Japanese Dream, un libro straordinario

Da dove inizio? L’emozione di aprire Japanese Dreams,  Felice Beato e la scuola di Yokohama, è stata innegabilmente forte. Tanto forte da non riuscire a trovare le parole per riportarla. Il che, detto da chi fa questo
mestiere da 25 anni, a meno di non commiserare le sue residue sinapsi, dà una misura dell’eccezionalità dell’oggetto che mi è stato proposto. Innanzitutto l’aspetto: grandi dimensioni (33 x 48 cm)  copertina rigida cartonata rivestita in setalux con l’immagine di due donne giapponesi sedute e riprese di schiena (altre due sono in quarta di copertina) catturate in tutte le sfumature del seppia con una coloratura rosa appena accennata dei fiori che adornano il loro obi , stesso colore ripreso dal titolo. In basso il marchio Alinari/24 ORE, una garanzia di qualità che prepara a ciò che si sta per ammirare.





Occorre scivolare attraverso un canneto dorato su fondo viola, che sostiene una serie di misteriosi ideogrammi, per addentrarsi nel libro vero e proprio, che consiste in una raccolta di antiche stampe all’albumina colorate a mano con acquerelli e procedimenti xilografici. Sono fotografie a pagina doppia di grande impatto emotivo per il raro, inafferrabile, perfetto equilibrio compositivo e cromatico che le regge. Dove la foto occupa solo la bianca (la pagina di destra),  la volta (quella di sinistra) affiancata individua via via un arcobaleno alternativo di colori spenti e terrosi , tra cui è selezionato quello di sfumatura perfetta per l’abbinamento all’immagine . A volte in questa campitura piatta è inciso un haiku, una citazione o un principio zen che contribuisce alla estrema eleganza formale dell’insieme.

La sensazione di trovarsi davanti a un libro unico cresce sfogliandone le pagine. Perché pur nell’evidenza di  un’ intenzione  divulgativa dell’autore, ciascuna immagine vive di vita propria come un affresco a sé stante e, vorrei dire, indipendente dal contesto, la sublimazione di un puro concetto estetico. Quasi che il contenuto fosse solo il pretesto per raccontarne la forma. Le immagini sono raccolte in 4 capitoli: luoghi e paesaggi, l’universo femminile, l’universo maschile e il lavoro, che sono altrettante lenti attraverso cui Felice Beato ebbe, tra i primi, il privilegio di osservare la realtà del Giappone nel 1863 e di poterla fotografare. Il suo stile fu poi seguito e perpetuato fino alla fine del secolo  dalla cosiddetta scuola di Yokohama, che contribuì a fondare. I preziosi originali sono custoditi negli Archivi Alinari, ma le riproduzioni sono di qualità elevatissima, nonostante, come si sa, sia molto più complicato riprodurre colori tenui, dalle molte impercettibili sfumature, che colori vivi e squillanti. La raffinatezza estrema di questo libro senza tempo ne fa un’autentica opera d’arte e giustifica la coraggiosa scelta di pubblicarlo in un’epoca di immagini godute per lo più in tv o sui monitor.

Testo di Federico Klausner







Japanese Dream. Felice Beato e la scuola di Yokohama.
Con un testo di Monica Maffioli. Editore 24 ORE Cultura, maggio 2012, formato 33 x 48 cm, 132 pagg. € 79