Templi Zodiacali: tra religione, astrologia e superstizione


Sono un maiale! In molti me l’hanno detto in passato ma nessuno aveva mai utilizzato tale appellativo per dire che sono una persona apparentemente burbera e scontrosa, che in realtà, però, si prodiga per essere disponibile e per non deludere chi mi ama. Una nobile descrizione del mio carattere quella fatta dalla simpatica signora che, calcolatrice alla mano e tarocchi sul tavolo, qualche mese fa, nel cuore di China Town a Bangkok, mi ha sorriso esclamando che essendo nato nel 2514, secondo il calendario astrologico cinese, sono un maiale al 100 %. Ma la vera buona notizia è stata che avevo ancora 6 anni per portare a termine un compito dettato dagli astri: visitare Wat Phra That Doi Tung il tempio a 1390 mslm, al confine fra Thailandia e Birmania, dedicato al mio segno zodiacale. Essendo entrati ufficialmente nel 2556, anno del Serpente, dovranno trascorrere altri 5 capodanni prima che si festeggi di nuovo l’Anno del Maiale. Ma perché tergiversare? Vivendo in Thailandia ho avuto modo di imparare con il tempo che la vita quotidiana qui è scandita dalla sovrapposizione del calendario lunisolare buddista di origine indiana con quello solare tropicale gregoriano di origine occidentale, associati alla tradizione astrologica cinese, adeguatamente riadattata alle esigenze di questo popolo dai caratteri peculiari. Ho anche imparato ad accettare il fatto che fare programmi a lungo termine non sempre funziona e che è preferibile lasciarsi guidare dal caso, dal fato, dal destino o da qualunque altra cosa in cui si creda: eccomi così con un biglietto in mano, pronto a volare da Bangkok a Chiang Rai per andare a visitare questo sperduto tempio in montagna.

Dopo poco più di piacevole volo un’ora di con la frizzante compagnia aerea malesiana Air Asia – solo chi ha avuto il piacere di volare con loro almeno una volta può capire cosa intendo con frizzante – si arriva nel piccolo Aeroporto Internazionale di Chiang Rai che, a dire il vero, d’internazionale ha solo il nome. L’aria che si respira qui è decisamente meno inquinata di quella lasciata a Bangkok, resa ancora più piacevole da qualche grado in meno e da una leggera brezza. Il primo impatto con questa città fa presagire un soggiorno piacevole. Il piccolo centro di Chiang Rai non dista molto dall’aeroporto e, nonostante una storia di qualche centinaio di anni e un trascorso da capitale del Regno, il capoluogo della Provincia più a nord della Thailandia non ha molto da offrire ai turisti. Al contrario offre più di quanto non si possa immaginare a chi in questa parte della Terra dei Sorrisi ci viene con un obiettivo diverso dal semplice visitare monumenti e templi o esplorare foreste fin troppo battute dall’uomo a dorso di docili elefanti ammaestrati. Qui i ritmi sono lenti e la gente delle zone meno turistiche ama trascorrere le serate chiacchierando davanti ad un bel bicchiere di birra o di whiskey. Qui si riscopre un rapporto più equilibrato con il tempo che non necessariamente segue il ticchettio dell’orologio ma sa ancora ascoltare le richieste naturali da parte del corpo di cibo o di ristoro. Oltre a qualche tempio antico, fra cui Wat Phra Kaeo che ospitò il famoso Buddha di Smeraldo oggi conservato nell’omonimo tempio a Bangkok, il visitatissimo Wat Rong Khun – Tempio Bianco, il night bazaar e qualche buon ristorante, Chiang Rai città è semplicemente il luogo di partenza ideale per un’esplorazione più ampia della provincia.

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