Obrigado Portugal

Milano, aprile 2010: in un pub della periferia di Milano, quattro ragazzi muniti di cartina geografica, programmano il tour estivo nella pittoresca terra del fado. Porto, Fatima, Tomar, Portimao, Faro, Lagos, Sagres, Lisbona, Sintra e Cascais. Il 17 luglio, all’alba, salutano Milano sempre più piccola,  dai finestrini dell’ aereo. Qualche ora dopo sono già in terra portoghese. L’aria è frizzante nonostante sia luglio, il vento scombina piacevolmente i capelli. L’afa: soltanto un lontano ricordo. Porto,  è un insieme disordinato di vecchie abitazioni, con muri sgretolati e cime diroccate. È la città del vino Porto e dei gabbiani.  Il folcloristico mercato rionale è  una tappa imperdibile: vecchie dalla pelle di carta crespa, vestite di nero, dietro  bancarelle di frutta fresca, legumi, pesce e  pane, esposti creando una straordinaria confusione. A Porto regna il caos che ti cattura. A primo impatto, l’occhio del turista, poco abituato alla bellezza rude di questa cittadina che ha sempre sofferto il contrasto con la sorella maggiore Lisbona, reagisce con disprezzo all’ostentata povertà. In realtà, a catturare l’attenzione, una volta entrati nella sua filosofia di vita, è proprio l’ anima autentica poco disposta a fornire gli agi imposti dallo stile preteso dalla popolazione di passaggio. Porto non accoglie il turista,  esso stesso deve accoglierla. Porto si odia o si ama. Qualcuno ha deciso di amarla e lì, si promette amore reciproco. In un caldo pomeriggio di luglio, nella Cattedrale che affaccia  sul Douro, gli sposi escono verso una nuova vita insieme. Fatima è  un paese che con le sue pensioni rosa, le rotonde di recente costruzione, e i suoi alberghi, vuole rendere omaggio ai tre pastorelli, o al turismo, ormai largamente diffuso in tutta la zona. Migliaia di negozietti fatti con lo stampino, propongono prodotti standardizzati. Per ora di spirituale c’è ben poco. La piazza è immensa, vista così: vuota, bianca; ai due estremi i due Santuari. Al centro sorge la cappella dove si celebra la messa e il forno dove si offrono in dono i ceri, di tutte le grandezze e  forme. Alcuni raffigurano, forse creando un non so che di “macabro”, alcune parti del corpo come arti e organi, simbolo dei problemi fisici di ogni persona. Sporgendosi dalla bocca del forno, si possono notare, oltre ai ceri mezzi fusi che colano tra le grate carbonizzate, le speranze e le preoccupazioni di migliaia di pellegrini. I ceri scompaiono, si fondono e gettano fumo nero. Dalla nube scura escono storie di vita, ascoltando il vento che soffia nell’immenso piazzale, possono udirsi vibranti di tristezza, passare e volare via. Non si può spiegare Fatima. Perché Fatima non è la stessa per tutti. E’ “l’ampolla” dei pensieri. Portimao è la prima tappa dell’Algarve: delusione totale. Orribile insieme di blocchi di cemento tempestati di finestre che fanno a gara a chi ha un piano in più. A Portimao il comfort è tutto. A gran sorpresa, spiagge e mare sono intatte. Sabbia, finissima, schiaffeggia i bagnanti che si abbronzano senza patire il caldo grazie al vento che soffia imperterrito. L’acqua è uno specchio cristallino. I bagnanti non si azzardano; l’oceano gelido permette solo una rapida rinfrescata. Faro è la città delle cicogne: i nidi svettano sui tetti delle case, sui campanili delle chiese e persino sui lampioni. Vicino alla spiaggia sorgono le vecchie case dei pescatori. E’ un pittoresco paesaggio uscito da un quadro. Della piccola Lagos colpisce la pulizia,  l’edificio piastrellato di verde smeraldo e il negozietto di una pittrice francese. Sagres, con la sua fortezza catapulta in un’altra dimensione. Una volta dentro le mura, solo un forte vento e degli scenari  spogli ma spettacolari. Ammirare il tramonto in quel punto vuol dire scordarsi del resto del mondo: sopra il sole, sotto il mare che si infrange duro e spumeggiante sulle scogliere. La spettacolare luce arancione del giorno, saluta la luna e che accompagna per mano la sera, lasciandola nel punto più alto del cielo. La luna, alle nostre spalle, ancora spenta, sembra ridere beffarda del sole che lascia quello spicchio di cielo. Ma il sole, più maturo e sornione di lei, brilla per noi, che malinconici, già non vediamo l’ora di rivederlo. Cascais è un’immensa duna di sabbia che segue il vento. Il mare, con le sue creste bianche è la culla dei surf e dei kite. Le impronte dei piedi dei surfisti muscolosi, completano quello spettacolare quadro. L’imponente Lisbona è l’ultima meta del viaggio. Sembra fatto apposta che il tour si concluda con la struggente melodia del fado. Lì nascono  migliaia di sapori, profumi, colori. Il Barrio allieta le serate. Dall’ Alfama  il caratteristico tram giallo serpeggia per le viuzze. Poi Bèlem, Sao George, Praça  do commercio e tanto altro. È venerdì di fine luglio nel Barrio, la gente non sa che quattro ragazzi presto lasceranno quel bel Paese. Ridono, ballano, ma oggi è meno festa di ieri. E brindando, anche se non lo sanno, già progettano un altro bel viaggio.

Testo: Stefania Pozzi

Info: Visit Portugal

Come arrivare: si vola su Porto dai principali aeroporti italiano con TAP www.flytap.com

Dove dormire: guarda i piccoli hotel di charme selezionati da Latitudes

Dove mangiare: tutti i ristoranti della regione offrono cucina portoghese di mare e di terra a prezzi estremamente convenienti rispetto agli standard italiani. Non è raro alzarsi da tavola dopo una cena veramente completa spendendo meno di 10 euro.

Viana do Castelo (Casa do Ameal): Taberna de Valentim, Rua Mons. Daniel Machado 180; t. +351. 258.827505

Cinfaes (Quinta da Ventuzela): Lugar de Azevedo, Tendais, Cinfaes, Solar do Montemouro, t. +351.965.853221

Arco de Baùlhe (Casa da Tojeira): Restaurante Churrasqueira do Paço, t. +351.253. 665051