiò il destino di Gent. La lana iniziò a viaggiare su chiatte e barche verso nuovi mercati. Si svilupparono commerci e scambi di prodotti. Si aprirono relazioni oltre Manica con gli inglesi. Ben presto il panno di Gent divenne famoso e ricercato in tutta Europa. Le corporazioni dei mercanti iniziarono a costruire le loro case monumentali lungo le banchine sul fiume.

Ed eccola qui davanti ai nostri occhi l’incredibile infilata di facciate, ognuna diversa, ognuna speciale. La Casa bruciata, il Leone Bianco, l’Angelo, La Prima Casa dei Misuratori  di Grano, La Casa della Tappa (gabella) del Grano, la Casa del Ricevitore della Tappa, la Casa dei Franchi Battellieri. Tutte in fila lungo le due rive di questo breve tratto di fiume, tutte disciolte in miriadi di gocce di luce colorata dentro l’acqua color oro antico.

Oggi le imbarcazioni cariche di mercanzie hanno ceduto il passo alle barche stipate di turisti.  Le guardiamo passare e infilarsi, lente, sotto le arcate del Sint- Michielsbrug. Sotto gli scafi, i riflessi delle case si spezzano e si scompongono,  ondeggiando. Sembrano colori spremuti  da un tubetto, lucidi e densi. Segreto della luce imprigionata nella materia. Pittura a olio, invenzione fiamminga, tesoro di Fiandra.

Ma questa è un’altra storia. Una storia che viene più tardi, dopo quella dei mercanti di panno. Una storia che nasce quando la fortuna di Gent sarà legata non più a un filo di lana ma a un filo di lino. Per arrivarci bisognerà attraversare anni di cruente rivolte, scioperi, battaglie, insurrezioni che segnarono la vita e il carattere di questa città. Una vera rivoluzione popolare che vide pastori, operai e tessitori, ormai ridotti in condizioni di miseria, opporsi al potere dei nobili e dei ricchi commercianti coalizzati con il re Filippo il Bello (le Fiandre in quell’epoca erano un feudo francese).

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