Pedro Cabral e la scoperta (ufficiale) del Brasile

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Le statue di Enrico il Navigatore, Re Alfonso V, Vasco da Gama, Pedro Alvares Cabral e Ferdinando Magellano sul Monumento alle Scoperte (Padrão dos Descobrimentos) a Lisbona ©Shutterstock

Una cosa è certa. Dopo il viaggio di Colombo e il suo approdo nella piccola isola di Guanahani (nelle odierne Isole Bahamas), poi chiamata San Salvador, la navigazione dall’Europa verso terre sconosciute ha avuto un notevole impulso e questo ha dato origine a sovrapposizioni di itinerari, pensati e organizzati dalle super potenze marinare (Spagna e Portogallo) subito seguite da Francia e Inghilterra.

I diversi continenti, le molte isole, quando ancora non se ne conoscevano gli esatti contorni geografici, hanno dunque avuto in qualche caso più di uno scopritore, pur se la storia ne ha ricordati alcuni a preferenza di altri. Così è successo per il Brasile, nella persona del navigatore portoghese Pedro Cabral.

Una vocazione pressoché imposta

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La statua di Pedro Alvares Cabral, nella cittadina portoghese di Belmonte ©Shutterstock

L’anno di nascita del nobile portoghese Pedro Álvares Cabral non è certo in assoluto, però i biografi sono stati aiutati da un’altra data quasi sicura: quella in cui, all’età di 12 anni, Pedro è stato inviato alla corte del re Dom Alfonso V per ricevere un’istruzione nelle discipline classiche, affiancata da quella militare.

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ritratto di Pedro Cabral

I regnanti portoghesi, nelle loro imprese marittime, volevano che gli equipaggi venissero comandati da militari di carriera; ecco spiegato il motivo per il quale l’istruzione di Pedro, iniziata nell’anno 1479, esigeva che gli allievi di un certo rango sociale sapessero maneggiare le armi e all’occorrenza combattere.

La data del 1479 ha così reso possibile stabilire che Pedro Cabral era nato a Belmonte, nel distretto montano di Castelo Branco, nell’anno 1467. Si sa ancora che nel 1484 il re Dom João II, succeduto a Dom Alfonso V, gratifica Pedro Cabral dell’appellativo di moço fidalgo, giovane nobiluomo; un titolo minore accordato dal sovrano, forse al ritorno di Pedro da una campagna militare nell’Africa del Nord.

Nel 1497 il nobile ottiene dal re Dom Manuel I, salito al trono due anni prima, un’indennità annuale di 30.000 rèis (plurale di rèal, moneta del tempo) insieme al titolo di fidalgo (non più moço!) ed entra a far parte del Consiglio del Re con la nomina di Cavaliere dell’Ordine di Cristo, pronto finalmente per servire il suo paese in ogni modo.

Non si sa molto della vita di Pedro Cabral; si sa che si è sposato con Isabel de Castro, nipote del futuro vicerè dello Estado da India Afonso de Albuquerque. Si dice fosse alto di statura, cortese, sensibile e generoso, anche se un po’ vanitoso e consapevole del proprio stato sociale.

Poco Brasile per le navi spagnole, a differenza di Cabral

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Un’antica stampa raffigurante la foce del Rio delle Amazzoni in Brasile ©Shutterstock

Prima della grande spedizione marittima cui avrebbe partecipato Cabral, il regno portoghese aveva inviato una flotta guidata da Vasco da Gama per raggiungere l’India circumnavigando l’Africa; spedizione tornata in Portogallo nel 1499.

Gli obiettivi dei lusitani erano chiari: l’India come base privilegiata delle missioni (per i commerci) e fondazione di colonie dove possibile; non era poi secondario il desiderio di combattere i musulmani per privilegiare la diffusione della fede cattolica.

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Rotte marittime di Pedro Cabral

Le cronache del tempo registrano tuttavia come Cabral non sia stato il primo europeo ad avvistare il Brasile, nell’aprile del 1500. Due spagnoli, Vicente Yáñez Pinzón e Diego de Lepe, avevano infatti viaggiato lungo la costa settentrionale del Brasile tra gennaio e marzo dello stesso anno.

Pinzón aveva navigato lungo la foce del Rio delle Amazzoni e toccato l’attuale stato del Pernambuco; Diego de Lepe aveva al contrario raggiunto una zona più a nord: la foce del fiume Oyapock, che segna l’attuale confine tra Brasile e Guyana francese, nel mese di marzo.

Quelle degli spagnoli sono state visite superficiali, mentre Cabral ha avuto prolungati e fruttuosi contatti con le popolazioni locali. Ecco perché è lui ad essere il vero scopritore del Brasile, così come è significativo che nel grande paese sudamericano si continui a parlare il portoghese, pur se ampiamente modificato rispetto a quello dell’epoca di Cabral.

La spedizione del Comandante Pedro Álvares Cabral

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Nau Capitania, replica della barca utilizzata da Pedro Alvares Cabral nella scoperta del Brasile, in mostra nello spazio culturale della Marina brasiliana, nella baia di Guanabara ©Shutterstock

Il 15 febbraio del 1500, Pedro Cabral viene nominato comandante in capo di una flotta che doveva raggiungere l’India. La corona portoghese destinava d’abitudine persone nobili a comandare navi e militari, quindi anche gli altri capitani delle navi sotto il comando di Cabral erano nobili.

Forse non tutti i designati saranno stati all’altezza dei compiti loro affidati, ma la Corona aveva predisposto ogni cosa con saggezza: Cabral era il capo militare di navigatori con esperienza maggiore rispetto alla sua; navigatori quali Bartolomeu Dias, Diogo Dias e Nicolau Coelho.

Insieme agli altri capitani, avrebbero comandato 13 navi e 1.500 uomini. Di questo contingente, 700 erano soldati, anche se la maggior parte erano semplici cittadini desiderosi d’avventura ma privi di specifico addestramento militare. Delle tredici navi, nove caracche e due caravelle rotonde erano dirette a Calicut in India; le due rimanenti dovevano raggiungere il porto di Sofala, nell’attuale Mozambico.

Pedro Cabral, alla guida della flotta, parte con un buon contratto personale: poteva infatti disporre di 10.000 cruzados (l’equivalente in valore di 35 chili d’oro); il diritto di acquistare 30 tonnellate di pepe da rivendere in Europa, più di 10 scatole di altre spezie assortite, sempre da rivendere. I rischi del viaggio c’erano tutti, ma Cabral, tutto andando bene, sarebbe divenuto un nobile ricco!

Il viaggio verso la nuova terra

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La spiaggia di Trancoso, vicino a Porto Seguro, in Brasile; luogo del primo ormeggio sicuro di Pedro Cabral ©Shutterstock

La flotta lascia Lisbona il 9 marzo del 1500, intenzionata a seguire una rotta utile per evitare le bonacce tipiche della zona oltre il golfo di Guinea. Per sfruttare i venti ed evitare le correnti della costa africana, Cabral ricorre alla tecnica di navigazione conosciuta dai portoghesi e detta volta do mar (letteralmente: virata del mare); questa tattica lo indirizza verso una rotta molto occidentale; la corrente equatoriale dell’Atlantico fa il resto.

Il 9 aprile le navi attraversano l’equatore e il 22 aprile gettano l’ancora nel punto più orientale della costa brasiliana. Qui il capitano Nicolau Coelho scende a terra e scambia regali con un piccolo gruppo di indigeni Tupi.

Cabral decide di proseguire la navigazione lungo la costa alla ricerca di un ancoraggio adatto che trova il giorno successivo a Porto Seguro, una sessantina di chilometri più a sud dell’attuale città di Bahia.

Contatti con i nativi a Porto Seguro

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Nativi brasiliani in una antica incisione ©Shutterstock

Gli uomini della tribù dei Tupiniquim, quelli incontrati da Cabral, si mostrano amichevoli e accettano di buon grado i doni del navigatore. Così vengono descritti nella relazione del cronista di bordo Pêro Vaz da Caminha: “…sono di pelle scura, leggermente rossastra, con bei volti formosi e bei nasi. Camminano nudi, senza vestiti.

A loro non importa se nascondono o mostrano la loro vergogna, e in questo mostrano la stessa innocenza con cui mostrano il loro volto (…) i loro capelli sono lisci, e sono stati rasati, in alto, tutti calvi ben al di sopra delle orecchie. E uno di loro portava sotto l’elmo dei capelli, da una tempia all’altra, intorno alla nuca, una specie di parrucca di piume di uccello gialle…”.

Il cronista annota poi le abitudini di vita dei Tupi, dicendo che sono cacciatori-raccoglitori; gli uomini pensano al cibo inseguendo la selvaggina, pescando e foraggiando, mentre le donne si dedicano all’agricoltura su piccola scala. Tutti hanno i corpi dipinti e dormono su amache in abitazioni lunghe e comuni; all’apparenza non ci sono gruppi di comando o segni di pratiche religiose.

Le piccole tribù sono numerose e spesso tra loro rivali, alcune stanziali ed altre nomadi. Pêro Vaz aggiunge che conoscono l’uso del fuoco ma non sanno lavorare i metalli. Alcune di queste tribù praticano infine il cannibalismo.

Tutte notizie contenute nelle famose Carte de Pêro Vaz de Caminha, considerate alla stregua di un certificato di nascita del Brasile. La lettera è stata scoperta negli archivi portoghesi solo nel XIX secolo.

Fine dell’avventura di Pedro Cabral

I giorni che seguono a Porto Seguro sono dedicati al carico delle navi che proseguiranno per l’India. Provviste di  acqua, cibo, legna e altre merci. Per celebrare l’avvenimento, i portoghesi costruiscono una massiccia croce di legno, mentre Cabral verifica che la nuova terra si trovi a est della linea di demarcazione tra Portogallo e Spagna, così come era stato specificato nel trattato di Tordesillas: a est territori di pertinenza portoghese, a ovest spagnola.

Il Brasile, che avrebbe assunto questo nome da quello locale del legno, rientrava pienamente nella sfera d’influenza assegnata al Portogallo. In omaggio alla croce cattolica, Cabral chiama la nuova terra scoperta Ilha de Vera Cruz (Isola della Vera Croce).

Una nave da rifornimento viene inviata in Portogallo per informare il re, ma re Dom Manuel I non sarà soddisfatto dell’esito della spedizione capitanata da Pedro Cabral; ancora indefiniti i vantaggi materiali che potevano scaturire dai nuovi territori; contrariato per il seguito della spedizione in India, con la perdita di Calicut e con poco remunerativi commerci, non accoglie con entusiasmo Cabral al suo ritorno in Portogallo.

Al navigatore non verranno affidati altri viaggi e in patria nessun incarico di rilievo. Pedro Álvarez Cabral si ritirerà nel 1509 a vita privata nella cittadina di Santarém, dove morirà nel 1520.

Libertas Dicendi n°339 del ‘Columnist’ Federico Formignani |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com