Afghanistan 2021: anno zero?

La rubrica Libertas Dicendi, giunta oggi al n°330, aggiunge alle abituali proposte settimanali nuovi contributi che continueranno a gravitare sempre e comunque attorno al “viaggio”. Saranno considerazioni e riflessioni su viaggi antichi e moderni, personaggi protagonisti e comprimari, rotte di terra, di mare e di cielo. In altre parole, avventure umane di scoperte e di vita che hanno contrassegnato la storia dell’umanità. Libri, documenti d’archivio, estratti, testimonianze ecc., costituiranno la materia prima per queste sintesi che potranno riguardare storie compiute o singoli episodi di autonoma valenza. Gli articoli aggiunti di questo tipo avranno questa indicazione: Viaggi e Viaggiatori, Avventure nel Tempo con numerazione progressiva e potranno alternarsi, nella continuità, agli abituali LD. Dunque: amore per il “viaggio e l’avventura”, di qualunque natura esso sia.

Il primo argomento riguarda questo paese asiatico che da tanti, troppi anni, non sa più cosa significhi la parola “pace”. Tutti hanno memoria degli avvenimenti della terribile estate 2021, con la temuta ma in fondo prevedibile “riconquista” dell’Afghanistan da parte dei Talebani, il ritiro delle forze militari alleate, le tragiche testimonianze dell’assalto agli aerei nel tentativo – il più delle volte vano – di lasciare il paese.

Kabul, Char Chatta bazar
Kabul, Char Chatta bazar

Un paese allo sbando che teme le violenze dei nuovi padroni e vede dissolversi le faticose piccole libertà che aveva conquistato. Un paese in sospeso, anche, che spera di poter conservare i modesti traguardi di libertà sin qui raggiunti, malgrado le prospettive siano tutt’altro che buone, anche se sono evidenti i primi segni di insofferenza e di rivolta (attentati).

A questo punto è interessante compiere un salto a ritroso nel tempo: avvenimenti e testimonianze dal 2005 al 2010 sulla situazione eternamente“sospesa” dell’Afghanistan, alle prese con guerre e scontri continui e devastanti.

AFCR: Afghanistan: Fede, Cuore e Ragione

Kabul ovest, Dehboree, orfanotrofio Allahuddin
Kabul ovest, Dehboree, orfanotrofio Allahuddin

È il titolo di un libro pubblicato da Victory Project Book nel 2011 (€ 23) che contiene testi, interviste e fotografie del paese negli anni a cavallo del 2005.

L’autore è Lorenzo Merlo, giornalista e fotografo, ma si può dire che questo interessante volume sia l’esempio più lampante di come un lavoro di gruppo – sul territorio prima, quindi di successiva scelta, montaggio e redazione – riesca a produrre un risultato di sicura eccellenza. Nella sua “premessa” (tanto, non la legge nessuno, dichiara) Lorenzo Merlo interpreta la trinità del titolo che ha scelto: “Fede Cuore Ragione non sono tre aspetti di ogni individuo. Sono ogni individuo;sono momenti sempre pronti a fiorire in funzione della sollecitazione di ogni circostanza. Sono umori dai quali non possiamo separare gesti, scelte, sentimenti e comportamenti (…) nonostante tali instabilità, inammissibili per chi deve scegliere e indispensabili ad ogni esploratore, alla fine il peccato di presunzione (credere di poter riferire) non è esorcizzato. L’alternativa è credere di poter evocare. Nulla più. AFCR vorrebbe evocare.”

Afghanistan

Arido, Rupestre, Desolante * Ancestrale, Feudale, Scenografico * Nascosto, Lontano, Inaccessibile * Generoso, Ospitale, Accessibile * Monocromatico, Variopinto, Fotografico. Ognuna di queste trinità è Afghanistan. Basterebbero loro per fare cenno allo spessore che ne crea la distanza e, per alcuni, l’attrazione.

Così descrive il paese il giornalista Massimo Papa, nel 2006: “La diversità dei paesaggi fisici dell’Afghanistan è messa in ombra soltanto dalla varietà, ancor maggiore, delle caratteristiche etniche e linguistiche dei suoi abitanti. Lo stesso nome Afghanistan, ovvero paese degli Afghani, appellativo di origine persiana riferito inizialmente al solo popolo pashtun, non si dimostra esauriente se si considera che il mosaico di genti che compongono la popolazione si può dividere in almeno venti gruppi etno-linguistici”.

Testimonianze

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Herat, moschea del Venerdì

Un lavoro di gruppo e una raccolta impressionante di contributi “altri”.Oltre cento fotografie; foto che non indulgono agli stereotipi della guerra, con le sue riconosciute brutture, ma spaziano attraverso un panorama di volti che, a loro modo, rappresentano la vita e la continuità: donne, uomini, mercati, moschee, ragazzi che giocano, come quelli della copertina del libro, sul fondo dell’ex piscina olimpica di Kabul.

E poi i giudizi e le sensazioni provate da giornalisti, scrittori, militari, fotografi e studiosi che giudicano e discutono questioni passate, presenti e futuribili.

Etica ed Estetica

Attraverso il tempo, variano le impressioni, i giudizi, le riflessioni di chi ha “vissuto” l’Afghanistan. Scritti che vantano un’efficacia, un’energia, una forza da offrire in nome del vero e del bello. Eccone una scelta ridotta, raggruppata in base ai più importanti temi.

Immenso Paese 

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Afghanistan, valle del Panjshir ©shutterstock
  • Sono partita non per conoscere la paura, ma per verificare il contenuto di questi nomi e per sentire sul mio stesso corpo la loro magia (Annemarie Schwarzenback, 1939).
  • Kabul era il cuore dell’Asia centrale; passeggiavamo per le strade a mezzanotte mangiando il gelato. La sera andavamo a frugare nei negozi di libri e di dischi. Era una città di luci, progresso, entusiasmo (Deborah Ellis, 2000).
  • Quando si prende in considerazione la possibilità della democrazia per un paese che ne è privo e per un popolo che forse non ha ancora avuto l’opportunità di concepirne un’attuazione pratica, si dà quasi per scontato che questo stesso popolo l’approverebbe non appena diventasse una realtà concreta della sua vita (Amartya Sen, 2004).

Uomini e donne

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Donna di Kabul, quartiere di Hisayi Dowom
  • Per secoli e secoli le donne afghane hanno dovuto accettare le ingiustizie che si commettono contro di loro. Sono le donne stesse a darne testimonianza attraverso il canto e la poesia. Ci sono canti che non sono pensati per essere ascoltati da qualcuno e la cui eco risuona sui monti e nel deserto (AsneSeierstad, 2002).
  • Malgrado le poesie e i popolarissimi film indiani, per gli afghani l’amore resta una minaccia, una malattia. Sposarsi per amore fa felici gli sposi, o almeno uno dei due, ma è un grave rischio. Ragione sbagliata per accasarsi, crea guai in famiglia, alla sposa soprattutto, con cui suoceri e cognati saranno severissimi (Alberto Cairo, 2010).
  • La sposa deve avere un aspetto artificioso, quasi fosse una bambola. Il termine per sposa e bambola è lo stesso: arus(AsneSeierstad, 2002).
  • Una società costituita da una miscela imprevedibile di cerimoniali, umorismo ed estrema brutalità (Rory Stewart, 2005).

Occidente e Oriente

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Kabul, maestro di chimica, scuola del quartiere Sarak-e Taimani _
  • Non capite, non volete capire, che per loro l’Occidente è un mondo da conquistare, castigare, piegare all’Islam (Oriana Fallaci, 2001).
  • In ogni tempo e in ogni luogo gli occidentali sono stati ossessionati dalla volontà di distruggere la cultura, l’identità, la memoria e i legami affettivi dei dominati (Jean Ziegler, 2010).
  • Gli americani affrontano l’occupazione dell’Afghanistan con grande superficialità. Sembrano non conoscere nulla della mentalità, dei valori, della socialità, degli usi, dei costumi, delle tradizioni e persino della storia di quel paese. Ciò che hanno in testa, oltre ai propri affari, è che devono portarvi la democrazia e soprattutto, sotto la pressione dello scandalizzato femminismo internazionale, imporre alle donne afghane di liberarsi del burqua(Massimo Fini, 2011).

Guerra e sopravvivenza

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Kabul, Kartayi Chahar, taglialegna di etnia hazarà
  • Il 7 ottobre 2001, gli aerei anglo-americani iniziano a bombardare l’Afghanistan (Giovanni Orfei, 2002)
  • Mentre i Talebani sostengono di stare combattendo una jihad contro i musulmani corrotti e malvagi, per le minoranze etniche (hazarà, tagiki) essi si stanno servendo dell’Islam per giustificare lo sterminio dei non pashtun (Ahmed Rashid, 2000).
  • L’uccisione gratuita di civili innocenti è terrorismo, non guerra al terrorismo (Noam Chomsky, 11 settembre 2001).
  • Le regole di ingaggio sono le norme scritte che sanciscono chi si possa e chi non si possa uccidere, sia alla luce dei fini tattici e strategici sia sotto il profilo del diritto internazionale (William Langewiesche, 2006).
  • M’infurio. “Bastardi! Vi riempite la bocca col vostro senso dell’ospitalità, ma quando uno ha davvero bisogno di voi, lo ricattate! Vi ho già pagato! Abbastanza per scortarne dieci come me!” – “You give more money” – “Non vi darò altri soldi! Lasciatemi qui” – “You give more money” – “Sparisci, hai sentito? Non ne voglio sapere di voi! Andate affanculo, banda di stronzi!” – “You give more money” – Gliene do altri cinquemila. Gli uomini caricano le borse mentre ingoio la mia rabbia (Emmanuel Guibert, Didier Lefèvre, Frédéric Lemercier, 2008).
  • La disinvoltura con cui guizzano da una parte all’altra è una caratteristica degli afghani. Dice un antico adagio: non potrai mai comprare un afghano; ma potrai sempre noleggiarne uno (Ettore Mo, 1999).
  • I soldati italiani stabiliscono legami amichevoli sul territorio che controllano per garantirsi la collaborazione da parte della popolazione. La strategia è quella di aiutare gli afghani che vivono nei quartieri attorno alla caserma, riabilitando vecchie scuole, distribuendo aiuti alimentari, portando acqua potabile, fornendo assistenza sanitaria (Tiziana Ferrario, 2006).
  • Vidi un carovaniere che tentava di bloccare un’emorragia nasale con una pietra dalla forma ovale usata come tampone e infilata su per la narice. Sono giunto alla conclusione che è proprio questa primitiva e onesta semplicità che ha fatto resistere e farà resistere questi uomini di fronte a qualsiasi avversario (Fausto Biloslavo, 1989).

Libreria essenziale

Così viene definita l’impressionante mole di documenti visionati, vale a dire tutto ciò che ha a che fare con l’Afghanistan: opere di narrativa, viaggi, testimonianze, giornalismo, fotografia, guerra, Islam ed altro ancora.

Con la raccolta dei nomi più altisonanti e conosciuti che hanno sperimentato e vissuto il paese asiatico.

Alla fine, Lorenzo Merlo così riassume la sua incredibile fatica, parlando dei contributi raccolti e inseriti nel libro: “nessun orpello, oltre quello che ci dice la carne. Nessun pensiero in aggiunta, a dirigere l’interpretazione, a spingere verso una qualche presunta verità da sottolineare, da difendere, da rivendicare”. Afghanistan 2021: anno zero?

Libertas Dicendi n°330 del ‘Columnist’ Federico Formignani |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com  

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