Napoli, alla scoperta del Parco Vergiliano

A pochi passi dallo splendido lungomare di Napoli, proprio alle spalle della celebre Basilica di Santa Maria di Piedigrotta, esiste una piccola area verde, forse poco conosciuta dagli stessi partenopei, di assoluto fascino e profondamente intrisa di storia, cultura e leggende: il Parco Vergiliano.

Questo luogo è un vero e proprio gioiello non solo per la città ma anche per l’intero Paese in quanto custodisce preziose testimonianze del passato,  importanti monumenti e, soprattutto, le tombe dei grandi poeti Virgilio e Leopardi.

All’entrata, imboccando il viale che sale lungo le pendici collinari, si trova un’edicola del 1668 contenente due iscrizioni nelle quali si ricorda proprio la presenza dei resti mortali dell’illustre vate latino. Sulla destra, invece, è presente una nicchia con un busto dello stesso poeta posto su una colonnina, omaggio nel 1931 degli studenti dell’Accademia dell’Ohio.

Circondati da alberi, piante e fiori ed immersi in un suggestivo silenzio si può continuare la passeggiata fino a giungere dinnanzi alla tomba di Giacomo Leopardi rappresentata da un’alta ara con base quadrata posizionata all’interno di una grotta tufacea con, al suo fianco, una stele incisa su pietra e firmata da Vittorio Emanuele III  al fine di attestarne l’autenticità da parte dell’allora governo italiano.

Questo è uno dei punti più spettacolari ed affascinanti del parco eppure è solo un assaggio delle meraviglie poste poco più in là. Infatti, seguendo la stradina si arriva ad una piazzola davanti l’ingresso orientale dell’antichissima Crypta Neapolitana, una delle più antiche gallerie del mondo scavata in età augustea per facilitare i collegamenti tra Napoli e la zona dei Campi Flegrei.

A dominare l’entrata di questo tunnel vi è un imponente mausoleo funerario eretto per conservare i resti mortali del vate latino Virgilio. La posizione della costruzione non è casuale ma attesta l’importanza di chi vi è sepolto e si lega alla perfezione con la lunga tradizione che associa il poeta a Napoli ed, in particolare, alla grotta in un rapporto stretto, complesso ed, a tratti, esoterico.

Fin dall’antichità il sito attirò gli ammiratori dell’illustre personaggio tanto da divenire meta di un turismo colto; quasi senza sosta, della tomba riferiranno letterati, cronisti ed esploratori italiani e stranieri come Petrarca, Boccaccio e Cino da Pistoia.

Dal XII secolo, alle testimonianze letterarie cominciarono ad aggiungersi anche le leggende; se sulla assoluta autenticità del sepolcro continuano a sussistere controversie e dubbi, la tradizione popolare vuole che nel  mausoleo giace davvero Virgilio, assurto a divino protettore della città e magico creatore, in una sola notte, della Crypta.

Il monumento sepolcrale è a colombario con tamburo cilindrico su un basamento quadrangolare, in cui è ricavata la cella funeraria a pianta quadrata con volta a botte, illuminata da feritoie e dotata di dieci nicchie per ospitare le urne cinerarie.

E’ possibile ammirare da vicino il suo interno; per farlo, però, bisogna seguire un percorso fatto di scalini che si inerpicano lungo il costone della collina. La fatica fatta per giungere su questa sorta di “piccola cima” sarà ricompensata non solo dalla scoperta di un ambiente carico di suggestioni ma anche dalla vista di paesaggi mozzafiato del golfo.

Siamo in pieno centro urbano eppure la speciale atmosfera mistica che avvolge l’intera area proietta il visitatore in una dimensione straordinaria, arcana e misteriosa nella quale il tempo sembra essersi fermato.

Di immenso fascino e dal grande valore culturale è la già citata Crypta Neapolitana, nota anche come “Grotta vecchia di Pozzuoli”; questa galleria, costruita in età augustea, è stata interamente scavata nel tufo ed è lunga 705 metri, alta circa 5 ed rischiarata e ventilata da due pozzi di luce obliqui.

La popolazione la considera, fin da un remoto passato, come un indiscusso sito spirituale; il ritrovamento di un bassorilievo raffigurante il dio Mithra, oggi ospitato al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, fa ipotizzare che il grande cunicolo fosse adibito a luogo di culto fin dall’epoca precristiana.

Il ricordo di questa antica devozione si è tramandato nella memoria di intere generazioni che hanno sempre guardato alla Grotta con rispetto e la massima venerazione alimentando, così, anche leggende che hanno lasciato un segno nella cultura e nelle memorie del territorio.

Testo di Gabriele Laganà|Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

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