Le autostrade corrono sull’asse est-ovest e poi verso nord, oltre le Alpi. Oscurata da un lato dallo sfavillio immortale di Venezia e dall’altro dalla poetica seducente di Trieste, si stende una pianura all’apparenza anonima, che poco dopo si fa laguna. Stupite: proprio qui esisteva la città fondata dai Romani, fiorente capitale della X regione augustea e poi metropoli della chiesa cristiana. Aquileia e il suo territorio sono un viaggio nella storia, nell’arte, nell’architettura e raccontano di tradizioni ancora vive. Come il vino, la pesca, i cibi che con le merci del grande impero transitavano attraverso il porto fluviale da e per l’Adriatico.

Oggi è una cittadina con poco più di tremila abitanti. Ma c’è stato un tempo in cui Aquileia ne contava oltre ottantamila ed era una delle città più importanti e potenti del nord Italia. Queste epoche sono testimoniate dai magnifici ritrovamenti archeologici, in continua espansione. Ad ogni scavo riaffiorano resti di edifici, strade, manufatti, mosaici, opere d’arte, monete e gioielli. Un concentrato di meraviglie riconosciuto Patrimonio Unesco e inserito fra i maggiori siti archeologici del Paese.
Un crocevia strategico per la potenza di Roma
Nata come avamposto militare nel 181 a.C., ben presto divenne un presidio fondamentale per Roma. Come baluardo contro le minacce dei barbari e base per l’espansione della Repubblica e poi dell’Impero. Molti notabili vi risiedevano; viene citata da Cesare ed è certo che qui soggiornò preparando campagne di guerra.
Aquileia si ingrandì in fasi successive divenendo capitale della X Regione augustea Venetia et Histria. E prosperò anche grazie alla posizione strategica per i commerci tra il mare e l’entroterra, sfruttando l’ampia rete stradale e il porto fluviale che la collegava direttamente alla laguna di Grado e quindi al mare.

Ebbe poi un ruolo fondamentale nella diffusione del cristianesimo raggiungendo l’apice del suo splendore attorno al IV secolo d.C. Era una porta del Mediterraneo, connessa a settentrione al Baltico, tramite la “via dell’ambra”, e longitudinalmente alle Gallie e all’Oriente, con una intensa vita artistica. Nelle botteghe dei maestri aquileiesi venivano realizzati meravigliosi bracciali, anelli, collane, fibule e orecchini.
Di qui passava un flusso costante di merci preziose, tra cui il vino della piana e dei colli circostanti, una produzione particolarmente apprezzata dai Romani e dai popoli illirici. E naturalmente genti di diversa provenienza: un melting pot di religioni e culture che convivevano fra loro.
La storia incisa nell’area archeologica e nella splendida basilica

Le lunghe ali della storia di Aquileia coprono la distruzione ad opera di Attila, l’avvento del potente Patriarcato, le mire della Serenissima, e via via, il dominio austro-ungarico fino alla definitiva annessione al Regno d’Italia dopo la prima guerra mondiale. Oggi il segno di tante vicende l’abbiamo colto già girando per le strade, vedendo colonnati (in particolare quelli del Foro), vie lastricate, un lungo tratto del porto fluviale e altre vestigia, alcune scoperte di recente, tutte d’epoca romana. Mentre un esempio eccezionale della centralità di Aquileia per il mondo cristiano nel corso dei secoli sta nel complesso paleocristiano compreso nel perimetro della basilica episcopale di Santa Maria Assunta.

Fondata poco dopo il 313 d.C., fu ampliata successivamente fino ad acquisire l’aspetto attuale tra il X e l’XI secolo. Rimane ancora ben visibile all’esterno il battistero ottagonale del IV secolo. La visita agli edifici della basilica è un’esperienza emozionante. Perché nel tempo le nuove costruzioni vennero posate sui resti delle precedenti. Così gli scavi effettuati ai primi del novecento hanno portato alla luce un favoloso mosaico policromo paleocristiano di ben 760 m2, il più esteso del mondo occidentale. Altri bellissimi mosaici negli ambienti attigui, anche attorno alla base del campanile, e la stupenda cripta affrescata del IX secolo.
A casa di Tito Macro la vita quotidiana di Aquileia antica
Del vasto patrimonio archeologico di Aquileia è entrata a far parte recentemente la Domus di Tito Macro, una delle più grandi dimore di epoca romana tra quelle rinvenute nel Nord Italia. Copre infatti una superficie di 1.700 mq. Gli scavi hanno rivelato la pianta della domus, costruita nel I sec. a.C. e vissuta ininterrottamente fino al VI sec. d.C. Per rendere più palpabile ai visitatori l’articolazione degli spazi e farli entrare con l’immaginazione nella vita quotidiana degli antichi abitanti è stata realizzata una copertura che riproduce quella originale.

Nonostante l’enorme distanza temporale qualcosa di universale ancora echeggia tra queste tracce di muri, pavimentazioni mosaicate, camere da letto, sale di rappresentanza. Come afferma Marguerite Yourcenar nella postfazione dell’immenso Memorie di Adriano, pensando a quegli uomini possiamo percepire che: “[…] anche loro, come noi, sgranocchiarono olive, bevvero vino, si impiastricciarono le dita di miele, lottarono contro il vento pungente, contro la pioggia accecante, l’estate cercarono l’ombra di un platano, gioirono, pensarono, invecchiarono, morirono.”
Il cimitero degli Eroi e Grado, gioiello fra mare e laguna

Il passato tormentato di queste terre di confine trova in Aquileia il simbolo potente di varie epoche, comprese quelle più recenti. Proprio a ridosso della Basilica di Santa Maria Assunta si trova il Cimitero degli Eroi della prima guerra mondiale. Fra i tanti, è l’unico ad aver mantenuto la sua forma originale da quando, immediato retrovia del fronte, vennero iniziate le sepolture nel 1915. In più, proprio qui venne scelta nel 1921 la salma del Milite Ignoto che riposa all’Altare della Patria di Roma.

Il carico emotivo della visita di Aquileia si stempera dolcemente nei pochi chilometri necessari per raggiungere Grado. Vigneti, campi di cereali, e una rigogliosa pineta marittima sono il preludio all’isola sospesa fra la terra e il mare, posata al limitare della più settentrionale fra le lagune dell’Adriatico. La storia di Grado è fatta di alti e bassi. Piccolo villaggio di pescatori intorno al I secolo a.C., s’ingrandì sensibilmente quando vi si rifugiarono gli abitanti di Aquileia in fuga dagli Unni di Attila. Da lì in poi acquistò importanza raggiungendo il massimo splendore nel medio evo con il Patriarcato, quando anche il vescovo della metropoli aquiliana vi si trasferì.
Le spiagge degli Asburgo, le calli serenissime, la diga
Decadde dopo l’avvento della Repubblica Serenissima di Venezia, tornando al ruolo di porto peschereccio. Fino a quando sotto il dominio degli Asburgo si scoprì quanto fossero salubri i bagni di mare e le sue acque termali. Così tra fine ottocento e inizio del novecento Grado diventò una delle principali località balneari mitteleuropee. Una vocazione che dura da allora, e ormai la cittadina dalle belle spiagge sabbiose è una star turistica dell’alto Adriatico.

Questo lungo percorso nella storia si ritrova nei vari quartieri, dove è bello girovagare, con la brezza marina a spirare fra le calli d’impronta veneziana nel centro storico, toccando piazzette e stretti vicoli. Oppure sulla passeggiata lungomare Nazario Sauro, qui detta “diga”, guardando alle spiagge, ai navigli in transito, alla laguna e alle sue isole. Qua e là tracce delle prime strutture turistiche. Palazzi liberty e villini d’inizio XX secolo.
Un panorama struggente sull’Adriatico
Qualcosa di nostalgico emerge e non perde smalto, nonostante i nuovi edifici. E si rafforza salendo preferibilmente al far della sera al magnifico terrazzo e ristorante dell’Hotel Astoria, ridisegnato, ma tuttora prestigioso. Ai lati della piscina pensile è possibile cenare o prendere un aperitivo inolvidable, cogliendo negli ultimi bagliori del tramonto il mare che riluce come liquida lama di coltello. E ammirando un panorama da brividi, a perdita d’occhio.

Da qui è possibile osservare pienamente la città vecchia di Grado in cui si intuisce il perimetro murale dell’antico castrum romano. Spicca la bella Basilica di S. Eufemia, edificata dove già si trovavano luoghi di culto preesistenti, parzialmente riportati alla luce dagli scavi, come un’aula di fine IV° secolo e una piccola basilica della seconda metà del V° secolo.
All’interno colpiscono il bel colonnato, il grandioso pavimento a mosaico e il particolare ambone romanico con i simboli dei quattro evangelisti. Poco discosto si trova il Battistero, dove sono collocati antichi sarcofagi romani. Durante gli scavi sono affiorati il pavimento musivo del VI secolo, assieme al piccolo altare e una fonte battesimale in marmo.

Altre importanti vestigia in Piazza Marin, con i resti della Basilica della Corte. Un complesso ecclesiale di epoca paleocristiana, composto da una grande basilica e un battistero ottagonale. Fra i ritrovamenti sarcofagi e numerose sepolture nell’area circostante. Considerando che a due passi c’è il porto Mandracchio, caratteristico e pittoresco porto canale a Y rovesciata che s’insinua nel cuore della città, è come se un fil rouge legasse le generazioni all’anima marinara sempre presente nella storia di Grado.
In laguna fra “mote”, casoni, natura incontaminata
Altra meraviglia di Grado è la laguna. Si estende per 32 chilometri, fra le foci dell’Isonzo e del Tagliamento, punteggiata da un centinaio di isolotti. L’intera area è attraversata dalla idrovia Litoranea Veneta, navigabile e già utilizzata in epoca romana per la navigazione da Chioggia ad Aquileia, che collega Venezia con la foce dell’Isonzo e Trieste.
L’alternarsi delle maree e l’apporto di acqua dolce dei fiumi ha dato vita ad un ambiente di grande biodiversità, habitat ideale per un elevato numero di specie di vegetali, pesci e uccelli. Isole e isolotti, vengono detti mote. Su molte di queste sorgono i casoni, le tradizionali abitazioni dei pescatori, con un corpo unico e il tetto piramidale fatto di canne.

I casoni sono un autentico simbolo della laguna. Un tempo i pescatori gradesi vi abitavano stabilmente per lunghi periodi. Ancora oggi alcuni sono una base di appoggio per i pescherecci, oppure sono stati trasformati in trattorie, o seconde case. Un’escursione in laguna significa entrare in un mondo unico e fuori dal tempo. Da un fazzoletto di terra, fra alberi e cespugli, emerge inconfondibile la sagoma del casone, alle volte una barca è ormeggiata, qualche capra si aggira, mentre nell’acqua sfilano anatre, svassi, folaghe, impassibili famigliole di cigni. Silenzio, natura, poesia.

Non è difficile immaginare quanto tutto questo avesse colpito la sensibilità di Pier Paolo Pasolini, fino a voler girare nel 1969 alcune scene della Medea nel casone di Mota Safon, che aveva scelto come saltuario buen retiro. A nord est di Grado, sull’isola di Barbana, si trova il Santuario della Beata Vergine Maria, la cui origine risale al 582 d.C.. È abitato da una comunità di monaci benedettini e per i gradesi rappresenta un luogo di culto speciale. Dal 1237 è infatti meta del famoso Perdòn, la processione che si tiene ogni prima domenica di luglio a bordo di barche per rinnovare un antico voto alla Madonna.
Un territorio ideale per outdoor e bird watching
In laguna e nelle altre aree naturali dei dintorni, anche oltre la stagione estiva è possibile svolgere un gran numero di attività, grazie al clima generalmente piacevole. Dalla pesca alla canoa, dal kite surf al sup. Per gli amanti del bird watching siamo in una sorta di eden, concentrato in particolare nella Riserva Naturale della Foce dell’Isonzo riconosciuta come miglior area d’Italia per l’osservazione della flora e della fauna avicola (650 specie di piante e 323 di uccelli).

Capitolo a parte per gli amanti della bici. Tanti i percorsi disponibili, di varia lunghezza e difficoltà, fino a raggiungere ad esempio Trieste, il Carso, il Collio. Molto amata dai cicloturisti la ciclovia Alpe Adria, che attraversando per 425 Km meravigliosi paesaggi montani, collinari e lagunari connette Salisburgo a Grado. E dopo tanto esercizio fisico? Ecco le Terme Marine di Grado. Talassoterapia e tanti trattamenti per ritrovare forma e benessere.
Vini famosi. Una grande storia alle spalle e un presente di successo
Aquileia è stata, fin dal periodo di Roma Repubblicana, zona di produzione, commercializzazione e consumo di vino. Lo testimoniano antichi scritti e il ritrovamento di anfore e bicchieri. Strabone ne parla come un emporio di primaria importanza per i commerci con le popolazioni delle aree alpine e danubiane in età Augustea. E Plinio il Vecchio racconta di una passione esplicita per il vino del territorio aquileiese da parte di Livia, seconda moglie di Augusto.

Dunque se siamo arrivati fin qui nel nostro viaggio almeno una visita ad una cantina è d’obbligo, perché la vite e il vino sono incisi nel DNA di queste terre. La scelta è molto vasta. La Doc Aquileia copre un’area in provincia di Udine che si affaccia sulla Laguna di Grado e prosegue a nord, verso Aquileia e Cervignano del Friuli, fino a raggiungere Palmanova. Sono ben 14 le tipologie di vino con la denominazione Friuli Aquileia Doc tra bianchi, rossi, rosè, spumanti.
L’immensa tenuta e Bambi fra le vigne
In cerca di una full immersion memorabile tra molte delle produzioni vinicole tipiche dell’area, e non solo, un indirizzo da non perdere nel territorio di Aquileia è Cà Bolani, marchio fra i più celebri in Italia e apprezzati all’estero. Già l’ingresso alla tenuta ci dice che si tratta di un luogo speciale. Un viale fiancheggiato da una doppia fila di cipressi di cui non si vede la fine accoglie il visitatore. Intorno, una superficie a vite di circa 550 ettari rappresenta la più importante estensione del Nord Italia.

Fra i filari è facile scorgere lepri, volpi, e teneri caprioli, in un ambiente più simile a un parco naturale che a un coltivo. Basti pensare che una parte ragguardevole della tenuta è mantenuto a aree verdi incolte per favorire il ripopolamento della fauna selvatica. L’azienda è impegnata nella tutela della biodiversità, in particolare in progetti dedicati agli insetti impollinatori. E agisce per migliorare l’ecosostenibilità, ad esempio praticando la lotta integrata agli animali infestanti, ma anche utilizzando l’acqua di falda per il raffrescamento e mezzi di trasporto ibridi per gli spostamenti. In più un sistema di pannelli solari copre quasi il 50% del fabbisogno energetico della cantina.
Cà Bolani, un cuore friulano apprezzato nel mondo
A Cà Bolani ci si può venire anche in bici, ed è possibile girare liberamente per la tenuta, che ha origini molto antiche (era già ben nota nel 1500). Il punto centrale è un parco di alberi centenari con un piccolo laghetto alimentato da purissima acqua di risorgiva, davvero pittoresco.
Un luogo molto adatto anche ai bambini, che hanno a disposizione grandi spazi in tutta sicurezza. All’enoteca l’accoglienza dei visitatori è declinata secondo la proverbiale ospitalità friulana: semplicità, simpatia, trasmissione dei valori delle tradizioni locali. E, naturalmente, grandi vini. Insieme a qualche assaggio di appetitose specialità, dal frico ai formaggi e salumi nostrani.

L’alta qualità dei vini di Cà Bolani si deve a molti fattori, ma sicuramente, oltre a tecniche di vinificazione e coltivazione all’avanguardia, incide il microclima ottimale. Le brezze temperate del vicino mare Adriatico mitigano le calde estati, il calore del sole permette ottime maturazioni dei grappoli e il forte abbassamento della temperatura notturna esalta gli aromi primari delle uve, conferendo ai vini un’intensa personalità.

Nella tenuta si trovano oltre 10 varietà di vitigni tra autoctoni e internazionali, come il Refosco dal Peduncolo Rosso (qui coccolato quanto un pargolo), il Glera, il Friulano, lo Chardonnay, il Pinot Grigio ed il Müller Thurgau. Premi e riconoscimenti vengono mietuti in prestigiosi concorsi e selezioni internazionali.
Particolarmente acclamato il Sauvignon blanc Aquilis, un assaggio che non si dimentica. Così come i cru Alturio e Opimio. Ma anche tutti gli altri esprimono carattere e mostrano il comune denominatore di una cultura vitivinicola tramandata con amore di generazione in generazione. Dunque salutando queste terre generose leviamo i calici con gli antichi romani, affinché il futuro sia buono come il vino di Aquileia: Sursum corda!.
Mangiare, Dormire & Gustare
Ristorante Pizzeria Alla Pace – P.zza Duca D’Aosta 20, Grado (Go)
Nel centro antico di Grado, un locale accogliente in una casa d’epoca con alcuni tavoli all’esterno per la bella stagione. Cucina di mare, tradizione e un sapiente tocco di originalità soprattutto nei crudi, come il carpaccio di cefalo agli agrumi su alghe wakame con verdure croccanti, associato negli antipasti a più classici sarde in savor o capesante, canestrelli, capelunghe alla griglia.
Fra i primi un’appetitosa zuppa ai pesci dell’Adriatico e dei delicatissimi gnocchi ai fasolari. Nei secondi da gustare le classiche sarde impanate e il tipico “boreto” alla gradese con polenta. Pizze da gourmet, dolci all’altezza e buona carta dei vini con un’accorta selezione regionale. E per finire non può mancare un bicchierino corroborante di Santonego, liquore a base di assenzio marino, che cresce nella vicina laguna.

Trattoria Ai Ciodi – Isola di Anfora, laguna di Grado (Go)
In mezzo alle acque placide della laguna, sull’isola di Anfora, si trova questa rustica trattoria, raggiungibile solo via mare. Si viene qui per cercare le radici della tradizione dei piatti locali. I proprietari sono anche pescatori, garanzia di estrema freschezza. Recentemente si è aggiudicata il titolo di miglior ristorante di cucina lagunare di Grado in una puntata della trasmissione 4 Ristoranti di Alessandro Borghese, centrata soprattutto su “boreto”. Piatto non sempre disponibile.
Ma niente paura, in questo caso lasciate fare agli osti. Non mancheranno crudi (ricordiamo una seppia stratosferica) frutti di mare, anche in un ottimo risotto, branzini e orate indirizzati direttamente dalla rete alla griglia. Vini friulani, autenticità, atmosfer unica. Chiude dall’autunno alla primavera, perchè si sposta al Ristorante Porto Buso in Riva San Vito, sul porto di Mandracchio nel centro di Grado.

Ristorante Settimo Cielo dell’Hotel Astoria – Largo San Grisogono 3, Grado (Go)
Il Grand Hotel Astoria nasce quando Grado era ancora meta delle vacanze degli Asburgo e della nobiltà Mitteleuropea, all’inizio del ‘900. A quel tempo era anche sede del Casinò e si chiamava Hotel Lido. Nel 1991 è stato completamente ristrutturato, mantenendo intatta l’eco dei fasti del secolo scorso. Salire al settimo piano, aperto anche agli ospiti esterni, significa catturare momenti di pura estasi davanti al panorama che nelle giornate limpide si estende sul mare e lungo la costa fino alla Slovenia da un lato e alla laguna di Venezia dall’altro. Ristorazione impeccabile nel solco della tradizione di Grado e aperitivi indimenticabili. Anche ottimo hotel e spa di livello superiore.
Agriturismo Villa Trovatore – Via Lino Stabile 42/1, Cervignano del Friuli (Ud)
Una bella villa seicentesca della campagna nella Bassa Friulana trasformata parzialmente in agriturismo di charme. Camere spaziose, curate in ogni dettaglio, molto confortevoli. Una iper colazione con il privilegio di avere dolci fatti in casa diversi ogni giorno, tutti buonissimi e fragranti.
Cocambo – Viale Stazione 2/A, Aquileia (Ud)
Ad Aquileia ecco un laboratorio del gusto nel quale si sperimenta, si fa ricerca e divulgazione su alcuni prodotti iconici, come il caffè e il cioccolato, fino a prelibatezze dell’arte pasticcera artigianale. Degustare un caffè a Cocambo significa scoprire tutti i segreti delle varietà più pregiate e come sia possibile prepararlo al meglio, dalla tostatura all’erogazione, e assaggiarlo per assaporarne appieno le qualità.
Il laboratorio del cioccolato è aperto al pubblico, che può seguire tutti gli stadi della lavorazione fino alla tavoletta o agli altri utilizzi in pasticceria. Se amate caffè e cioccolato una volta entrati da Cocambo vi si aprirà un mondo. Tante altre le specialità da non perdere.

Prodotti della tradizione, buoni e sostenibili
Nel Basso Friuli si trovano aziende agroalimentari che garantiscono prodotti genuini, attraverso filiere curate personalmente con attenzione artigianale. Cose buone perfette in abbinamento ai vini del territorio, da assaggiare e portarsi a casa come sfizioso souvenir. Eccone alcune.
Azienda agricola, norcineria e macelleria per una produzione, tutta home made, di ottimi salumi (tra cui soppressa, lonza, coppa di testa). Allevamento all’aperto, alimentazione naturale, attenzione alla qualità delle carni, lavorazione e stagionatura secondo tradizione, sono le scelte vincenti dell’azienda In Cortile – Salumeria Agricola Friulana, sita in Via G. Marconi, 23 Sottoselva – Palmanova (UD).
Si allevano esclusivamente vacche Pezzata Rossa Italiana, la razza della tradizione locale, producendo formaggi biologici, nel totale rispetto della natura, degli animali, delle stagioni e del cibo. Virtuoso esempio di economia circolare, l’azienda produce foraggio per gli animali rigorosamente da fieno ed erbe, compost per i campi, formaggi e latticini, pregiate carni. Nei formaggi, oltre al classico Latteria, in diverse stagionature, interessanti caciotte alle erbe aromatiche; quindi yougurt e altri latticini. Fattoria Zoff, via Parini 18 – Cormons (GO).

Gli allevamenti si trovano alle sorgenti del fiume Stella, un territorio ricco di acque e di risorgive. Le condizioni ideali per la vita delle trote, che trovano un habitat di acque pure e limpide. La produzione spazia dal fresco, in particolare i filetti, ai surgelati, agli affumicati, mousse, uova. Un ottimo richiamo per i rinomati bianchi Aquileia Doc. Società Agricola Sterpo, Via Sterpo, 70 – Sivigliano di Rivignano Teor (UD).
Info Aquileia: Fondazione Aquileia
Info Grado: Grado.it
Testo e foto di Gianfranco Podestà |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com
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