Colombo e l’America: te la dò io la Mappa!

Nell’anno 2000 lo scrittore americano Miles Harvey ha pubblicato un libro di grande successo, intitolato L’isola delle mappe perdute. In questo libro Harvey raccontava l’incredibile storia di un tale Gilbert Bland, un antiquario che risiedeva in Florida, divenuto tristemente famoso per aver saccheggiato un gran numero di biblioteche degli Stati Uniti, mutilando, se così si può dire, un notevole numero di libri – alcuni dei quali rari e preziosi – strappando le pagine che riportavano mappe antiche e rare, documenti di navigazione degli Stati che un tempo si contendevano la supremazia sui mari. L’epoca delle più importanti scoperte geografiche copre alcuni secoli nei quali le conoscenze della Terra, da parte di geografi, cartografi, naviganti e – perché no – avventurieri vari, si susseguivano a ritmo frenetico, imponendo alle mappe e ai documenti esistenti correzioni, aggiunte e talvolta rifacimenti integrali. Brutta abitudine, quella dell’antiquario della Florida, colto sul fatto nel 1995 e condannato. Lo scrittore Harvey quasi se ne compiace, citando un’iscrizione rinascimentale conservata nella biblioteca San Pedro di Barcellona, che recita: “colui che sottrae o non restituisce un libro al proprietario, lo vedrà trasformarsi in un serpente nelle sue mani e da esso verrà dilaniato”. Non è questa la fine che ha fatto il divoratore seriale di pagine pubbliche, ma è comunque fuori da ogni dubbio che bibliotecheassociazioni culturali e naturalmente privati collezionisti, siano sempre stati ferocemente molto gelosi di ciò che possedevano; nel caso delle biblioteche, poi, costituiva “anche” bene pubblico.

Mappa del mondo secondo Tolomeo.

Mappe antiche o presunte tali (non di rado falsificate) per la ricerca di tesori nascosti. Mappe che nel Medioevo sono risultate di stimolo e incoraggiamento per molti viaggiatori nell’avventurarsi verso terre sconosciute o quasi. Mappe che tracciavano confini terrestri ancora incerti e solo intuiti, ma in compenso venivano arricchite da disegni di creature umane dalle fattezze mostruose, sino alle mappe disegnate e utilizzate dai cercatori d’oro nella mitica conquista del West americano. Ma qui ci troviamo già nell’anticamera dei tempi moderni. E prima ancora? Famoso è il Planisfero tolemaico che rappresenta il mondo visto dai paesi europei nel II° secolo dopo la nascita di Cristo. Parimenti famosa è l’opera scritta da Tolomeo (100 d.C., Alessandria d’Egitto) geografo, astrologo e astronomo di lingua e cultura ellenistica; il libro Geographia, scritto all’incirca nell’anno 150 d.C., contiene una gran mole di dati delle diverse parti del mondo allora conosciuto (o immaginato), dati completati da coordinate; tutto questo ha permesso ai vari cartografi la visione del mondo dello studioso greco, il cui manoscritto è stato scoperto nel 1300 dopo la nascita di Gesù.

Mappa del 1491 di Enrico Martello.

E veniamo a Cristoforo Colombo. Ci troviamo all’inizio dell’era delle scoperte geografiche, delle carte disegnate e anche rubate, con i destini del mondo che cambiano. Colombo, racconta Harvey, ha scoperto l’America nel 1492 grazie a un furto cartografico. Con il fratello Bartolomeo il navigatore genovese ha vissuto per nove anni a Lisbona; nel 1485 chiede il patrocinio per armare una flotta verso le Indie al re Giovanni II° del Portogallo, senza successo. Lascia comunque la capitale portoghese, addirittura in fretta e furia, per il timore di venire inseguito e forse arrestato per il furto di una mappa del mondo; così almeno racconta lo storico Bartolomé de Las Casas nel XVI secolo. Una volta in Spagna, pensa di ottenere i fondi per la sua spedizione da questo paese e viene raggiunto dal fratello che, sapendolo a corto di denaro, porta con sé diverse mappe tracciate su carta leggera (copiate dalle preziose pergamene) che verranno poi monetizzate in Italia. Con la nuova mappa del mondo “costruita” dai due fratelli, sulla scorta dei documenti trafugati da Bartolomeo, portatrice ad ogni modo di alcune “novità” cartografiche (coste africane occidentali esageratamente prominenti e un Oceano Atlantico esageratamente piccolo) Colombo riuscirà a convincere Isabella I di Castiglia e Ferdinando II d’Aragona (i famosi Re Cattolici) a finanziare l’avventura del 1492. Tutto grazie a una mappa rubata; certo è che da allora in poi nessuna mappa o carta imperiale sarebbe sfuggita al rigido controllo delle autorità portoghesi.

Stampa dello sbarco in America di Colombo.

Libertas Dicendi n° 239 del ‘Columnist’ Federico Formignani |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

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