
Toscana del vino: ecco la tenuta La Leccia con i suoi vini. Passione e orgoglio della famiglia Bagnoli e della sua terra.
La Leccia, Azienda agricola Biologica – Storia
Nel cuore della Toscana, sui colli della Val di Botte, c’è un’abitazione che spunta nel verde dell’altura e sovrasta irriverente la Val di Pesa e la Val d’Elsa, non lontano dal centro agricolo di Montespertoli. E un po’ come un guardiano, tiene d’occhio i suoi vitigni che si distendono su un territorio le cui radici affondano nel 1300.
Qui si sono alternate diverse famiglie, tra cui quella di Macchiavelli, fino ad arrivare ai Bagnoli, che calpestano con orgoglio e con affetto questa terra da tempo. Se prima i 16 ettari erano solo cornice delle estati dei proprietari, oggi siamo tutti noi spettatori del loro impegno a tutelare questa piccola porzione della regione.
Tutto ha inizio, quindi, negli anni ’70, quando i Bagnoli cominciano a fare vino un po’ per gioco, come dicono loro; poi, appena cinque anni fa, la rinascita. Ripartono, ripuliscono le viti e potano 4000 ulivi: inizia un lavoro lento che porta però con se’ soddisfazione. Scelgono il loro simbolo per l’etichetta, che forse è anche quello di famiglia, ed ecco il leccio. Una pianta sinonimo di forza e coraggio.
E allora cos’è La Leccia, con la A finale questa volta. È la storia di tre donne protagoniste in prima linea, accompagnate da un cavaliere, l’enologo Gabriele: Paola, che si occupa della parte agricola e della cantina, Sibilla, di quella relativa al marketing e al commerciale, e Angelica, di quella amministrativa. È la storia di una famiglia, di rispetto per la natura ma soprattutto di vini.
I vini

I vigneti, appoggiati su diverse alture, si trovano su terreni ricchi di calcare; sono sia autoctoni, come Sangiovese e Trebbiano –che sorridendo la famiglia dice si stia riscoprendo-, sia costituiti da varietà internazionali, come Merlot e Syrah. L’attenzione nei loro confronti è paragonabile a quella di un genitore verso il proprio figlio; l’uva viene raccolta nelle ore più fresche del mattino, lavorata e vinificata in vasche d’acciaio finché non prosegue il suo percorso di fermentazione in botti di legni diversi, che conferiscono aromi vari.

Più o meno così nascono qui i prodotti: dalla cura e dall’utilizzo di processi tecnologici eco sostenibili che non vanno ad intaccare o a rovinare il territorio. E quindi stappando le loro bottiglie si sprigiona la forza del Sangiovese, che nel loro BOH, lo spumante Brut Rosé, ricorda un po’ un campo di fiori, o che risulta piccante con una nota dolce finale nella variante di quello che hanno voluto chiamare Il Leccino. Se ancora, il Sangiovese dà al Gotà Rossa una tonalità accesa e un sapore di frutti rossi maturi, lampone e prugna – con sentori di pepe nero e liquirizia-, il Trebbiano fa nascere invece il bianco Cantagrillo, con tocchi speziati e frutta tropicale, e l’esplosivo Sua Santità, il vin santo. Che si chiama proprio così.
Diversi sì, ma il comune denominatore di questi prodotti rimane lo stesso: il classico che si abbraccia alla sperimentazione, creando un vortice di sapori e odori.
Sarà perché ci troviamo nel cuore del territorio chiantigiano, dove la vocazione viticola è secolare e il clima particolarmente favorevole, o sarà per via del loro saper fare, una cosa è certa. Il vino de La Leccia è buono ma soprattutto autentico e con carattere. Proprio come i Bagnoli.
Per ulteriori informazioni visita La Leccia
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Testo e foto di Francesca R. Sassone|Riproduzione riservata © Latitudeslife.com
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