Antichi messaggi Camuni

Il Castello di Breno, all’ingresso della Valcamonica ©Lucio Rossi

Risalendo nel bresciano la valle del fiume Oglio, si arriva al passo del Tonale e da qui si scende nel Trentino. Molte persone affrontano questo tragitto: perché ci vivono, per lavoro, per raggiungere le località delle vacanze. Fra quelli che vi transitano, pochi però prevedono una sosta in un preciso punto della valle, compreso tra i centri di Breno e di Edolo; questo luogo è Capo di Ponte, dove c’è il Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri, disseminato tra le frazioni di Cemmo, Nadro, Naquane e Serradina. Per diverse migliaia di anni la zona è rimasta coperta dai ghiacci, scomparsi i quali il panorama del disgelo ha visto l’insorgere di una vegetazione d’alto fusto sinché, attorno al 5000 avanti Cristo, il luogo si popola di animali prima e successivamente compaiono anche gli esseri umani. Dal 3000 al 1000 prima dell’era cristiana si sviluppa in questa valle la grande stagione delle incisioni rupestri. Trascorsa questa fase, l’influenza di Roma si accentua sempre più, a scapito dell’autonomia delle popolazioni locali. Le figurazioni di questo periodo sono infatti povere, trasandate, prive di dettagli caratterizzanti come erano state invece nel passato; si diffondono le impronte di piedi e altri simboli isolati, senza alcun contesto narrativo; l’arte camuna è in piena crisi e il fantastico ciclo creativo sta per concludersi definitivamente. Nell’anno 16 a.C. le legioni romane occupano la Valcamonica; il processo di assimilazione si può definire quasi totalmente concluso e il piccolo nucleo di genti Camune scompare e si fonde nell’impero.

La Valcamonica con le sue incisioni rupestri è stato il primo luogo in Europa a svelare tracce della vita preistorica. Fra i molti studiosi che hanno dedicato studi e ricerche in proposito, due in particolare vanno ricordati: Emanuele Anati, direttore per anni del Parco Nazionale e Sabatino Moscati, archeologo, che in più occasioni ha parlato dei graffiti camuni nelle sue pubblicazioni. L’iter storico si è svolto più o meno così. Liberate progressivamente le rocce dalla presenza di muschi e di vegetazione, dato che la zona è fitta di boschi e il paesaggio è piuttosto impervio, sono apparse le prime tracce di un lavoro svolto e tramandato per infinite generazioni, utilizzando scalpelli e punteruoli. Dapprima figure semplicemente tracciate sulla roccia, in seguito incise in superficie o in profondità; qualche volta veniva aggiunta una pittura che poteva avere diverse tonalità: bianco, giallo, arancione, rosso, marrone, grigio, verdastro, nero. Gli autori erano sicuramente artisti dotati, poiché le incisioni praticate erano nitide, gli schemi dei disegni semplici e suggestivi, paragonabili alle forme del disegno infantile o all’arte astratta. Sono migliaia le figurazioni preistoriche incise sulle rocce, con una buona varietà di soggetti: uomini e animali, armi e utensili domestici, scene di vita religiosa e della vita quotidiana di migliaia di anni fa.

Parco Nazionale
delle Incisioni Rupestri di Naquane, Capo di Ponte,
Valcamonica ©Lucio Rossi

La “vita” artistica delle incisioni camune ha assommato circa tremila anni di storia ed è stata dagli esperti suddivisa in differenti fasi. Le prime immagini risalgono al 3000 a.C. e mostrano figure isolate e molto stilizzate: una linea verticale a indicare il corpo, un segno a U per le braccia e uno a U rovesciata per le gambe; accette e coltelli sono incisi in maniera essenziale, mentre il sole viene raffigurato come un grosso disco che ha all’interno un punto. La seconda fase (2100-1800 a.C.) mostra ancora figure stilizzate ma riunite a formare un gruppo; è gente raccolta in preghiera attorno al simbolo del sole. Ora le armi sono rappresentate in grandi quantità: alabarde, asce, pugnali ecc., testimoni di una civiltà guerriera; sempre in forma stilizzata, ecco l’aratro trainato da un paio di buoi, l’agricoltura è già una realtà di vita. La terza fase (1800-1000 a.C.) mostra una notevole varietà e ricchezza di incisioni; tra quelle “pratiche”: uomini in guerra, altri al lavoro utilizzando carri con le ruote, villaggi con capanne; non mancano poi immagini “simboliche” di esseri fantastici e soprannaturali. La quarta e ultima fase (primo millennio a.C.) raffigura scene di caccia, ancora di guerra, lavoro nei campi, artigianato; nei campi vengono ritratti numerosi animali domestici: oche, galline, anatre; quindi cani, cavalli, buoi e pecore. Segno poi evidente di una forma di vita evoluta, vi sono graffiti che farebbero pensare a funzioni religiose e pratiche magiche. Negli ultimi tempi della civiltà camuna, gli oggetti appaiono in scala, proporzionati alle figure umane ritratte. Nell’ultima fase, infine, le rappresentazioni sono fortemente influenzate da modelli etruschi, quali vasi e affreschi tombali, probabile presenza in loco di oggetti di quella civiltà. Sono poi evidenti le prime iscrizioni, fatte utilizzando un alfabeto di chiara derivazione etrusca.

Libertas Dicendi n° 263 del ‘Columnist’ Federico Formignani |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

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