Da Bergen a Capo Nord: cronaca di un viaggio di 2400 chilometri in una terra dal fascino unico, dove i fiordi offrono panorami indimenticabili e deliziose cittadine dalle radicate tradizioni punteggiano le coste.
Un viaggio a queste latitudini è senz’altro un’esperienza irripetibile ed esotica. Un aggettivo che siamo abituati ad accostare al sud, a paesi lontani e tropicali, tuttavia anche il nord estremo ha il fascino del diverso e dello sconosciuto. E’ questa la scoperta che si concretizzerà con questo meraviglioso viaggio di 2400 km in Norvegia: partenza da Bergen per arrivare fino al mitico Capo Nord, con una puntata alle isole Lofoten.
Bergen, meglio conosciuta come la capitale dei fiordi della Norvegia Occidentale, fondata nel 1070 da Re Olaf Kyrre, importante centro commerciale e di navigazione nel Medioevo, è oggi città universitaria, frequentata da moltissimi giovani, che contribuiscono a renderla moderna, all’avanguardia e piena di vita. Il posto più conosciuto e visitato della città è senza alcun dubbio il Bryggen, l’antica zona commerciale, posizionata di fronte alla baia di Vagen, su cui sorgono storici edifici mercantili, a V “rovesciata”, che una volta rappresentavano il fulcro dell’importante attività commerciale della Lega Anseatica in Norvegia. Oggi questi edifici sono stati classificati dall’Unesco Patrimonio Mondiale dell’Umanità.
Nei pressi del porto, sorge l’Hakonshallen, l’antica fortezza e la torre Rosenkratztarnet, costruita nel ‘500. Si apre sul Vagen anche la più importante ed animata piazza di Bergen, Torget, caratterizzata dal pittoresco ed animatissimo mercato del pesce, che si tiene tutti i giorni della settimana, esclusa la domenica.
Qui è possibile acquistare le varie specie di pesci nordici, dai salmoni affumicati o cotti al vapore, alla balena, dallo stoccafisso al baccalà, dalle aringhe ai granchi reali più grandi e più freschi del mondo. Cosa curiosa, ma solo fino ad un certo punto: la maggior parte di queste bancarelle sono gestite da italiani. Chiedo proprio a loro di indicarmi il luogo migliore per poter realizzare qualche scatto dall’alto: all’unisono mi suggeriscono di salire sul monte Floyen, raggiungibile con la funicolare. Non me lo faccio ripetere due volte, tra l’altro la stazione della Fløibanen è a pochi passi dal mercato del pesce. Otto minuti e sono su, a 320 metri sul livello del mare. Dalle terrazze costruite sul Floyen, la vista è magnifica, il panorama sulla città, sui fiordi, le montagne ed il mare è straordinario.
I giorni successivi li trascorro nella regione dell’Hardanger, famosa per le sue bellezze naturalistiche, per essere il territorio dove si estende l’Hardangervidda, il più grande altopiano dell’Europa settentrionale, e dove si allunga per 179 km, l’Hardangerfjord, il terzo fiordo più lungo al mondo. Attraverso il fiordo in battello e resto estasiato dalla sua bellezza: i ghiacciai che vi si affacciano e le numerose cascate sono imponenti.
Lasciato il sud, inizio a risalire la Norvegia, percorrendo la leggendaria E 16 fino a raggiungere il Sognefjord, che con i suoi 204 km è il più lungo fiordo del paese, ed il secondo al mondo. Uno spettacolo unico, stupende cascate che dalle montagne si gettano nelle acque del fiordo, minuscoli e coloratissimi villaggi disseminati un po’ dovunque, le piccole chiesette in legno, il tutto a testimonianza della presenza di vita in questi luoghi.
Mi trattengo ancora un giorno in questa zona, per l’esattezza a Myrdal, dove a bordo di un suggestivo trenino di montagna della Ferrovia Flamsbana, proseguo tra paesaggi emozionanti, fino a Flam percorrendo un dislivello di 880 metri in soli 20 km senza l’uso della cremagliera: un vero e proprio gioiello di ingegneria ferroviaria. A dispetto delle previsioni meteorologiche negative, mi metto in marcia e raggiungo il Geirangerfjord che si snoda nella regione norvegese del Sunnmøre nel sud della contea del Møre og Romsdal. È un ramo del ben più grande Storfjorden e al suo interno si trova il famoso villaggio di Geiranger, uno dei siti naturalistici più visitati della Norvegia e dal 2005 patrimonio dell’Unesco. La giornata è bellissima, approfitto così per fotografare uno degli scorci più pittoreschi di tutta la Norvegia, la cascata delle“sette sorelle”, un vero e proprio monumento naturale, dove sette rivoli d’acqua che scendono dalla montagna si gettano nel fiordo.
Il giorno successivo sveglia all’alba, mi aspettano una serie di voli per raggiungere le Isole Lofoten. Da anni sogno di visitarle e finalmente è giunto il momento che aspettavo. L’arcipelago si trova al di sopra del circolo polare artico, di fronte alle coste della Norvegia settentrionale, ed è compreso nella contea norvegese di Nordland. La luce artica che bacia queste terre, dona ai paesaggi colori particolari, e la corrente del golfo addolcisce il suo clima tant’è che la flora delle Lofoten è molto varia e insolita per queste latitudini. I venti fortissimi che spirano durante il periodo invernale, rendono il loro mare uno dei più impetuosi, ma anche tra i più pescosi. La pesca, in particolare dei merluzzi, è tradizionalmente l’occupazione principale degli abitanti delle isole, e, anche se oggi il turismo contribuisce in maniera determinante all’economia dell’arcipelago, le Lofoten continuano a mantenere la loro genuinità e il loro carattere, abitate essenzialmente da ‘uomini di mare’ .
Il tempo come sempre è tiranno, quindi sono costretto ad effettuare una scelta, ed a fare la conoscenza con una sola delle isole dell’arcipelago. Scelgo Moskenesøy, l’ultimo lembo di terra su cui corre la strada E 10, che è collegata a Flakstadøy da un ponte. È forse la più spettacolare dell’arcipelago, con le sue cime di roccia lavica, affacciate su un mare azzurrissimo, che sono il cuore della muraglia delle Lofoten.
Un breve passaggio al villaggio di Reine posizionato sotto la cima del Reinerbringen, quindi continuo lungo la R10, fino a raggiungere Å, come l’ultima lettera dell’alfabeto norvegese. La cittadina che ha conservato intatto il suo aspetto di piccolo villaggio di pescatori è nota soprattutto per ospitare il Museo dello Stoccafisso. Passeggiando per il villaggio, mi accorgo di essere attorniato da centinaia di caratteristiche rastrelliere dove viene appeso il merluzzo per essere essiccato, e dalle rouber, le tipiche casette ricovero un tempo dai pescatori, oggi utilizzate per ospitare i turisti. Prima di lasciare le Lofoten, mi fermo a fare due passi sulla spiaggia di sabbia bianchissima di Flakstad sulla quale spicca una tipica chiesa di legno rosso risalente al XII secolo.
A bordo di un turboelica raggiungo Bodo, dove mi attende il volo per Tromsø, “la porta dell’artico”. In questa città, tutto ricorda le grandi spedizioni polari, dai monumenti intitolati ai grandi esploratori, alle numerose birrerie in cui si respira ancora l’aria di quei tempi: è da qui che si partiva con le baleniere per avventurarsi nel freddo e tempestoso mare di Barents, e da qui sono passate gran parte delle missioni dirette al Polo Nord. Oggi Tromsø è una città vivace e frizzante, grazie anche al gran numero di giovani che dal 1973, anno in cui è stata istituita l’università, si sono trasferiti dal sud della Norvegia a studiare proprio qui. Anche se a ritmo sostenuto, sono riuscito a farmi un’idea della città, iniziando la mia visita dalla Cattedrale Artica, il suo simbolo religioso, capolavoro in vetro e cemento dalle forme semplice e lineari. Il passo successivo è dirigersi in funivia sul monte che domina Tromsøya, l’isola di Tromsø, dal cui belvedere si gode di una vista ineguagliabile, sui monti circostanti e sull’isola delle Balene. Rientrato in città, raggiungo il Museo Etnologico, per apprendere la storia dei Sami, più noti come Lapponi, che vivono nell’estremo nord dell’Europa (Norvegia, Svezia, Finlandia e Russia), ed ancora oggi, come in passato, legati alla pastorizia e allevamento delle renne.
Capo Nord è alle porte, mi restano da percorrere “solamente” i 540 km che lo dividono da Tromsø. Giunto ad Honningsvåg, il paesaggio cambia radicalmente, le foreste lasciano spazio a distese brulle di tundra polare, ogni tanto incontro, lungo la strada, branchi di simpatiche renne, che pascolano in prossimità delle poche case presenti. Raggiungo il mitico sperone roccioso che indica il punto più settentrionale d’Europa, a soli 2053 Km dal Polo Nord, sotto una pioggia fredda e battente, ma la soddisfazione è enorme, nonostante il viaggio estenuante ed a tratti avventuroso.
Testo e foto di Franco Cappellari |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com
Info utili
Informazioni: Ente per il turismo norvegese, via Cappuccini 2 – 20122 Milano. t.0285451440 .
Come arrivare: Si vola su Oslo dall’Italia con la compagnia SAS. In Norvegia poi i due aeroporti di Oslo e Tromsø sono collegati quotidianamente da diversi voli, della durata di un’ora e mezza circa.
Quando andare: la Norvegia si presta ad essere visitata in ogni stagione. L’estate e l’autunno, caratterizzati da un clima relativamente mite, rappresentano il periodo migliore per dedicarsi al trekking e all’esplorazione delle meraviglie naturali della zona. In inverno, invece, è l’aurora boreale a richiamare la maggior parte dei turisti.
Clima: tipico del Nord Europa. Anche nella bella stagione le temperature di rado superano i 15-18 gradi. In inverno fa piuttosto freddo ma non immaginatevi di dover affrontare le condizioni impossibili della tundra siberiana: la presenza del mare a pochi chilometri di distanza smorza abbastanza il gelo.
Fuso orario: +1
Documenti: carta d’identità valida per l’espatrio.
Lingua: norvegese, ma l’inglese è parlato perfettamente ovunque.
Valuta: corona norvegese. 1€ corrisponde a circa 9,5 NOK.
Elettricità: 220 volt. Prese di tipo Schuko (tedesco).
Telefono (prefisso e copertura mobile): +47. Copertura mobile, sia voce che dati ovunque.
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