Praticamente ogni persona conosce la transiberiana. È uno di quei percorsi così famosi da andare oltre le motivazioni che lo determinano. La ferrovia che collega un lato all’altro della Russia è un percorso che è quasi leggenda: un treno che percorre la steppa russa, un Paese che è quasi un continente, con in mezzo una decina di fusi orari e centinaia di migliaia di chilometri. È considerato un viaggio epico!
In realtà, la cosa interessante è che esiste una meno nota ma ben più tortuosa e complicata sorella della transiberiana: la transmongolica; il cui lungo percorso si snoda lungo più di metà della Russia, costeggia il lago più profondo al mondo, il Baikal, poi invece di continuare verso est, gira convinto verso sud: a Ulan Ude saluta la Russia, con i suoi abitanti alti, biondi e con gli occhi azzurri (che in realtà hanno cambiato aspetto già da un po’, e ormai sono mori e con gli occhi quasi a mandorla) attraversa il confine con la Mongolia e si inoltra nelle praterie e nei deserti di questo incredibile Paese.
Da qui attraversa tutta la Mongolia verso sud, percorrendo migliaia di chilometri di niente, con l’apparizione occasionale di qualche ger (il nome mongolo delle yurte, le tipiche tende bianche circolari) e qualche branco di cavalli liberi. Grandi città se ne incontrano poche, solo la capitale Ulan Bator con i suoi grattacieli e le sue strade trafficate, il tentativo di essere una città occidentale e moderna di questo Paese. Qui vivono circa un milione e mezzo di abitanti, ovvero quasi la metà dell’intera Mongolia, per un Paese che occupa una superficie di 1.500.000 chilometri quadrati. E cosa fanno quel restante milione e mezzo di abitanti? Vivono come migliaia di anni fa, da nomadi, nelle tende, basando la loro vita solo sul bestiame e muovendosi quando le condizioni non sono più adeguate.
Poi arriva presto un altro confine: la Cina. Il treno attraversa questo punto nel mezzo del deserto del Gobi, ma in realtà le grandi dune di sabbia dell’immaginario collettivo si trovano a Khongoryn Els, molti chilometri più a ovest. Qui il deserto è in senso letterale: non c’è nulla, solo terra e sassi, e le mandrie di cavalli sono diventate di cammelli che vagano liberi. Un luogo surreale. E ancora più surreale è il confronto con la Cina, poco dopo: gli insediamenti umani si moltiplicano in pochi chilometri. I paesini iniziano a diventare città, le città si trasformano in megalopoli, e il cielo azzurro della Mongolia, per cui è conosciuta fin dall’antichità, diventa pallido e opaco per l’inquinamento. Siamo nel Paese più popoloso del mondo, e si vede. Si vedono persone ovunque!
Cosa tiene insieme tutta questa diversità, in questo viaggio? Ma sì, lui, il treno: in realtà di treni se ne prendono molti, tutti diversi l’uno dall’altro, sia nello stesso Paese che oltre ogni confine. In Russia sono grigi e moderni, la scritta rossa delle ferrovie dello stato che li rende subito riconoscibili; in Mongolia sono verde militare e con una moquette che ha visto tempi migliori, e se si decidesse di proseguire in Cina, le file di letti a castello crescerebbero fino a diventare di 3 piani. Treni diversi, paesaggi diversi, facce diverse, controlli diversi, lingue diverse, fusi orari diversi…ma che ti cullano allo stesso modo quando è ora di dormire.
Insomma, la transmongolica è davvero un viaggio epico come si sente dire. Non è facile spiegare il perché, riuscire a raccontare davvero la complessità di un’esperienza così, che ti segna fin da quando inizi a organizzarla. Soprattutto se la organizzi totalmente in autonomia e senza fare affidamento sulle agenzie. In questo modo non solo si risparmia, ma si sente anche di averla davvero conquistata, sudata, amata. Ed è questo il punto di questo viaggio: se organizzato in autonomia, oltre a regalare emozioni uniche, può essere pure davvero economico! Bisogna armarsi di calma, ricerca, voglia di scoprire e…una buona guida.
Marco Mignano & Ilaria Cazziol www.viaggiosoloandata.it |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com