Immersi nelle bellezze della Toscana al volante della Lamborghini Huracàn Spyder per un itinerario attraverso la storia, le tradizioni e il vino di questa terra. E nelle mani un pezzo di modernità.
E’ la terra dei profumi e dei sapori. Ma è stata anche la terra della storia, della grande storia. Quella regione che più di qualunque altra area geografica al mondo ha visto nascere i più grandi artisti e geni della terra: da Michelangelo a Giotto, da Dante a Galilei, dal Brunelleschi a Leonardo da Vinci. Il maestro assoluto di tutti tempi. E di quel Rinascimento che ci ha aperto la via dell’arte e della creatività, dell’architettura e del linguaggio, unita a quella delle prime invenzioni e scoperte che sono la base delle nostre conoscenze attuali, la Toscana non solo è l’esempio più illuminato, ma ne porta ancora oggi i segni ben evidenti di un passato cinquecentesco mai del tutto trascorso anzi, ancora vivo. Scolpito nelle sue opere.
Da Firenze a Siena, in un percorso lungo poco più di 50 chilometri, si può disegnare un itinerario lungo almeno dieci giorni che si snoda fra borghi e castelli, attraverso pianure e colline, quelle terre che danno origini ai profumi e ai sapori appunto, ad una cucina fra le più varie ed apprezzate che si possano gustare e ad un vino raffinato, delizioso quanto pregiato, che ha dato il nome alla patria del Chianti.
Il nostro viaggio inizia proprio da qui, dal cuore e dalle vigne del Chianti e vuole essere un percorso scenografico pensato oltre che alla storia, anche al piacere di guida, visto che saremo al volante di una “scoperta” per eccellenza, la Lamborghini Huracán Spyder, un gioiello emiliano per scoprire al meglio la Toscana. Lusso e tecnologia convivono in una delle più apprezzate super-car che si possono guidare, una vettura che sa distinguersi anch’essa per la storia, per i successi e per quella raffinata tecnologia che hanno reso il made in Italy celebre al mondo in un’altra forma d’arte. Il design è grintoso, affilato come la lama di un coltello, le linee appuntite e convergenti, il colore brillantissimo ed un sound inconfondibile, ne esaltano doti e qualità, per non passare mai inosservati!
Di primissimo mattino, ancor prima del sorgere del sole, siamo già a Monteriggioni, idealmente ubicato proprio al centro della Toscana, un borghetto medioevale fortificato, circondato da una murata di forma ellittica che sembra disegnato dalle mani di un artista. Invece è proprio così, autentico come la sua storia. Fu costruito in una manciata di anni dai senesi, dal 1214 al 1219, per uno scopo puramente difensivo, proprio per sorvegliare la via Francigena e le sue valli in direzione di Firenze, da sempre storica nemica di Siena. Vicende alterne hanno visto l’assalto e l’assedio dei fiorentini, finché Cosimo I dei Medici non impose la sua signoria su Monteriggioni portando i suoi abitanti come schiavi a Firenze, per poi cedere nuovamente il castello e il borgo nella mani dei senesi.
Monteriggioni non ha mai perduto però la propria identità ed ancor meno il suo fascino ed in tempi decisamente più moderni è stato il set cinematografico di una decina di film di rilevo, primo fra tutti “Il gladiatore” di Ridley Scott. E percorrere nel silenzio più assoluto la sua piazza acciottolata con la nostra Huracán ci ha riportati al passato, al tempo di cavalli e cavalieri. Sono 580 i cavalli che spingono il V10 della spyder bolognese, ma noi vogliamo assaporarla nelle quiete di questo antico borgo per cui la mappatura “strada” sarà la più indicata per far scivolare questa super sportiva sopra il pavè rispettando quell’atmosfera un po’ medioevale soprattutto di primissimo mattino quando è totalmente deserta.
Da Monteriggioni ci spostiamo verso sud, oltrepassiamo Siena per entrare nel cuore delle verdi colline toscane, nella val d’Orcia, forse il luogo più iconografico di tutta la Toscana riconosciuto addirittura come Patrimonio Unesco. E proprio secondo quanto riporta l’Unesco, questa area in particolare sembra sia stata una fonte di ispirazione per i grandi maestri del Rinascimento, primo fra tutti Ambrogio Lorenzetti con il suo ciclo di affreschi. Ma la storia della val d’Orcia, anche da un punto di vista geologico, ha radici lontanissime, parliamo di almeno 5 milioni di anni fa quando la lava dei vulcani Radicofani ed Amiata hanno modellato il suo territorio. Da un punto di vista di comunicazione la val d’Orcia rappresentava quel legame geografico fra nord e centro Italia, collegandosi direttamente con la via Cassia che confluiva direttamente a Roma. I cipressi disegnano le strade interne della val d’Orcia, il piacere di guida con la Huracán diventa totale con la capote aperta: i profumi si intensificano, il senso di libertà è davvero assoluto.
Cambiando la mappatura da “strada” a “sport”anche la guida cambia in maniera netta, la Huracán si irrigidisce nelle sospensioni e nello sterzo, il sound si trasforma, diventa più rauco, molto più piacevole da ascoltare, da brivido se vogliamo. Togliamo il controllo di trazione e scegliamo il cambio manuale, con le leve di comando posizionate direttamente sullo sterzo come in formula 1. La progressione è impressionante quanto l’allungo e la percorrenza di curva. La Huracán è perfettamente equilibrata in ogni situazione, il binomio sospensioni e telaio è perfetto e, se le prestazioni sono quasi imbarazzanti, la frenata non è certamente da meno. La mappatura “corsa”non è per tutti, ci ricorda un po’ quel film di Stallone, “Over the top” e, senza controllo di trazione, è assolutamente sconsigliabile l’utilizzo in strada. Una furia scatenata!
Discovering Tuscany with Lamborghini Huràcan – directed by Luca Bracali from Luca Bracali on Vimeo.
La Val d’Orcia offre decisamente scenari fuori dal comune, colline e vigneti si alternano quasi senza sosta, è questa la patria di uno dei più celebri vini al mondo: il Brunello di Montalcino. Il nostro viaggio inverte la rotta, saliamo adesso verso nord, in direzione Firenze. Ultima sosta è a Badia di Passignano, un altro borghetto che sembra uscito dal pennello di un maestro rinascimentale. Racchiuso fra vigneti e cipressi, il cuore di Badia è proprio quella sua abbazia, l’abbazia di San Michele Arcangelo a Passignano, un monastero che assomiglia più ad un castello che ad una comunità monastica. Costruito intorno all’anno mille, ha vissuto vicende alterne, gloriose e tragiche visto più volte è stato incendiato e distrutto, ma anche ricostruito. Perla del monastero è la sua sala del refettorio che ospita l’ultima cena, uno dei grandi capolavori del Ghirlandaio.
Testo e foto di Luca Bracali|Riproduzione riservata © Latitudeslife.com