Nous étions Charlie…
Satira: ‘Genere di composizione poetica a carattere moralistico o comico, che mette in risalto, con espressioni che vanno dall’ironia pacata e discorsiva fino allo scherno e all’invettiva sferzante, costumi o atteggiamenti comuni alla generalità degli uomini, o tipici di una categoria o di un solo individuo’. La definizione riportata non è un ‘credo’ solo per Charlie Hebdo; lo è per la maggioranza di riviste che si nutrono di ‘satira’ nel mondo intero e che viaggiano – inevitabilmente – tra alti e bassi di popolarità e successo. Nel giro di poco più di un anno e mezzo Charlie Hebdo è passata dal tragico attentato del gennaio 2015 nel quale due terroristi muniti di Kalashnikov hanno causato – irrompendo nella sede parigina di rue Nicolas Appert, dodici morti e undici feriti. Fra le persone decedute nell’attentato, nove erano membri della Redazione della rivista satirica francese. Il più noto fra questi? Forse Georges Wolinski, con i suoi personaggi resi vivi da rapidi e spezzettati tratti di matita a disegnare personaggi stralunati e non di rado provocatoriamente erotici. Alla ripresa del lavoro con altri disegnatori e altre menti, a scandagliare i fatti del giorno per tradurli in vignette, Charlie Hebdo non ha mai rinunciato a perseguire ciò in cui eccelle: pubblicazione di vignette divertenti, amare, mordaci, persino dissacranti, sino a giungere a quelle di pochi giorni fa, sul terremoto in Italia.È stato, il gennaio del 2015 dell’attentato, un momento di grande dolore collettivo; dappertutto si è pianto per le vite spezzate e la satira di Maometto non è sembrata, a molti, così inopportuna da suscitare le ire dei musulmani, che avrebbero dato origine al massacro. È passata altra acqua sotto i ponti della Senna e si è arrivati ai morti di Amatrice pressati in una porzione di lasagne. ‘Noi eravamo Charlie’, dunque; perché il disgusto, la rabbia, ci hanno sopraffatto.
Ma sono interamente giustificati questi sentimenti di rabbia allo stato puro, queste reazioni a catena che hanno invaso la rete e la stampa in Italia? Il sentimento immediato che ha finito per prevalere è stato di sconcerto e (quasi) di stupore: tanta ‘cattiveria’ non poteva arrivare da chi aveva pagato in maniera sproporzionata per aver fatto il proprio lavoro di ‘coscienze critiche’ della società, talvolta magari con eccessiva libertà e disinvoltura. Ecco allora che – come sempre accade – la rete e i giornali sono stati invasi dalle reazioni della gente. ‘Questa non è satira: è cattiveria’; immediata la controvoce: ‘se non vi è piaciuta, vuol dire che ha fatto il suo lavoro; questa è satira’. C’è poi chi ha distinto la ‘comicità’ dalla ‘satira’: ‘la satira non serve per far ridere. Deve far riflettere; se proprio ci scappa il sorriso, quasi sempre è amaro’. Fra le molte reazioni di personaggi pubblici, quindi di possibile influenza sull’opinione della massa, c’è n’è stato uno, addirittura un Ministro dellaRepubblica, che ha suggerito ai disegnatori di Charlie Hebdo come avrebbero potuto utilizzare le loro matite, dopo aver disegnato le vignette sui terremotati. Qualcun altro ha rimproverato quelli di Charlie Hebdo, dopo i fatti di Nizza, di non aver pubblicato vignette dell’Intelligence francese, con tanto di cappello d’asino in testa, a renderli corresponsabili dell’eccidio. Un’ultima esortazione (italiana) sul significato della vignetta sul ‘sisma’: ‘italiani, liberatevi di questa morsa (mafia) e della complicità fra istituzioni e malaffare, se volete evitare questi disastri’.
[alert color=”FF9011″ icon=”9733″]LEGGI TUTTI GLI ARTICOLI DEL NOSTRO COLUMNIST[/alert]
Non è, infine, che i disegnatori (o vignettisti) italiani siano poi tanto differenti – in fatto di ricerca degli obiettivi, cinismo del disegno, ferocia didascalica –dai colleghi francesi; basta scorrere le varie pubblicazioni e la rete per rendersene conto. E sono autori di riconosciuta bravura e di largo seguito: Altan, ElleKappa, Giannelli, Staino, Forattini, Disegni, Vauro ed altri ancora. Tra questi, aggiungerei Daniele Luttazzi, forse il più caustico fra tutti. Riprendendo gli avvenimenti e gli interventi post terremoto, Luttazzi conviene che gli italiani hanno il pieno diritto di indignarsi per le ‘vignettacce’ di Charlie Hebdo¸ ma non devono invocare la censura, perché la satira è anzitutto un giudizio su chi la fa. Ancora: ‘la satira non è giudicabile’; un corno; semmai è un punto di vista, quindi opinabile. La vignetta sui vari tipi di ‘pasta’, infine. A chi sostiene che il disegno denunciava il malaffare italiano, Luttazzi obietta che quelli di Charlie Hebdo sapevano perfettamente che si trattava di una vignetta immonda; tant’è che l’hanno pubblicata nella pagina delle ‘vignette impubblicabili’. Una ‘paraculata’ che non è bastata a frenare la giusta indignazione. Altra ‘paraculata’: la vignetta riparatrice dove si fa riferimento alla ‘mafia’, riferimento mancante nella prima vignetta. Hanno sbagliato, conclude. Succede.
del ‘Columnist’ Federico Formignani |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com
Caro lettore,
Latitudes è una testata indipendente, gratis e accessibile a tutti. Ogni giorno produciamo articoli e foto di qualità perché crediamo nel giornalismo come missione. La nostra è una voce libera, ma la scelta di non avere un editore forte cui dare conto comporta che i nostri proventi siano solo quelli della pubblicità, oggi in gravissima crisi. Per questo motivo ti chiediamo di supportarci, con una piccola donazione a partire da 1 euro.
Il tuo gesto ci permetterà di continuare a fare il nostro lavoro con la professionalità che ci ha sempre contraddistinto. E con lo stesso coraggio che ormai da 10 anni ci rende orgogliosi di quello facciamo. Grazie.