Una proposta di esplorazione della Docklands di Londra per conoscere la storia di uno dei più importanti porti del mondo, ma anche per ammirare numerosi esempi di architettura industriale e perdersi nelle storie degli scrittori e dei pittori inglesi dell’Ottocento.

La Docklands di Londra si estende verso Est lungo le due rive del Tamigi a partire dal Tower Bridge. Nasce nel 1799, con la costruzione dei West India Docks, nella Isle of Dogs.
Fino ad allora, infatti, il Tamigi era punteggiato da un insieme disordinato di bacini di carenaggio, magazzini e pontili. Con lo sviluppo dei commerci fra la capitale e il resto del mondo, un numero sempre crescente di navi si trovava spesso costretto a mettersi in coda lungo il fiume ed aspettare giorni o addirittura settimane prima di poter scaricare la merce e ripartire con un nuovo carico.
Oltre al danno economico, le navi erano soggette alle intemperie e alla pirateria. Perciò le compagnie commerciali spinsero i politici affinché autorizzassero la costruzione di infrastrutture per rendere il porto più efficiente.
I quartieri dell’Est End adiacenti alle rive del Tamigi erano spesso aree melmose e derelitte; la loro geografia cambiò radicalmente con la costruzione di un sistema di bacini attrezzati con gru, ponti mobili e chiuse ed affiancati dalle warehouse, magazzini per lo stoccaggio delle merci alti fino a sei piani.
Per la loro difesa, vennero erette delle mura severe, costantemente sorvegliate. Il moltiplicarsi delle attività portuali produsse la nascita di un nuovo ceto di lavoratori, gli East End dockers, spesso immigrati.

Uno dei momenti più simbolici della loro vita era la chiamata quotidiana, quando in centinaia si accalcavano dietro una catena all’ingresso del dock sperando di essere scelti per poter lavorare a giornata.
Essendo la Docklands una zona altamente strategica, subì violentissimi bombardamenti durante la Seconda Guerra Mondiale. Le attività riprenderanno dopo il conflitto, ma lo scenario sarà diverso: il futuro del commercio via mare è ora rappresentato dalle navi container, troppo grandi per l’East End.
Perciò le attività si spostano progressivamente verso le zone più vicine alla foce del Tamigi, come Tilbury. Il primo dock a chiudere nel 1968 è Saint Katherine, seguito da tutti gli altri nel corso degli anni Settanta, con una perdita di circa 10.000 posti di lavoro.
La disponibilità di grandi edifici industriali abbandonati dalla notevole qualità architettonica ha spinto i costruttori a scommettere sulla loro riconversione in loft di lusso. La scommessa è stata vinta, così come è stata vinta anche quella della trasformazione di Canary Wharf in un nuovo polo finanziario dopo la City: a partire dalla metà degli anni Ottanta la Docklands rinasce e diventa un’area vivace ed elegante, economicamente molto produttiva ed incredibilmente affascinante.
Rotherhithe

Il nostro itinerario a piedi inzia da Rotherhithe, sulla riva Sud del Tamigi. Il tunnel attualmente usato dall’Overground per collegare le stazioni di Rotherhithe e Wapping è stato il primo tunnel al mondo costruito sotto un fiume navigabile. Inaugurato nel 1843, è opera di Isambard Kingdom Brunel, cui è dedicato il museo proprio dietro la stazione dell’Overground.
A brevissima distanza si trovano altri edifici che valgono una breve sosta: il Grice’s Granary, oggi sede dei Sands Film Studio, casa di produzione cinematografica e laboratorio di costumi per il teatro e il cinema, artefice, fra gli altri, dei costumi di Marie Antoinette di Sophia Coppola e della versione cinematografica di Les Miserables. Ospita al suo interno la Rotherhithe Picture Research Gallery, collezione iconografica sull’abbigliamento di tutte le epoche, aperta al pubblico.
La chiesa di St Mary’s Rotherhithe custodisce nel suo giardino numerose lapidi funerarie di marinai. Fra queste c’è quella dedicata a Prince Lee Boo, figlio del re dell’attuale Repubblica di Palau, nell’Oceano Pacifico. La nave inglese Antelope naufragò presso l’isola nel 1783 e il re offrì aiuto per il suo ricovero. In segno di gratitudine, il capitano Henry Wilson portò con sé il figlio del re a Londra, affinché ricevesse un’istruzione occidentale. Ma Lee Boo morì di malattia dopo soli sei mesi dal suo arrivo. La East India Company si occupò della sepoltura e gli dedicò la lapide.
Il pub Mayflower è dedicato all’omonima nave dei padri pellegrini che salpò da Rotherhithe alla volta dell’America. Il capitano del Mayflower, Christopher Jones, era originario di quest’area ed è sepolto nella chiesa di St Mary’s.
St Saviour’s Dock
Passeggiando lungo il fiume verso il Tower Bridge si arriva a St. Saviour’s Dock.

Attraversato da un pittoresco ponte pedonale, questo sito era originariamente la foce del Neckinger, uno dei fiumi di Londra oggi scomparsi. Il dock era essenzialmente un piccolo molo allestito dai monaci della vicina abbazia di Bermondsey per avere un approdo sicuro a ragionevole distanza dal caotico Tower Bridge. Prende il nome dal santo cui era dedicata l’abbazia.
Presso St Saviour’s Dock c’era Jacob’s Island, uno dei peggiori bassifondi di Londra. Descritto come “la capitale del colera” e “la Venezia delle fogne” da The Morning Chronicle nel 1849, è il posto in cui Charles Dickens ambienta la parte finale di Oliver Twist. Nel romanzo, il perfido Bill Sikes si rifugia a Jacob’s Island, ma cade da un tetto e annega nelle acque melmose.
Sulla sinistra c’è New Concordia Wharf, un imponente edificio di età vittoriana adibito originariamente allo stoccaggio delle granaglie provenienti dalla città rurale di New Concordia in Missouri. E’ stata la prima warehouse della Docklands ad essere convertita con successo in abitazioni, nel 1982.
St Katherine’s Dock
Arrivati al Tower Bridge, lo si attraversa per passare sulla riva Nord del Tamigi.

Il primo dock che si incontra è quello di St Katherine. Aperto nel 1828, è diviso in due bacini. Era specializzato in beni di lusso ed alcuni toponimi ci ricordano questa vocazione: la principale warehouse si chiama Ivory House perché vi venivano stoccate intere zanne di elefante.
A Marble Quay, invece, arrivava il marmo importato dall’Italia. All’uscita del dock si trova una bella casa di epoca georgiana: era l’abitazione del direttore di St Katherine, dalla quale si aveva una visuale completa del bacino.
St Katherine’s Dock non ha avuto mai un grande successo commerciale. Forse anche per questo motivo è stato il primo a cessare l’attività nel 1968. Oggi i bacini ospitano un bel porticciolo turistico, i magazzini sono stati riconvertiti in appartamenti e uffici e lungo tutta la riva sorgono deliziosi ristoranti e bar.
Wapping
Dopo aver lasciato St Katherine’s Dock, si torna a seguire il corso del Tamigi. Adesso siamo a Wapping.

Uno dei primi posti di interesse di quest’area è l’Hermitage Basin. I Basins erano aree di collegamento fra il Tamigi e i dock, dove le navi attendevano il loro turno per le operazioni di scarico, evitando di intasare il traffico fluviale. Con la decadenza della Docklands, molti di loro sono stati riempiti per poter recuperare le superfici. L’Hermitage Basin è uno dei pochi a mantenere il suo aspetto originario. Da esso parte Spirit Quay, un grazioso canale che lo collega a Tobacco Dock.
I due bacini di Tobacco Dock sono stati riempiti in tempi recenti, ma rimane una bellissima warehouse di inizio Ottocento, utilizzata ora per eventi e per rave party. All’esterno, le immagini di botti e di cinghiali ci rivelano la vocazione di questo dock, specializzato, oltre che in tabacco, in beni di lusso come pellicce, vini e liquori. Questi ultimi venivano immagazzinati nelle Wine Vaults, un tempo il più grande deposito di alcolici di Londra. All’esterno di Tobacco Dock fanno bella mostra due velieri, riproduzioni di navi ottocentesche.

Nelle vicine Reardon Street e Tench Street è possibile vedere ancora alcune parti delle alte mura che proteggevano l’area portuale dai pirati.
Le due strade che costeggiano il Tamigi, Wapping High Street e Wapping Wall, sono fiancheggiate da incantevoli warehouse. Nell’Ottocento queste due strade contavano anche ben 37 pub che davano ristoro e divertimento ai marinai. Alcuni di loro, come il Town of Ramsgate, il Captain Kidd e il Prospect of Whitby, vantano una lunghissima storia e clienti illustri come Samuel Pepys e Charles Dickens. Attraverso le loro finestre si possono ammirare pittoresche vedute del Tamigi.

C’è un altro pub, un po’ più all’interno, in Watt Street, il Turner’s Old Star, dal nome del celebre pittore che, si dice, lo avrebbe ereditato, ristrutturato e dato in gestione ad una delle sue numerose amanti.
Limehouse
Alla fine di Wapping Wall c’è un altro bacino superstite, lo Shadwell Basin, preceduto da un caratteristico ponte mobile di metallo rosso. Proseguendo lungo il Tamigi, si arriva in breve tempo in Narrow Street.
In questa strada si sono salvate alcune warehouse settecentesche. Settecentesco è anche il pub The Grapes, frequentato da un Charles Dickens ragazzino che vi veniva accompagnato dal padrino, un fabbricante di vele residente nella zona. The Grapes ha ispirato allo scrittore il pub citato nel romanzo “Il nostro comune amico“.

David Lean, regista di Lawrence d’Arabia e di Dottor Zivago, acquistò negli anni Ottanta i ruderi dei Sun Wharf trasformandoli, con una ristrutturazione milionaria, in una delle case più belle di Londra.
Circa a metà di Narrow Street si svolta a sinistra per accedere al Regent’s Canal Dock, noto oggi come Limehouse Basin. Attualmente un bel porto turistico, fu costruito con l’intento di distribuire le merci scaricate qui dalle navi utilizzando il sistema dei canali navigabili. Da qui infatti partono il Regent’s Canal, che arriva fino a Paddington e, attraverso The Cut, il Lee Navigation, che attraversa la Lee Valley. Ciascuno di questi canali merita una passeggiata a piedi o in bicicletta lungo la riva.

L’area di Limehouse fu per secoli abitata da una popolosa comunità di marinai cinesi, la cui reputazione fu rovinata dalle accuse di aver trasformato la zona in una centrale di spaccio di oppio. Si trovano tracce di questa fama in Charles Dickens, in alcune storie di Sherlock Holmes e ne “Il ritratto di Dorian Gray“. A causa di ciò, a partire dagli inizi del Novecento, una serie di decisioni politiche e di rivolte portarono alla dispersione della comunità, che si trasferì nell’attuale Chinatown di Soho.
Isle of Dogs
L’ultima tappa del nostro itinerario è la Isle of Dogs, la penisola (anche se si chiama isola) così chiamata perché a partire da Enrico VIII era il luogo dove venivano allevati i cani da caccia della famiglia reale. Era una zona paludosa e rimase pressoché disabitata fino alla costruzione dei primi dock, i West India, completati nel 1802.
Un ex magazzino adibito allo stoccaggio dello zucchero ospita oggi il Dockland Museum, estremamente interessante per chi volesse approfondire la conoscenza della storia del porto di Londra.

La parte centrale dell’area dei West India Docks è oggi occupata da Canary Wharf con i suoi imponenti grattacieli. La costruzione di 1 Canada Square, all’epoca il più alto del mondo, ultimata nel 1991, ha segnato l’inizio della trasformazione dell’area dopo la decadenza delle infrastrutture portuali ed il suo riposizionamento come business center di importanza internazionale, in diretta concorrenza con la City.
Tutte le maggiori istituzioni finanziarie internazionali hanno una sede a Canary Wharf e negli anni ’90 importanti testate giornalistiche come The Daily Telegraph e Sunday Telegraph hanno abbandonato la storica Fleet Street per muoversi qui, decretando il definitivo successo della zona.
Così la London Docklands di oggi ha un significato molto diverso da quello di due secoli fa. Ma c’è un fattore comune fra i due momenti storici: il rapido adeguamento all’evoluzione dell’economia e la centralità del progresso tecnologico, legato al vapore in passato e all’informatica nei giorni nostri.
Testo e foto di Maria Ilaria Mura |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com
I nostri blogger in viaggio
Maria Ilaria Mura

Nata in Sardegna, vive a Londra da sei anni. Dopo la laurea in Lettere e molti anni di lavoro nel marketing ha deciso di dedicare la fase matura della sua vita alle cose che ama di più: i viaggi. Nel 2008 ha fondato e diretto Prama Turismo, il DMC di riferimento per il turismo culturale in Sardegna. Ha coordinato il progetto delle audioguide di Cagliari sul sito cagliariturismo.it. Ora va alla ricerca di posti insoliti in tutto il mondo, costruisce percorsi e racconta ciò che scopre su magazine di viaggi e cultura.
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