È la Tanzania meno battuta, Kilwa è, per fortuna, ancora quasi sconosciuta. Perché andarci? Per le spiagge selvagge, gli eco-lodge curati e poco affollati e perché conserva i resti di architettura islamica più antichi dell’Africa subsahariana.
Prima tra tutte venne Zanzibar, seguita da Mafia e Pemba. Un volo e un villaggio facevano la felicità, in un paradiso con spiagge borotalco lambite da acque cristalline a prezzi abbordabili. Oggi la Tanzania fa sempre meno rima con destinazione balneare di massa; per svernare si va a Kilwa, perfetta per chi cerca qualche giorno di mare in un posto ancora autentico e lontano dai soliti circuiti turistici, abbinando magari un safari.
Si arriva a Kilwa Kivinje, sulla strada per Kilwa Masoko in auto sulle strade polverose che dal Parco Nazionale del Selous portano fin sulla costa. E finalmente appare il mare, la vastità dell’Oceano Indiano davanti agli occhi. Il piccolo villaggio di Kilwa Kivinje è un breve stop poco prima dell’arrivo. Sul finire del giorno i pescatori, all’ombra degli alberi, stanno sistemando le reti. I ragazzini corrono tutt’intorno e gli adulti, quelli che non riparano le reti, si rilassano dopo la lunga battuta di pesca. In acqua, tanti barconi di legno, dai fianchi scolorati dal mare, aspettano di tornare in acqua l’indomani.

Vale la pena fare una sosta, proprio al tramonto, alle saline di Kilwa Masoko, poco distanti, per vedere il cielo tingersi di rosso e insanguinare l’acqua nelle vasche di raccolta. Alcune famiglie vivono proprio intorno ai bacini salati. La base per esplorare questo timido tratto di costa africana è il Kimbilio Lodge, una serie di bungalow immersi nella vegetazione ma a un passo dalla spiaggia. Ad accogliere gli ospiti è Elisabetta Daniello, una giovane donna italiana che si prende cura di questa struttura ormai da qualche anno per conto della proprietà. Le camere sono ampie, spartane ma ben curate e dal letto si sente il suono della risacca.

Il motivo per fermarsi qui, al Kimbilio, è la non lontana isoletta di Kilwa Kisiwani, che ospita le rovine di uno dei più importanti sultanati swahili. A partire dal XII secolo la città fiorì e divenne un importante centro commerciale per tutti i traffici, compresi quelli con l’Asia. Schiavi e oro, ferro e avorio, spezie, stoffe, porcellane, tutto transitava da Kilwa Kisiwani. Intorno al 1330 il grande viaggiatore Ibn Battuta fece scalo a Kilwa descrivendola come “una delle più belle città del mondo”. Arabi ed europei si resero conto dell’importanza strategica di questa isoletta; la conquistarono a più riprese i portoghesi, nel 1505, gli arabi e infine i francesi, poi la città fu abbandonata nel 1840. Le rovine furono riportate alla luce negli anni 50 e nel 1981 l’UNESCO le ha dichiarate Patrimonio dell’Umanità motivando questa nomina con il fatto che quel che resta delle strutture ci aiuta a comprendere la cultura swahili, le forme di commercio dell’epoca e il processo di islamizzazione della costa orientale africana.

Ci vuole una ventina di minuti, a bordo di un dhoni, la tipica barchetta locale per arrivare al moletto di Kilwa Kisiwani. Tra le grandi strutture rimaste, il Forte Arabo e la Grande Moschea, che fa bella mostra di quasi tutte le colonne ben allineate, e le rovine del Palazzo di Husuni Kubwa.
La spiaggia di Jimbizi brulica di attività: centinaia di persone affaccendate intorno a barconi che tra poco prenderanno il mare. Tanti equipaggi, si conoscono tutti, si salutano. Tanti sono anche gli spettatori, amici, parenti. Partono a scaglioni, ordinatamente, secondo una sequenza stabilita. Tempo mezz’ora e la spiaggia si svuota e ritorna tranquilla.
Testo e foto di Vittorio Sciosia |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com
Info utili
Informazioni: per informazioni visitate il sito del Governo
Come arrivare
Ethiopian Airlines offre tariffe vantaggiose unite a una buona qualità, con aerei nuovi e ottimo servizio a bordo
Quando andare – Clima
in Tanzania ci sono due stagioni abbastanza identificabili: la stagione verde che va da novembre a metà maggio e la stagione secca che da metà maggio va fino a metà novembre. Aprile è il mese delle piogge. Clima più temperato sugli altopiani e in molte località può fare abbastanza fresco di notte. La fascia costiera lungo l’Oceano Indiano e le isole al largo della costa hanno invece un clima caldo e tropicale.
Dove dormire e mangiare
Hotel Slipway a Dar es Salaam, si trova sul lungomare
SELOUS MANZE CAMP nella Riserva Selous
KIMBILIO LODGE nella città di Kilwa Masoko
EMERALD BAY RESORT sull’isola di Pemba
Viaggio organizzato
il Tour Operator I Viaggi di Maurizio Levi organizza il viaggio presentato in queste pagine
Fuso orario
due ore in più rispetto all’Italia (una sola quando c’è ora legale)
Documenti
Passaporto con validità di 6 mesi dalla data dell’ingresso. Dal 1° di gennaio 2018 i cittadini italiani devono ottenere il visto di ingresso prima della partenza dal Consolato a Milano o dall’Ambasciata a Roma
Vaccini
Nessuna vaccinazione è obbligatoria
Lingua
kiswahili e inglese
Religione
La gran parte della popolazione professa la religione islamica. Presenti anche comunità cristiane
Valuta
Scellino Tanzaniano TZS
Elettricità
230 Volt. Le spine sono quelle a tre lamelle disposte a triangolo tipo inglese. È consigliabile portare con sé un adattatore universale ed una torcia.
Telefono (prefisso e copertura mobile):
Per l’Italia +39 – per la Tanzania 0255. La rete cellulare è abbastanza diffusa anche al di fuori dei centri abitati maggiori
Abbigliamento
È consigliato un abbigliamento comodo con capi in tela e cotone e qualcosa di pesante per la sera, come giacche in pile o gore-tex
Shopping
Artigianato locale: oggetti in legno, stoffe di cotone e batik
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