di Elena Brunello
Viaggio nella città di Cremona, nel cuore della Pianura Padana; tra mastri liutai, architetture romaniche, leggende pagane e prodotti locali tipici.
Si racconta che nel cuore della Pianura Padana, poco distante dalle rive del Po, Ercole avesse fondato una città su di un lembo di terra abbastanza rialzato da scampare alle terribili piene del fiume. Nonostante la poesia della leggenda, la Storia testimonia che l’area di Cremona fu abitata fin dai tempi repubblicani dei Romani che qui costruirono un foro e un anfiteatro.
Cremona si trova nella bassa Lombardia, dove il Po si attorciglia nelle sue anse per poi scorrere libero attraverso la pianura e gettarsi nell’Adriatico. E’ una città ben salda, costruita di pietra e laterizio; un piccolo gioiello lombardo. Il suo centro storico ruota intorno alla medievale Piazza del Comune, dove si trovano monumenti storici e artistici tra i più belli d’Italia: il Duomo, il Torrazzo, il Battistero, la Loggia dei Militi e il Palazzo del Comune.
Con lo scoccare dell’anno Mille, l’Europa entrò in un periodo di profonda rivoluzione spirituale che portò a un rinnovamento dell’architettura religiosa. Raoul Glaber, monaco e cronista medievale, scriveva che “sembrava che l’intera terra si scuotesse, spogliandosi della sua vecchiezza, per rivestirsi di una bianca veste di chiese”. L’assetto di architetture religiose presenti nella piazza centrale di Cremona è un esempio calzante di questo rinnovamento architettonico-spirituale che investì le città italiane in quel periodo.
Il Duomo di Cremona è un capolavoro di architettura. Di impianto romanico, venne modificato col tempo in stile gotico, rinascimentale e barocco. Venne costruito in quel punto più alto della città che si ritrovava ad essere naturalmente protetto dalle esondazioni del Po. L’interno conserva cicli di affreschi cinquecenteschi tra i più belli del Paese. Giovanni Antonio de’ Sacchis, detto il Pordenone, vi dipinse una Crocifissione che scuote nel profondo dell’anima per la toccante bellezza e la sua cruda umanità.
A fianco dell’enorme facciata del Duomo si staglia come un titano il Torrazzo, la torre campanaria più alta d’Europa. Centododici metri di altezza, al cui interno sono custodite delle gigantesche campane. Al centro della torre uno dei più grandi orologi astronomici mai costruiti dall’Uomo; il moto degli astri attraversati dalla Luna e dal Sole. Il Torrazzo diede il nome al dolce tipico di Cremona: il torrone. La leggendaria Sperlari, azienda italiana specializzata nella produzione del torrone classico di Cremona, ha sede in questa città fin dal 1836. Cremona deve molti dei suoi piatti tipici alla presenza del Po, un tempo importantissima via di collegamento del nord Italia. Navigando pazientemente sul fiume i popoli portavano qui le loro tradizioni culinarie così che, col tempo, la città divenne famosa per i più svariati prodotti, come le mandorle, la frutta candita, il miele di trifoglio e la mostarda agrodolce. Tra i primi piatti un posto d’onore lo occupano i marubini, dei tortelli in brodo di gallina, manzo e salame. Per finire le tavole cremonesi mettono in tavola la sbrizulusa, una torta secca impastata con strutto, un cucchiaino di liquore e scorza di limone, e il pan cremona, una soffice torta di farina di mandorle ricoperta di cioccolato.

A lato del Duomo è edificato il Battistero di Cremona, un luogo magico, misterioso e suggestivo. Costruito nel XII secolo, l’impianto ottagonale richiama il cammino salvifico dell’Uomo che vi entra per abbandonare il paganesimo e il peccato originale abbracciando la nuova religione; l’ottavo giorno dopo la creazione fu quella della Resurrezione. All’interno, in una luce soffusa che trattiene nel limbo tra luce e ombra, peccato e salvezza, vita antica e vita nuova, si trovano le raffigurazioni arcane di simboli misteriosi. Come un’acquasantiera con una sirena dalla doppia coda, a ricordare il simbolo che questa figura occupa, pensiamo a Ulisse, nel potere della seduzione e del piacere che distolgono l’Uomo dal suo cammino salvifico. All’esterno due grossi leoni di pietra vegliano le porte di ingresso; emblemi del legame tra mondo ultraterreno e forze della natura, simbolo di forza e giustizia ma anche di avidità e ferocia.
Se Cremona è stata la città dell’artigianato scultoreo e dell’arte architettonica, è stato anche il centro delle botteghe di liutai, specializzati nella produzione di strumenti ad arco. Antonio Stradivari, liutaio di fama mondiale i cui violini ancora oggi sono conservati preziosamente nei musei più famosi, visse e morì a Cremona. Appassionato nella costruzione di viole, violini, chitarre, violoncelli, tiorbe, liuti e mandolini, lavorò instancabilmente tutta la vita nella produzione di strumenti musicali, alla ricerca del suono perfetto. Oggi le sue spoglie riposano nei giardini pubblici di piazza Roma, dove una volta sorgeva la chiesa di San Domenico. Una lastra tombale che lo ricorda è tutto ciò che rimane. Ma a Cremona, la musica dei suoi violini magici aleggia ancora per le strade. ? eb
Foto Lucio Rossi| Riproduzione riservata © Latitudeslife.com
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