Due giorni a Kiev in Ucraina

È un lunedì d’autunno. Lavoratori e studenti invadono le vie: mi sfrecciano accanto nei loro completi eleganti, alla mano una ventiquattrore, sul viso l’espressione da inizio settimana. La prima pioggia autunnale di ieri ha pulito il cielo, di solito inquinato dal traffico della capitale: sotto la cappa azzurra brillano le cupole d’oro delle chiese e le foglie auree degli ippocastani. Donne  di un’altra epoca con il fazzoletto sul capo vendono frutta e fiori agli impiegati aziendali. Est e Ovest si mescolano in questa capitale ai confini dell’Europa: Kiev.

Giorno uno

La cattedrale di Santa Sofia @Alessandra Nitti

Le spettacolari fermate della metro di Kiev

Kiev, capitale dell’Ucraina, è grande quanto Berlino e ha più o meno gli stessi abitanti: per spostarmi fino in centro prendo una delle tre linee metro, che è un viaggio nel viaggio. Le fermate sono dei piccoli capolavori: la più spettacolare è quella di Osokorky, che a seguito di un incendio venne ridipinta da artisti locali. I murales mostrano immagini della Crimea violata, dell’aeroporto bombardato nel bacino del Donbass, un orso dei Carpazi e la storia del Paese in generale.

Molto bella è anche la stazione di Teatralna, mosaicata d’oro. Tra Slavutych e Vydubuchy il treno sbuca all’esterno per attraversare il fiume Dnipro, oggi di un bel blu profondo, solcato da barchette e puntellato di isolotti selvaggi raggiungibili solo via acqua. Nel fine settimana, di solito, si intravede qualcuno passeggiare nei boschetti o prendere il sole sulle rive sabbiose, fare kayak e altri sport acquatici.

Sulla sommità della riva ovest il sole si riflette sulle cupole d’oro del monastero ortodosso Pecherska Lavra. Accanto la statua della Madre Patria che, dai suoi 62 metri di altezza, pare dominare l’intero Paese. Nella mano sinistra tiene uno scudo con l’emblema dell’Unione Sovietica, nella destra una spada.

Il treno ripiomba sotto terra e io mi concentro sugli interni. La metro è tappezzata di annunci per lavorare in Polonia, guidare un taxi o affittare un appartamento in uno dei nuovi complessi che sorgono in ogni angolo di Kiev.

La capitale ucraina è infatti in pieno sviluppo: conta una popolazione molto giovane che ha per modello l’Unione Europea. Accedere all’istruzione universitaria è alla portata di tutti e gli investimenti da parte di compagnie straniere – soprattutto di IT – hanno creato una grande quantità di posti di lavoro.

Il centro cittadino

Scendo alla fermata Klovska. All’uscita mi aspetta un mercatino di fiori, batterie e frutta secca – come ne troverò a centinaia. All’esterno, di contrasto a questo quadretto d’est Europa, si innalza il grattacielo Parus. Qui si mescolano edifici moderni a palazzi zaristi che ospitano boutique di grandi marche e pubblicità di modelle.

Kiev città dei murales @Alessandra Nitti

Nei pressi di Palats Sportu mi inoltro in uno dei luoghi più suggestivi di Kiev: il mercato centrale Bessarabsky. All’entrata vengo travolta dall’odore di bazar orientale: donne con il fazzoletto in testa vendono pesce, caviale, insaccati, panna e formaggi, giovanotti scuri con gli occhi a mandorla mi mostrano spezie, frutta secca e bellissimi piatti uzbeki. Sorridono e mi convinco ad acquistare pacco di fichi secchi, giusto per addentare l’Est mentre mi inoltro sul viale Kreshatik, coperto da ippocastani, l’albero simbolo di Kiev. Mi ritrovo a fare lo slalom per non farmi centrare in testa dalle castagne che cadono in questo periodo. In primavera, quando fioriscono gli ippocastani,i cittadini vengono qui ad ammirarne i bei fiori bianchi a candela

Il corso è costeggiato da negozi moderni e palazzi di fine ‘800, mentre addestratori di scimmie all’uscita della metro cercano di convincerti a fare una foto con i loro animaletti. Fino al XVIII secolo Khreshchatik era un fiume che divideva in due la città, da un lato la zona antica di Podil, dall’altro Pechersk. Oltrepasso il municipio, sull’ingresso del quale è appesa la nuova bandiera bianca e rossa della Bielorussia a supporto dei rivoluzionari.

Alle spalle di Kreshchatik si trovano l’Università Shevchenko e l’omonimo parco dedicato al poeta nazionale: Taras Shevchenko. Continuando si passa davanti al Teatro dell’Opera, a vari musei d’arte e di storia naturale e infine al Zoloti Vorota – la Porta d’Oro, l’antico ingresso della città. Anche qui, sotto il cipiglio di Yaroslav il saggio – Gran Principe di Kiev nell’XI secolo – donne con il fazzoletto vendono fiori, bulbi e ciabatte.

Imbocco ancora Kreshatik, in fondo alla quale c’è la piazza principale, Maidan Nezaleshnosti. Qui nel 2014 si è svolto il massacro dei “Centi Beati”. Foto e fiori ricordano i martiri della Rivoluzione di Euromaidan. Adesso, dove ci si incontra tra amici e le fontane si esibiscono in giochi d’acqua, è difficile immaginare l’inverno del 2013-2014: gli accampamenti dei ribelli che si costruivano muraglie di ghiaccio e vivevano delle offerte dei cittadini. Le temperature in inverno arrivano anche a meno venti gradi, ma non bastavano a minare la tenacia dei manifestanti.

Hanno scacciato politici corrotti, tra cui l’allora presidente Janukovich, si sono battuti contro i mercenari arruolati dal governo, si sono immolati per la libertà e hanno vinto. Le loro fotografie sotto un telo giallo e blu popolano le chiese e le piazze di gran parte del paese; soprattutto nella capitale e nelle zone dell’ovest.

La città alta

A Maidan un gruppo di ragazzi in abiti tradizionali suona il bandura, strumento tipico a corde. Sulla collina alle spalle della piazza sorge la zona antica, con le due chiese di Santa Sofia e di San Michele una di fronte all’altra.

Foto di Zephyrka da Pixabay

La prima costruzione della cattedrale di Santa Sofia risale a circa mille anni fa, ma quella attuale è d’epoca barocca; all’interno ammiro il mosaico dorato della Madonna, il “muro indistruttibile”, essendo l’unica parte della cattedrale a non essere mai stata intaccata dal tempo.

Il monastero blu di San Michele, fu costruito nel XII secolo e allora le cupole d’oro erano viste con meraviglia. Davanti è stata eretta la statua della principessa Olga, oggi venerata santa sia dalla Chiesa ortodossa che da quella cattolica.

Dietro la chiesa cattolica si stende il vasto parco Volodimirska Hill, al cui ingresso mi accoglie una statua di Dante Alighieri. L’autunno è il momento perfetto per visitare l’Ucraina. Non fa né caldo né freddo e i parchi – che coprono un terzo del territorio di Kiev – si colorano d’autunno. In questo boschetto mi godo lo scricchiolio delle foglie sotto i piedi, qualche scoiattolo corre qua e là con una ghianda tra i denti.

All’estremità del parco è stato costruito di recente un ponte di vetro dove la sera si esibiscono i musicisti di strada. Qui la vista si apre sul fiume Dnipro e sulla riva Est, un agglomerato di palazzine residenziali e industrie. Un altro ponte pedonale collega la terraferma all’isolotto fluviale e totalmente selvaggio Trukanov. Si respira un senso di pace assoluta nonostante si sia nel cuore di una metropoli. Alla fine del ponte di vetro c’è l’arco dell’amicizia tra Ucraina e Russia simboleggiata da uno scudo con falce e martello tenuto da due giovani di metallo con la camicia sbottonata. Sono l’ideale di perfezione maschile in epoca sovietica. Le facce serie non colgono la loro stessa ironia: dove è l’amicizia se ancora oggi, al fronte, gente di entrambi i popoli continua a morire?

Lo storico quartiere di Podil

Uno dei tanti parchi nel cuore della città @Alessandra Nitti

Attraverso il parco mi dirigo alla chiesa di San’Andrea. All’ombra dei cupoloni blu e azzurro bordati di bottoni d’oro gli artisti espongono le proprie opere. Fanno bella mostra di sé quadri che raffigurano Kiev e l’Ucraina in tutte le stagioni. Svoltando a sinistra mi ritroverò al museo di storia, davanti al quale sorge la pietra nel punto in cui si ritiene sia nata nel 860 la Kievska Rus’: la Russia.

Imbocco la discesa di Sant’Andrea. Edifici di inizio Novecento in colori pastello accompagnano i banchetti di souvenir e oggettistica nostalgica sovietica. Al numero 13A sorge la casa d’infanzia di Michail Bulgakov. È aperta a visite guidate e mi unisco a un tour nelle stanze della famiglia, arredate mescolando elementi reali a quelli immaginari del romanzo Turbina Bianca, ambientato proprio in questo palazzo durante la rivoluzione del 1917.

Alla fine della discesa ci si ritrova a Podil: una delle zone più antiche di Kiev. In piazza Kontraktova Plosha – piena di ristoranti e locali – ogni domenica si svolge qualche evento all’ombra della ruota panoramica.

Discesa di Sant’Andrea @Alessandra Nitti

La passeggiata è stata lunga e stancante. Salgo sul tram numero 12 per andare nel paesino di Pusha Vaditsa. Il tram attraversa letteralmente il bosco, perdendosi tra le betulle che si chiudono sui binari lasciando dietro la frenesia della città.

Giorno due

Il quartiere di Lipki

La fermata della metro più profonda del mondo è a Kiev: Arsenalna, con i suoi 105 metri. Si trova nella zona di Pechersk, accanto al Mariinsky Park. A Kiev ci sono un centinaio di parchi e circa 500 giardinetti pubblici. Questo qui, però, è speciale perché tra i suoi lillà si nasconde il Palazzo Mariinsky, ex residenza degli zar e del governatore. Ricorda il Palazzo d’Inverno di San Pietroburgo: entrambi furono costruiti dall’architetto italiano Rastrelli. Siamo nel quartiere Lipki. Nel 2014 anche queste vie erano occupate dai ribelli dove sorgono gli edifici governativi: il Palazzo del Gabinetto ad arco con colonne corinzie, il Parlamento con la cupola di vetro dove fu firmato l’Atto di indipendenza dall’URSS nel 1991, la Banca Nazionale, un capolavoro d’epoca zarista in uno stile rinascimentale fiorentino con un tocco di gotico.

Mi immetto in via Liuteranska, in ripida discesa fino a Kreschatik, per ammirare gli edifici storici che la costeggiano, tra cui la Casa della vedova che piange: la facciata è decorata con un viso di donna dal quale, quando piove, sembra sgorghino lacrime.

La Casa delle chimere @Alessandra Nitti

All’ingresso di Maidan Nezalezhnosti svolto sulla destra e fiancheggio il Teatro Nazionale Drammatico Ivan-Franko, così amato dagli ucraini che gli dedicarono una città intera nell’Ovest: Ivano Frankisvk appunto, una volta Stanislav. Oltre sorge la Casa delle chimere, un folle palazzo del 1903 costruito dall’architetto Gododerskyi come alloggio privato e atelier. La facciata è decorata con figure di elefanti, antilopi, lucertole, rospi, delfini e sirene in cemento. Rimango lunghi minuti ad ammirare il palazzo da ogni angolo, sotto lo sguardo dei soldati a guardia del palazzo di fronte che ospita la Segreteria presidenziale e che fino a 30 anni fa era la sede del Comitato Centrale Comunista.

Pecherska Lavra: il monastero delle grotte di Kiev

Arco dell’amicizia tra Ucraina e Russia @Alessandra Nitti

Quei visi spaventati insieme alle forme spigolose dell’arte sovietica mi danno un senso di angoscia. Oggi il cielo è tetro e minaccia pioggia. Mi rifugio nel monastero per visitare il complesso, le chiese, le cappelle. Gli interni sono tetri come in ogni luogo ortodosso. Le facce piatte dei santi sulle icone sono semi nascoste dall’oscurità: le scruto da sotto il fazzoletto che in quanto donna devo mettere sul capo.

Da Arsenalna si arriva a piedi al complesso monasteriale di Pecherska Lavra, le cui cupole dorate si affacciano sul fiume Dnipro. Il versante della sponda destra è ricoperto di vegetazione e giardini, frutto del lavoro secolare dei monaci, che qui coltivavano piante e alberi. Questo è forse il punto di osservazione più spettacolare di Kiev, che si estende fino al parco della Statua della Madre Patria e sul Museo Statale della Seconda Guerra Mondiale, dove angoscianti statue e altorilievi squadrati gridano in silenzio alle atrocità passate.

Bellissimi mosaici adornano le pareti e danno un po’ di gioia. Lavra fu fondato nel 1041 e divenne presto il centro religioso ed educativo più autorevole dell’Est Europa. È tutt’ora il cuore spirituale della Chiesa Ortodossa Ucraina, separata da quella Russa. Le attuali costruzioni risalgono al suo apogeo, nel XVII e XVIII secolo, prima di declinare nell’era sovietica.

Visito anche le grotte dove importanti figure politiche, religiose e reali della Kiev dei secoli passati sono sepolte in sarcofagi di vetro. Dalle toghe sbucano ogni tanto una mano rinsecchita o le dita dei piedi mummificate.

A Nord della città

Dopo pranzo prendo la linea blu della metropolitana fino all’ultima fermata a Nord. Un taxi per un paio di euro mi porta alla residenza dell’ex presidente Viktor Janukovich, che fuggì durante la rivoluzione del Maidan. La sua stupenda casa di legno dagli enormi lampadari di cristallo – oggi chiamata il Museo della corruzione – sta al centro di un parco di 140 ettari sulle rive del Dnipro fuori della città.

La casa di Viktor Janukovich, oggi Museo della corruzione @Alessandra Nitti

Oltre alla casa in sé si possono visitare lo zoo con antilopi e struzzi, l’aviario, l’allevamento di trote, il pascolo delle vacche, passeggiare nel bosco o lungo il fiume. Nell’immenso campo da tennis che sembra quello dei Teletubbies una stazione televisiva sta girando un film. Questo luogo è uno dei must see di Kiev: quando i rivoltosi riuscirono ad entrare nella proprietà, lo scandalo per gli sprechi del presidente corrotto fu così grande che si decise di donare il Museo della corruzione a tutti gli ucraini. Penso a che megalomane fosse Janukovich, mentre il bramito dei cervi si estende su tutta la proprietà.

Con un altro taxi raggiungo la vicina zona fluviale di Obolon per provare l’autentica sauna russa. L’odore della stufa a legna si diffonde nella veranda che affaccia sul fiume, il sole scende oltre il boschetto. Pace e silenzio mi fanno compagnia mentre bevo un tè caldo. Aspetto che venga il massaggiatore che, durante la sauna, mi massaggerà con fasci di rami e foglie di quercia, prima di spedirmi a fare un salto nel Dnipro. Almeno non è febbraio e non devo calarmi in un buco fatto nel ghiaccio, come si usa fare qui, mi consolo. Mentre i raggi rossastri si spengono, concludo il mio weekend ucraino a 100 gradi centigradi.

Ulteriori informazioni sul sito Visit Ukraine

Prima di intraprendere un viaggio in Ucraina è consigliato verificare la presenza di eventuali restrizioni al viaggio sulla pagina di Viaggiare Sicuri

Testo e foto di Alessandra Nitti | Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

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Alessandra Nitti

Scrittrice, poliglotta e nomade digitale. Partendo da Venezia, porta d’Oriente, racconta di tutto ciò che è a Est, fino ai confini più lontani.