Tra i vicoli e le atmosfere di Pino Daniele, Napoli è un mondo a sé, unico e incodificabile, dove valgono logiche impossibili da decifrare, che altrove sarebbero considerate follia, e dove ben poco di ciò che è normalmente codificato ha valore.
Testo e foto di Michele Dalla Palma|Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

Napoli non esiste. Quantomeno come luogo dove riconosciamo, senza dover cercare disambiguazioni, dinamiche che ritroviamo in ogni nostra quotidianità. Ci ero solo passato, varie volte, di corsa, da un aeroporto a una stazione, da una tangenziale al porto, senza vederla.
L’avevo sempre, in qualche modo, evitata, forse per paura di dovermi arrendere alla consapevolezza dei tanti luoghi comuni che gravano su questo universo narrato come luogo dove le regole della civile convivenza sono diverse, esclusive di qui, e la “normalità” che vale per tutti gli altri solo utopia.
Sono bastate tre ore, in una torrida mattina d’agosto, girovagando con la curiosità del fotografo dentro vicoli carichi di vita e atmosfere, per innamorarmi senza riserve di questo mondo unico, lontano dalle follie di una società che ci vorrebbe tutti uguali, omologati, silenziosi, e senza speranza nel futuro.
Per fortuna ci sono ancora universi come questo, che si ribellano alla “normalità”! Napoli è un mondo a sé, unico e incodificabile, dove valgono logiche impossibili da decifrare, che altrove sarebbero considerate follia, e dove ben poco di ciò che è normalmente codificato ha valore. Napoli è…
Le atmosfere di Pino

Da musicista dilettante, mi piace scoprire e trovare, nei luoghi che incontro, le suggestioni e a volte l’anima che ho trovato in musiche e racconti di grandi cantautori. A Napoli è impossibile non ascoltare, in ogni angolo, dettaglio, sfumatura, le nostalgiche narrazioni di uno straordinario artista che in questa città ha trovato l’essenza della sua creatività.
Pino Daniele lo incontri ad ogni passo, perché ad ogni passo riconosci le sue storie, fatte di quella “napoletanità” che è un marchio inossidabile e unico. Perché ogni cosa, a Napoli, è unica.
E per una misteriosa suggestione che ti avvolge, capisci che qui le “regole” a cui siamo abituati perdono forza, e vengono sostituite da una modalità di vita capace di dare armonia al caos. Affascinante e assolutamente incomprensibile per chi osserva dall’esterno.
La Napoli che ti aspetti

Intere famiglie avvinghiate in sella a uno scooter. Automezzi che sfidano le leggi della fisica passando in pertugi dove non potrebbero starci. Una circolazione stradale che nessuno, eccetto i napoletani, riuscirebbe a comprendere, ovunque murales di Maradona, persone in fila per adorare – come una santa reliquia – un “capello” del calciatore argentino conservato in una vera e propria edicola votiva all’interno di un bar.
Attorno al “Capello originale di Maradona” alcune foto del campione e il cartello “Hai fatto la foto? E mo’ te’ vuò piglià nu cafè?”… Si narra che questa “reliquia” porti fortuna, infatti molti tifosi del Napoli Calcio si recano nel Bar Nilo il giorno che precede le partite più importanti che deve affrontare la squadra.
E’ un gesto scaramantico, e da queste parti dicono “Essere superstiziosi è da ignoranti ma non esserlo porta male”! Stereotipi che solo qui trasfigurano in normalità, e solo passeggiando tra i vicoli del centro storico possono essere giustificati. Mai compresi.
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Il Rione Sanità
Definito “una periferia al centro della città”, è un luogo sicuramente lontano dalla Napoli turistica dei grandi monumenti architettonici, ma è senza dubbio la vera anima dell’universo partenopeo.
Qui, tra chiese barocche e palazzi fatiscenti, tra dimore nobiliari ormai decadute e “bassi” scavati nel tufo, aleggiano i fantasmi di Totò, di Eduardo De Filippo, di Rossellini, di De Sica e delle loro straordinarie narrazioni della napoletanità.
La Sanità non è un semplice quartiere di Napoli, è la rappresentazione fisica, reale, indiscutibile e viva di tutte le sue contraddizioni. Ai piedi della collina di Capodimonte, in tempi antichi venne considerato il luogo migliore per la costruzione di una necropoli.
E dopo greci e romani, i cristiani perpetuarono questa tradizione con San Gennaro, San Gaudioso, San Severo, creando quell‘inscindibile rapporto tra uomo e morte che a Napoli è diventato un culto, consolidato nei secoli, e ha superato ogni regola e ogni convenzione.

Situato sulla scoscesa via di collegamento tra il centro antico e la Reggia di Capodimonte, il quartiere si sviluppò urbanisticamente dalla fine del XVI secolo fino al XVIII, diventando l’area prescelta da nobili e ricchi borghesi napoletani per le proprie dimore, come testimoniano palazzo San Felice e palazzo dello Spagnolo che costituiscono ancora oggi alcune delle principali eccellenze architettoniche.
A inizio dell’800 venne emarginato e in qualche modo “isolato” dal resto della città, con la realizzazione del grande ponte che sovrasta il “vallone” della Sanità e Corso Napoleone, che collegava direttamente il centro città a Capodimonte.
Dopo decenni di degrado ed emarginazione, che hanno contribuito a creare generazioni di disoccupati e famiglie che per vivere erano costrette a diventare manovalanza per la malavita organizzata, oggi questo quartiere sta ricreando, anche grazie alle attività artistiche, culturali e sociali di oltre trenta associazioni no-profit, un microcosmo unico che si propone di diventare una autentica bandiera per il riscatto di Napoli.
Il culto dei Morti

Dalle catacombe romane alla peste del 1656, che ammassò nel cimitero di Fontanelle decine di migliaia di napoletani, qui il rapporto con la morte è qualcosa che trascende la logica e diventa culto, venerazione, superstizione, sincretismo tra religione e tradizioni pagane.
E la morte è considerata qualcosa di ineluttabile che provoca uno strano e reverenziale rispetto per gli “schiattamuorto” (i becchini), e una sorta di “redenzione” da una vita miserabile… è questo il senso delle “anime pezzentelle”, che lega nella tradizione popolare le anime di Napoli al Purgatorio, inteso come occasione di riscatto e non di dannazione.
Proibito ufficialmente dalla Chiesa Cattolica quasi un secolo fa, il “Culto dei Morti” sopravvive a divieti e ragion logica. Molti napoletani, ancora oggi, “adottano” uno dei migliaia di crani umani che si trovano nel sottosuolo della città, gli danno un nome, vanno a trovarlo, gli portano piccoli doni, gli chiedono intercessioni per il buon fine di affari e cose di tutti i giorni.

Un modo, sicuramente bizzarro ma molto umano, fatto di preghiere sussurrate ma anche semplici chiacchiere, per ridare identità a tanti morti senza famiglia né nome. Al Cimitero delle Fontanelle riposano “Pascale”, il teschio capace di far vincere al lotto, o “donna Concetta, a’ capa che suda”.
Sotto quelli che oggi si possono osservare, sembra ci siano ancora quattro o cinque metri di teschi minuziosamente impilati dal tempo, protagonisti dell’affascinante “culto delle capuzzelle”.
Solo i ricchi potevano permettersi una degna e riconoscibile sepoltura, gli altri morti, i “pezzenti” che non potevano permettersi una tomba, venivano ammassati gli uni sugli altri, diventando “anime pezzentelle”.

Durante la terribile peste del Seicento che si portò via quasi trecentomila persone, il rapporto con la morte divenne fonte di vita e speranza per coloro che sopravvivevano; la superstizione insita nell’animo partenopeo ritenne la terribile epidemia “punizione” per i peccati dei vivi, e per esorcizzarla i napoletani decisero che era giunto il momento di venerare la morte.
Nella miseria impregnata di superstizione, il confine tra morti e vivi svanì diventando empatia, e alle “capuzzelle” (i crani dei defunti) fu riconosciuto il potere di esaudire le preghiere di chi le aveva prese a cuore: speranze grandi o piccole che fossero, come anche vincere qualche numero al lotto, adornano ancora gli altarini messi su da secoli di devozione e speranza.
Ancora oggi, tra i napoletani veraci, è forte la credenza che pregando per i defunti senza identità, prendendosi cura di loro, si riceverà un perdono, una grazia, e adottare una “capuzzella” porta sempre bene!
Infoutili
Informazioni: sul sito dell’Agenzia Regionale Campania Turismo
Come arrivare: La città partenopea è perfettamente collegata. Dispone di un trafficato aeroporto internazionale (Capodichino) ed è facilmente raggiungibile con i traghetti e navi veloci. La stazione centrale è servita dall’alta velocità e da molti treni Intercity e di lunga percorrenza. Se si vuole raggiungerla in auto, si dispone sia della A1 Milano-Napoli sia della A3 Salerno-Reggio Calabria che della A16 Napoli-Bari. Quando andare – Napoli gode di un clima mediterraneo. Le stagioni intermedie hanno temperature miti e gradevoli. A volte d’estate, e non solo, si possono raggiungere temperature superiori ai 20 gradi.
Dove dormire:
Romeo Hotel (5 stelle ) via Cristoforo Colombo, 45 tel. 081 0175001
Studio d’Artista Vergini via Vergini tel. 3663538356
Dove mangiare:
Pizzeria Di Matteo via Tribunali, 94 tel. 081455262
Ristorante la Stanza del Gusto via Costantinopoli, 100 tel. 081 401578
Ristorante Leon d’Oro piazza Dante, 48 tel. 081 5499404
Libri consigliati
Annamaria Ortese: Il mare non bagna Napoli – Adelphi
Giuseppe Marotta: l’Oro di Napoli – Bur
Maurizio De Giovanni: I bastardi di Pizzofalcone – Einaudi
Shopping
sono da visitare i punti vendita di Mario Valentino, Salvatore Ferragamo e Ernesto Esposito. Tre designer campani per pelletteria e scarpe di alto livello. Sono tutti nella zona di Piazza dei Martiri. Per acquistare dei gioielli di corallo, Ascione una azienda fondata nel 1855.
L’indirizzo è piazzetta Matilde Serao 19, ma praticamente si trova di fronte al teatro S.Carlo al secondo piano. Apprezzerete la squisita cordialità dei proprietari, e se siete fortunati potrete ammirare il loro museo del corallo. Tel. 081 421111
Suggerimenti
Napoli è una città abbastanza caotica, ma dopo il primo impatto ci si abitua. I napoletani sono in genere molto cordiali, e forse anche troppo loquaci.
Gli strumenti di pagamento elettronici sono diffusissimi, ma è possibile trovare qualche locale di tradizione che non li accetta. I taxi sono numerosi e funzionano molto bene.
Evitate di seguire persone che vi propongono un taxi, in genere si tratta di abusivi. Da consigliare una visita alla zona storica dei “Decumani” dove potrete assaggiare la Napoli verace.
In occasione delle festività natalizie gli stretti vicoli sono presi d’assalto da migliaia di persone in quanto c’è via S.Biagio dei Librai, regno dei presepi e pastori. Se avete bimbi piccoli cercate di arrivare di buon mattino.
Zona facilmente raggiungibile con la metropolitana 2 fermata piazza Cavour. Altra zona consigliata è quella della Riviera di Chiaia, dove troverete anche le vie dello shopping di lusso come via Calabritto e via dei Mille. Potete arrivarci con la fermata di Piazza Amedeo della linea 2 della metropolitana.
Testo e foto di Michele Dalla Palma|Riproduzione riservata © Latitudeslife.com
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