La Sinagoga di Casale Monferrato

Con la bella stagione agli abitanti delle città – che sono poi quelli che in teoria vivono con le maggiori ‘pressioni’ di vario genere e per l’intero anno solare – viene voglia di ‘evadere’ (fisicamente e mentalmente) andando a visitare luoghi vicini e, se possibile, inconsueti, interessanti. Per chi ritiene che una gita debba rappresentare ‘anche’ l’occasione per conoscere un po’ di storia, di costume, visitando monumenti che assommano tali requisiti, il consiglio è di andare a Casale Monferrato, in provincia di Alessandria, pressappoco a metà strada fra Milano e Torino. La cittadina si trova ai piedi delle colline del Monferrato ed è bagnata da fiume Po. Il monumento da visitare è la famosa Sinagoga, la cui edificazione risale all’anno 1595, situata all’interno del ghetto ebraico. Ma la presenza storica degli ebrei in città è anteriore a questa data; addirittura risale all’anno della scoperta dell’America (1492) che è anche l’anno nel quale gli ebrei vengono cacciati dal regno di Spagna (diaspora). La comunità ebraica di Casale Monferrato si sviluppa e si integra prima sotto il dominio dei Paleologhi, quindi, nel XVI secolo, col subentro dei Gonzaga. Gli ebrei di Casale si dedicano al commercio e sviluppano contatti di lavoro con i centri di una vasta area geografica, al punto che nel 1640 la famiglia Jona diviene il fornitore ufficiale di frumento per l’intera zona del Monferrato. Nel 1708, alla dominazione dei Gonzaga segue quella dei Savoia, la cui politica di relativa tolleranza favorisce l’insediamento ebraico nell’intero Piemonte, ma a Casale, nel 1723, impone l’istituzione del ghetto. Pochi anni dopo, secondo il censimento generale, risultano residenti 136 famiglie, all’incirca 700 persone. Nel 1848 con lo Statuto albertino gli ebrei di Casale ottengono l’emancipazione e il loro numero sale a 850 residenti; in definitiva, uno dei quattro principali centri in Piemonte riconosciuti nel 1930 dalla legge Falco, in piena epoca fascista.

Quello di Casale Monferrato, situato nel centro cittadino, è un monumento di notevole interesse storico e artistico. All’esterno, nel vicolo Olper, l’edificio non presenta particolari architettonici significativi; ma l’interno appare subito di notevole impatto visivo e di sicuro interesse per la ricchezza e la varietà delle decorazioni lignee e degli stucchi in gesso che abbelliscono le pareti, il soffitto e in prossimità delle moltissime iscrizioni in lingua ebraica. Una di queste iscrizioni, murata nelle pareti del Tempio, ricorda che l’Arca Santa (Aron Ha-Qòdesh) è stata costruita nell’anno 1787; quest’arca conserva internamente i preziosi rotoli della legge. Ai due lati dell’Arca si possono ammirare due grandi stucchi: uno rappresenta Gerusalemme, mentre l’altro non dà indicazioni precise sulla località mostrata. Una ulteriore iscrizione in ebraico si riferisce a lavori di ampliamento e abbellimento del tempio, avvenuti nel 1866 per ‘decisione dei capi, volontà dell’assemblea e generosità di popolo.’ Risale allo stesso anno la costruzione del ricco pulpito in legno – scolpito e dorato – e l’ampliamento del Matroneo. Altrettanto interessante è la volta dipinta e ‘illuminata’ da un bellissimo cielo, nel quale campeggia a caratteri d’oro un’iscrizione ebraica che significa: ‘questa è la porta del Cielo’. I muri della Sinagoga contengono moltissime iscrizioni nella lingua di David e una sola in italiano: un versetto di Isaia che rivela la funzione di oratorio che l’edificio ha rivestito nel passato.

I confini dell’antico ghetto sono ancor oggi perfettamente riconoscibili: compresi tra via Balbo, Via Roma e Piazza San Francesco, hanno case dai cortili comunicanti e dispongono di numerosi passaggi interni. In via Alessandria è possibile vedere il gancio, usato per la chiusura del ghetto, e l’immagine sacra della Madonna, posta nel versante cristiano, al confine con il quartiere ebraico. Infine, il Museo. Situato all’interno degli edifici annessi alla Sinagoga, e in una parte del Matroneo, il museo conserva pezzi e documenti storici tra i quali si distinguono elementi decorativi dei rotoli della Legge (rimmonim e atarot). Sono inoltre visibili preziosi e interessanti tessuti, ricamati a mano e finemente decorati, quindi un piatto rituale d’argento dell’inizio del XIX secolo; nel centro del piatto sono rappresentate le mani del sacerdote, dell’officiante. Altri oggetti di culto di sicuro pregio artistico sono un Sefer (libro della Torah) del 1785, i melograni e puntali della Torah del XVIII secolo, con ornamenti in argento, e la lampada di Hanukkah (festa delle luci) del XX secolo. Esempio di lampada a nove bracci contenuta nella sezione di arte contemporanea.

del ‘Columnist’ Federico Formignani |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com