South Dakota. Il ritorno dei bisonti

Pemba, Tanzania, Africa

I bisonti sono tornati. Quasi completamente scomparsi agli inizi del secolo scorso, oggi gli animali, salvaguardati, ripopolano i paesaggi sacri ai nativi. Per capire cos’è una mandria, bisogna venire qui a settembre, durante il Buffalo Roundup.

Prova a immaginare milioni di bisonti che vagano per le Grandi Pianure del Nord America; niente strade, niente città, niente fattorie; solo la prateria vergine, che si distende per migliaia di chilometri in tutte le direzioni. Poi prova a pensare come il numero di queste bestie maestose potrebbe essere ridotto da una stima di 60 milioni di capi all’inizio del ‘800 alla quasi totale estinzione a causa dall’avidità e dell’opportunismo dell’ uomo bianco. Sono stati ammazzati per la loro pelliccia, per le  loro lingue (una prelibatezza), per diventare trofei, per privare gli indiani della loro fonte di cibo dall’esercito americano.  Nel 1900 ne erano rimasti circa 300 esemplari. Si sono salvati solo grazie ad alcuni individui e associazioni, come Gli Amici del Bisonte,  che hanno voluto salvaguardarli. E man mano il numero è cresciuto. Oggi si stima che ce ne siano 340.000  tra ranch, riserve e parchi nazionali; la maggior parte si trova in Canada, ma negli USA lo stato del South Dakota mantiene la più grande concentrazione, circa il 10%, nei ranch privati, nel Badlands National Park e il Custer State Park, che costeggia la Black Hills National Forest, terra sacra degli indiani Lakota.

Gli americani li chiamano buffalo, i Lakota li chiamano tatanka. Ma con tatanka non si indica solo l’animale: per le tribù delle pianure vuole dire anche fratello, madre, uno spirito che non è solo fonte di cibo, ma il fulcro della loro vita. Il loro corpo veniva utilizzato in diversi modi: la pelle per i ‘tipi’ e i vestiti, lo stomaco per i recipienti di cottura,  le scapole per scavare. La loro vita dipendeva da quella dell’ animale; quando le mandrie si spostavano, gli indiani le seguivano.

Pemba, Tanzania, Africa

Tatanka è anche il nome di un centro educativo vicino a Deadwood, paesino reduce del Wild West, nelle Black Hills. Creato da Kevin Costner, protagonista e direttore del film ‘Balla con i Lupi’, che ha preso a cuore la vita dei indiani Lakota e il bisonte, volendo offrire agli americani la possibilità di capire meglio i ‘pelli rossa’. Ed è qui il mio primo impatto col bisonte, o almeno, con la sua forma e grandezza, dove la tradizionale caccia al bisonte è raffigurata in un gruppo di animali in bronzo:i corpi pesanti cascando uno sopra l’altro, inseguiti dagli indiani a cavallo. La nostra guida Lakota, Philip Red Bird, ci spiega la vita degli indiani e la loro relazione con il buffalo e come li cacciarono, proprio come nel film.

A Deadwood ci sembra di fare un tuffo nel passato. Fondato illegalmente nel 1876 dopo l’annuncio della scoperta dell’oro nelle Black Hills sul territorio appartenente agli indiani, la città era un modello esemplare del Wild West, dove i bordelli, le case da gioco e le fumerie di oppio erano tra i commerci più affermati. Dei personaggi famosi come Calamity Jane e Wild Bill Hickok vissero e morirono lì (Wild Bill fu assassinato nel saloon), e le loro tombe possono essere visitate nel cimitero del paese. Ormai la città è classificata come National Historic Landmark, il gioco è stato reintrodotto per dare un nuovo stimolo economico, che è in forte espansione. Ci sono circa 30 casinò.

Nei dintorni di Deadwood si può visitare la miniera d’oro abbandonata di ‘Broken Boot’. O si può viaggiare su un treno a vapore del 1880, tra Keystone e Hill City, una ferrovia costruita per i minatori per aver accesso alle loro miniere nelle Black Hills.

Queste colline sorgono dalla pianura come una vasta cupola di granito che si è eroso formando dei giganti aghi di roccia, sparpagliati tra i pini poderosi. Le strade panoramiche incrociano la Foresta Nazionale, tra queste la Needles Highway, 60 km di strada stretta e attorcigliata che serpeggia intorno a questi pinnacoli grigi e contorti che spuntano alti tra gli alberi, offrendo una vista mozzafiato.

La strada passa vicino ad Harney Peak, il nucleo geologico e punto più alto dei Black Hills a 2.207 m. Pochi chilometri a est della montagna spunta Mount Rushmore, rupe scelta dallo scultore Gutzon Borglum per diventare la rappresentazione dei quattro presidenti, George Washington, Thomas Jefferson, Theodore Roosevelt e Abraham Lincoln. Il lavoro iniziò nel 1927 e venne finito nel 1941 da suo figlio, 6 mesi dopo la sua morte. Era previsto che le teste, scolpite con la dinamite, avessero anche dei torsi, ma poi finirono i soldi, e quindi rimasero così. Conosciuto come il ‘Tempio della Democrazia’,  ha più di 2 milioni di visitatori all’anno.

A ovest di Harney Peak un’altra rupe è soggetta ad un lavoro simile, una scultura che promette di essere la più grande nel mondo quando e semmai sarà finita. Nel 1931 un capo degli Oglala Lakota, Henry Standing Bear, ha scritto a Gutzon Borglum chiedendogli di includere il grande guerriero dei Sioux, Crazy Horse, con i presidenti: non ha ricevuto risposta. Ha proposto l’idea a uno scultore polacco, Korczak Zilkowski, che aveva lavorato a Mount Rushmore. “I miei capi fratelli ed io vorremmo che l’uomo bianco sapesse che i pellerossa hanno anche loro dei grandi eroi”, ha detto. E così è nato il progetto per il Crazy Horse Memorial. Il lavoro sulla scultura, il torso  di Crazy Horse a cavallo col dito che indica ‘dove è sotterrata la sua gente’, inizia nel 1948. Ziolkowski muore nel 1982, ma il lavoro viene proseguito da sua moglie e 10 figli, di cui 7, con alcuni nipoti, continuano a lavorarci tuttora. Il viso, che misura 27 metri di altezza, venne svelato nel 1998. Al termine la scultura avrà 22 piani in altezza. Per dare un’ idea di scala di grandezza, la testa di Crazy Horse si sovrappone facilmente su quella dei 4 presidenti. La montagna è solo una parte della Memorial Foundation, un’organizzazione privata e indipendente finanziariamente, che dipende dalle donazioni e dai contributi dei visitatori per poter continuare il lavoro. La fondazione include un grande complesso di accoglienza tra museo, auditorium, ristorante, ed un programma di assistenza medica ed educazionale per gli americani nativi. Ma il lavoro ha provocato delle polemiche. Molti indiani Lakota pensano che sia contro lo spirito di Crazy Horse (che non voleva mai essere fotografato), e le colline stesse, territorio spirituale dei Lakota che era stato loro assegnato in perpetuità col Trattato di Fort Laramie nel 1868, per poi essere stato loro tolto nel 1877, dopo la scoperta dell’ oro.

La Pine Ridge Reservation dei Lakota, una delle più grandi riserve indiane in South Dakota ma anche la più povera, incorpora gran parte del Parco Nazionale dei Badlands. Di una bellezza unica, la regione del Badlands è spettacolare ma anche, come indica il nome, tra i territori più desolati del South Dakota. Una volta sotto al livello del mare, oggi i pinnacoli frastagliati, multicolori e a strisce, la rupe ed i canali testimoniano il sedimento lì depositato milioni di anni fa, poi lasciato esposto  alle intemperie, un terreno morbido e vulnerabile. E un paesaggio che cambia continuamente, svelando più di 250 varietà di mammiferi fossili. Qui abitano bisonti e pecore Bighorn, (entrambe reintrodotti dopo loro scomparsa), i cani della prateria, roditori che scavano delle città sotterranee, i coyote. Nel cielo sovrastante si possono vedere circolare delle aquile reali.

Ma torniamo ai bisonti. Per capire cosa vuol dire una mandria di bisonti, si deve andare a Custer State Park, dove si può partecipare all’evento annuale del Buffalo Roundup, che si svolge a fine settembre. Nel 2015 la 50esima edizione  è stata eletta come il primo evento degli USA dall’American Bus Association. Vengono radunati circa 1.300 bisonti, vaccinati e marchiati, e alcuni venduti per mantenere la mandria entro un numero ottimale per il territorio.

La mattina del roundup circa 50 o 60 tra cowboy e cowgirl si radunano per ascoltare i consigli, dire le preghiere, e prepararsi per il raduno: jeans con  cuoio bordato, gli speroni sugli stivali, cappello da cowboy in testa e pistola alla cinta; se non fosse per l’occasionale walkie talkie e lo smartphone sembrerebbe di non essere nel ventunesimo secolo. Tra i cowboy c’è l’ottantenne Bob Lantis, che partecipa al suo 44esimo roundup. Anche sua figlia corre, mentre la nipotina gioca per terra. I fantini montano i loro cavalli e partono per scovare i bisonti, che sono sparpagliati nelle vallate sotto gli alberi dorati di aspen e cottonwood. Noi seguiamo nei pickup. All’inizio si muovono lentamente, ci vuole tempo per raggrupparli, poi pian piano prendono velocità, formando un fiume nero che attraversa la savana, incastrato dai cowboy. Tra le urla e lo schiocco delle fruste nell’ aria, gli zoccoli che martellano la terra, si alza una nuvola di polvere. I maschi, bestioni che possono pesare 1.400 chili,  corrono con la lingua fuori e la coda in su, mostrando il loro allarme. I piccoli, spaventati, corrono accanto alla loro madre. I cowboy li spingono verso il corral sotto lo sguardo eccitato di 20.000 spettatori piazzati sulla collina. E’ una corsa da brivido, l’adrenalina corre libera per uomini e bestie. E poi d’un colpo la folla urla e grida, segnale che gli animali sono entrati nel corral. Gli applausi sono accompagnati dai sorrisi dei fantini. Ancora una volta sono riusciti a portare il Buffalo Roundup a termine, e per un altro anno la mandria dei bisonti, dopo pochi giorni, sarà poi libera di vivere in tranquillità e moltiplicarsi, come da millenni, nel South Dakota.

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Info utili

Informazioni utili sul sito ufficiale di South Dakota Department of Tourism

Per materiale e informazioni in italiano sul South Dakota consultare il sito The Real America

Per informazioni sugli USA consultare il sito di Visit USA Association Italy

Come arrivare: il South Dakota è servito da due aeroporti principali, il Sioux Falls Regional Airport (FSD) nel sud-est, e Rapid City Regional Airport (RAP) a ovest. Su entrambi opera, tra le altre,  United e Delta. Due grandi autostrade attraversano lo Stato, Interstate 90, che va da Seattle Washington a Boston nel Massachusetts, e la Interstate 29, che va da Kansas City Missouri nord a Winnepeg Manitoba, Canada. nel South Dakota non c’è un servizio ferroviario per passeggeri.

Quando andare: È consigliabile visitare lo Stato nel periodo estivo, da giugno a metà settembre quando le temperature sono più miti.

Documenti:Passaporto elettronico e autorizzazione ESTA da richiedere via internet al sito dell’ambasciata americana: http://italy.usembassy.gov/visa/ESTA/default.asp. L’autorizzazione è gratuita, va ottenuta prima di partire e portata con sé al momento del ceck-in in aeroporto. Dal 1 aprile 2016 non sarà più possibile viaggiare con il VWP senza essere muniti di passaporto elettronico, anche se già in possesso dell’autorizzazione ESTA.

Sarà necessario pertanto richiedere un passaporto elettronico nuovo e una nuova autorizzazione ESTA o richiedere il visto non immigrante.

Lingua: Americano, che è un inglese modificato da molti termini in slang. In generale meno formale dell’inglese.

Religione: 23,9% cattolici, 51,4% protestanti, 5,8% altri riti cristiani, 3,4% altre religioni

Valuta: Il dollaro americano.

Elettricità: 110V, ma bisogna usare un adattatore.

Abbigliamento: Nel periodo estivo, è consigliabile portare dei vestiti leggeri e qualcosa per proteggervi dal sole. Portate un maglione per le serate più fresche. In ogni stagione è utile un impermeabile.

Telefono: Alcuni operatori telefonici italiani permettono di chiamare dagli Usa con sim italiana a una tariffa flat giornaliera cin inclusi minuti, sms e traffico internet. Si consiglia di contattare il proprio operatore mobile.

Testo e foto di Anne Conway | Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

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