Sei cose di Napoli da amare

Ve la immaginate? Una torinese d’adozione che scrive di Napoli. Pazzesco. Eppure.  Eppure, io amo Napoli. Amo così tante cose di questa città che forse un articolo non basta.  Di Napoli, amo innanzitutto il Cimitero delle Fontanelle. Un bel respiro prima d’entrare, nella necropoli nascosta nel cuore della Sanità: qui si refriscano ll’anem ‘o Priatorio: quarantamila cape ‘è morte, teschi impilati, innumerevoli resti anonimi. Un bel segno della croce prima d’entrare, se ci credete e anche se non ci credete. Vi aspetta un enorme silenzio, là dentro.

La luce filtra attraverso poche fessure e sottolinea un dettaglio qua e là. Ci seppellivano i morti extra moenia. Soprattutto quelli della peste del 1656 e quelli del colera del 1865. Si pensava a salvare i vivi, e si abbandonarono i legami con i morti, perdendo il lutto privato della perdita. Siete sul palcoscenico di una tragedia greca.  Di Napoli, ovviamente amo il Cristo Velato nella Cappella Sansevero. Il velo appoggiato sul corpo di Gesù ne rivela le costole, le mani, le dita dei piedi, ma sembra quasi far affiorare le ossa del cranio e le rotule delle ginocchia. Sembra inconsistente, etereo: è un’esperienza dell’altro mondo. Il velo  sembra tessuto, ricamato: è un pizzo prezioso. Più camminerete intorno a questo capolavoro, più vi renderete conto di nuovi dettagli. E’ magia. Noterete le pinze usate per estrarre i chiodi dalla croce, e la corona di spine, i cui aculei si piantano nel lettuccio su cui riposa il figlio di Dio, il suo ombelico, ed i capelli, ed un dettaglio della spalla.

Nella stessa Cappella, però, c’è anche un’altra meraviglia assoluta: in fondo a destra, vedrete la statua di un pescatore.  E’ la Statua del Disinganno: l’uomo di mare sta rompendo la maglia del Peccato o dell’Ignoranza, liberandosi di una maglia così reale da aver portato – secondo una leggenda metropolitana – un soldato nazista a romperne un pezzo per attestarne la materia. A fianco del pescatore, un piccolo genio alato, simbolo dell’intelletto umano, indica un globo, immagine delle passioni terrene, al quale resta appoggiato una Bibbia, testo sacro ma anche una delle “tre grandi luci” della Massoneria.   Amo anche le Macchine Anatomiche, che troverete nell’Appartamento della Fenice, al di sotto della Cappella di Sansevero. E se il Cristo Velato è magia, questi due scheletri sono Mistero e Meraviglia e Immortalità.

Le Macchine furono realizzate dal medico palermitano Giuseppe Salerno, sotto la direzione di Raimondo di Sangro intorno agli anni Trenta del 1700. Ciò che le rende eccezionali è il sistema artero-venoso quasi perfettamente integro: ad oggi, non si sa come né attraverso quali procedimenti né adoperando quali materiali se ne sia potuta ottenere la pressoché perfetta conservazione.

Di Napoli, amo le piccole piramidi che coprono la Chiesa del Gesù Nuovo. Su queste pietre, ricoperte da strani simboli, si è detto di tutto nel corso dei secoli: segreti esoterici da tramandare, maestri in grado di caricare positivamente le rocce in modo da tener lontano le energie negative, magnetismo, ma anche sciagure che nel tempo si sono abbattute su questo edificio, non hanno potuto che aumentarne la fama e la riverenza dei fedeli. E poi, nel 2010, storici dell’arte e musicologi hanno svelato il segreto dei simboli di questa facciata: lettere aramaiche, note di uno spartito di un concerto per strumenti a plettro. L’hanno intitolato Enigma.  E di enigma si parla quando si parla di amore, no?

L’amore non si spiega, accade e basta. E per me, con Napoli, è stato così: questa città, museo a cielo aperto, un’immensa opera miracolosa, imbrattata da strade disastrate e sporche in alcuni casi, ma rapida e splendente e unica al mondo. La ami e la odi allo stesso tempo, ma non puoi spiegare cosa vuol dire vederla dall’alto, appena usciti dalla Funicolare di Montesanto con San Martino e Castel dell’Elmo vicini, e il Vesuvio, e le isole partenopee, e il fiato che si ferma. L’amore non si spiega. Si accoglie.

Testo e foto di Vanessa Marenco  |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

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