Antartide. Finis Terrae

Icebergs, Lemaire channel, Antarctica.
Icebergs, Lemaire channel, Antarctica.

Ultimo avamposto al mondo, assai difficile da raggiungere, l’Antartide è la terra estrema. Oltre al ghiaccio, non c’è praticamente niente. E non c’è quasi nessuno, solo poca, rarissima umanità. Ci sono invece pinguini, foche e orche che sembrano i veri abitanti di  un pianeta a sé.

Te ne stai lì in questo paesaggio di pietra grigia e fredda, con l’azzurro del mare in lontananza e questo cielo di Van Gogh che lascia un po’ di spazio a un sole bianco e questi piccoli esseri intorno che ti circondano a sciami. O singolarmente. Piano piano, o con una qualche veemenza. Perfino curiosa leggera aggressività. Ti annusano, anche se sembra non abbiano olfatto, ma ti annusano lo stesso, ti toccano, ti guardano con occhi spalancati. Piccoli corpi con i loro piccoli buffi arti, tanto per saggiare la tua consistenza. Stupiti forse dei tuoi colori, ammesso che li percepiscano. Ti siedi sulla pietra gelata e l’interesse aumenta. Invadenti, stupiti, pacifici, ingenui. Non è diverso dall’ultima scena di Incontri ravvicinati del terzo tipo. Il film. Qualcuno lo ricorda? Quando gli umani che accettano di salire sull’astronave che li porterà in un viaggio verso un altro mondo vengono circondati dagli extraterrestri che sono venuti a prenderli. Extraterrestri piccoli e buffi e curiosi che toccano, annusano, guardano con stupore questi grandi esseri. Esattamente come qui. Solo che l’extraterrestre sono io.

A crabeater seal, Lobodon carcinophaga, resting on the ice and looking at the camera, Wilhelmina Bay, Antarctica.
Wilhelmina Bay, Antarctica.

Nel film la scena era silenziosa, un po’ mistica, colori tenui, controluce, sagome indistinte, contorni sfuocati. Qui invece il casino è da Manhattan nell’ora di punta, i contorni sono precisi, le sagome nette, e il bianco e nero è deciso come una matita di Picasso. E l’allegria che si percepisce è l’eccitazione confusa e allegra di un carnevale di Rio. Ma siamo in Antartide. E loro sono pinguini. Piccoli, buffi, teneri, indifesi pinguini. Cento, mille, starnazzanti piccoli omini in frac, dondolanti sulle zampette troppo corte, e le alucce troppo piccole diventate formidabili pinne in acqua però, felici, sembra, nel loro disordinato trambusto. Niente di più strano e affascinante che capitare dentro – perché sei proprio “dentro”- una colonia di  pinguini. Capisci che questo, l’Antartide, è davvero un altro mondo. Dove tutto sembra semplice e pacifico, esteticamente idilliaco. Almeno qui, al quasi sicuro di questa piccola Manhattan in bianco e nero. Perché appena fuori, appena ti ficchi nel mare a pesca te le devi vedere con le orche o le foche leopardo. E appena schiudi il tuo unico uovo compaiono gli skua, a cercare di strapparti in piccolo, per dire.

La Plancius
La Plancius

Dopo un po’ sei adottato. Fa niente se non sei in frac ma sepolto dentro tecnologici tessuti anti freddo rigorosamente rossi, e sei alto tre o quattro volte loro. Il pinguino ha un animo semplice. E semplice, ancestrale, è questo luogo fatto di ghiaccio e basta. Di sensazioni e basta. Di presa di coscienza, perché sei in quell’area bianca che nel mappamondo a scuola, quello che stava sulla cattedra della maestra, non riuscivi neppure a vedere perché era proprio sotto, dove il perno dell’asse terrestre si infila nei mappamondi, e non si andava mai a guardare là sotto. Così alla fine del mondo, capisci il mondo. Nel senso di globo terrestre.

Arrivarci è già un’avventura. Ci si va in nave. Di solito una nave robusta, fatta di ferro, capace di rompere il ghiaccio, se dovesse servire, con motori potenti perché le correnti e le onde sono tremende. Base di partenza Ushuaia, l’ultimo metro di Argentina prima del grande vuoto, l’ultimo metro di continente. Città di frontiera, negozi, ristoranti, piazze con la gente normale, in fondo, impiegati, operai a cui si mischiano gli avventurieri dell’ultima ora. Cioè noi. Già pronti, gia’ vestiti da avventurieri, anche al ristorante. Pantaloni tecnici, giacche a vento capaci di sopportare glaciazioni improvvise anche in pizzeria. Ma l’atmosfera è da vigilia di spedizione. La nave è qui. Si chiama Plancius, nave olandese, ex marina olandese, anno di costruzione 1986, lunghezza 89 metri, realizzata per le ricerche oceanografiche, trasformata in nave da spedizione turistico-scientifica per 114 passeggeri. Bella nave, a forma di nave, niente a che vedere con i palazzi galleggianti da crociere. A bordo una troupe di guide ed esperti di vario tipo. Giovani, appassionati scienziati, in fondo. Sapranno portare i gommoni una volta laggiù ma anche spiegarti tutto di quel che si vede in questo ambiente fantastico. L’Antartide non è semplicemente un mare ghiacciato come su all’Artico. Sotto chilometri di ghiaccio, in verticale, vecchio di migliaia o milioni di anni, uno strato spesso, facendo la media, 1600 metri (vuol dire che lo spessore può arrivare a 3 o 4 chilometri) c’è un continente (per l’esattezza il quarto continente del mondo per estensione appena dopo Asia, Africa e America) di 14 milioni di chilometri quadrati. Un continente di terra e pietra, ma coperto per la maggior parte da ghiaccio. Che annulla tutto quel che c’è sotto. Pianure, montagne, vallate. Solo trecentomila kmq sono liberi dai ghiacci nella stagione più calda, cioè nel nostro inverno, ma per contro quando la temperatura precipita negli abissi dei meno 50 o meno 60 lei si allarga inglobando anche un pezzo di mare. Cristalli di ghiaccio che si sono accumulati nei millenni senza mai un momento per sciogliersi. Così avere a portata di mano una cosa viva come il ghiaccio, cioè acqua, così antica, con tutto quel che ci può essere dentro non può che eccitare gli scienziati. Che sono le sole persone che ci abitano. L’Antartide per convenzione non è di nessuno, appartiene al mondo, le sole installazioni sono le basi scientifiche. Ce ne sono un paio anche italiane, la Stazione Mario Zucchelli e la Concordia, italo francese. Si carota il carotabile e si studia, si studia, si studia. Un popolo di 4000 affascinati, e affascinanti quando li conosci, scienziati nel periodo meno freddo, un migliaio durante l’inverno antartico.

Due pinguini in Antartide
Due pinguini in Antartide

La Plancius ha il fascino e la bellezza di una vecchia nave. Saloni di legno e cabine strette da marinai, e sinistri scricchiolii quando il mare picchia duro. E là fuori oltre Ushuaia il mare sa essere davvero cattivo. E lungo. Due giorni ci vogliono per attraversare lo stretto di Drake, accompagnati dagli albatros e dalle petrelle. In acqua balene, orche, pinguini a grappoli. Hai il tempo di leggere nel salone centrale la storia del continente. Di Roald Amundsen, norvegese, il primo a piantare la bandiera al Polo Sud il 14 dicembre del 1911, fregando Robert Falcon Scott, inglese, in una specie di gara. Di Ernest Henry Shackleton, irlandese, che nel 1909 arrivò a soli 180 chilometri dal Polo Sud con una marcia di 2700 chilometri in 128 giorni e nel 1914 visse la leggendaria avventura raccontata in un libro affascinante, della traversata, tra mille traversie, del continente dal Mare di Weddel fino al Mare diRoss.

Quando improvvisamente il mare si fa calmo, tutto diventa piatto e cominciano a comparire gli iceberg, prima piccoli, poi grandi come il Duomo di Milano, o come Milano stessa, il cielo diventa strano, liscio, pallido, vuol dire che sei quasi arrivato. Cinquanta ore di scossoni e scricchiolii e qualche timore a guardare la prua della Plancius che va su e giù e si tuffa nelle onde, e poi questo silenzio irreale. Siamo a ridosso delle South Shetland Island, il primo avamposto del continente. Il continente vero e proprio non è molto lontano. Altra traversata ma l’atmosfera è diversa. Pochi colori, niente vento, ma sarà sempre così? Sembra il set di un film in azzurro e bianco. E il rosso delle nostre giacche a vento che rovina l’incanto. Un po’. Più avanti c’è la Penisola Antartica quando la tocchi sei arrivato. Come dire terraferma. Ci si può perfino fermare in rada. Ci si organizza, parka, stivali, guanti, berretti vari, gli uomini dell’equipaggio calano i gommoni in acqua, le guide si mettono al timone e si comincia l’esplorazione. Un frammento di esplorazione. Si va a terra, perfino, toccando quei lembi di roccia grigia rimasti scoperti, perché probabilmente sono le cime di montagne alte come il Cervino o il Bianco. NekoArbour e ci siamo. I pinguini sono da queste parti. Sono Papua, una delle tante specie. Deception Island, poi la Whaler’s Bay, Wilhemina Bay, Paradise Bay, Half moon Island: sono solo nomi. Che importa sapere i nomi. La nave sfiora paesaggi morbidi o duri, in un susseguirsi di candore, rocce, ghiacci, con il giorno sempre più lungo e una notte che diventa appena scura, regalando una sbronza di luce. Si incontrano perfino gli abitanti umani, alla Vernadsky Station, un centro di ricerca ucraino, uno di quei covi di scienziati che per il bene della conoscenza se ne stanno calati sui loro microscopi elettronici. In un virtuale contatto con le origini del mondo.

A me, in fondo, basta sfiorare le piume spettinate di un pulcino di pinguino e guardarlo nei suoi occhi strani. Qui dove il mappamondo finisce.

Testo di Lucio Valetti, foto di Sergio Pitamitz  |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

Vai alla PHOTOGALLERY

SFOGLIA IL MAGAZINE

INFO UTILI

Con chi andare

L’Antartide è una terra estrema che necessita una certa organizzazione. Proprio per questo motivo si consiglia vivamente di affidarsi a un bravo tour operator, l’idea di un viaggio autogestito non è considerabile. Tour 2000 è un TO specializzato che organizza tour e circuiti in Sud America e Terre Australi.

Documenti

Passaporto in corso di validità. Ai cittadini italiani non é richiesto alcun visto.

Quando andare

Durante l’estate australe che corrisponde all’inverno boreale, in cui il tempo è clemente e le ore di luce sono abbondanti. Tra ottobre e novembre si rompe il pack si rompe e i pinguini si accoppiano. Il picco dell’estate va da dicembre a gennaio ed è anche il periodo in cui i pinguini covano le uova. Febbraio e marzo sono i mesi in cui si possono avvistare le balene.

Come arrivare

Spesso ci si arriva via mare è il punto di imbarco è Ushuaia, Argentina. Dall’Italia si vola quindi sovente su Buenos Aires e da qui si prende il volo per Ushuaia. Si consiglia di programmare bene gli spostamenti con buon margine tra uno e l’altro.

La lingua

La lingua ufficiale sulla nave è l’inglese.

Elettricità

220 volt, 50 Hz

Fuso orario

Non ci sono fusi orari. Il continente non è inserito nella divisione convenzionale dei fusi orari. Nelle diverse stazioni di ricerca  si usa o  l’ora della madrepatria o l’ora dei paesi più vicini o l’ora legale, cioè l’ora di Greenwich.

Vai alla PHOTOGALLERY

SFOGLIA IL MAGAZINE

Caro lettore,

Latitudes è una testata indipendente, gratis e accessibile a tutti. Ogni giorno produciamo articoli e foto di qualità perché crediamo nel giornalismo come missione. La nostra è una voce libera, ma la scelta di non avere un editore forte cui dare conto comporta che i nostri proventi siano solo quelli della pubblicità, oggi in gravissima crisi. Per questo motivo ti chiediamo di supportarci, con una piccola donazione a partire da 1 euro.

Il tuo gesto ci permetterà di continuare a fare il nostro lavoro con la professionalità che ci ha sempre contraddistinto. E con lo stesso coraggio che ormai da 10 anni ci rende orgogliosi di quello facciamo. Grazie.