di Giulia Castelli Gattinara
Viaggio in Sardegna per scoprire l’origine di uno dei sentieri più difficili e famosi del Mediterraneo
«Decine di falchi della regina prendono il volo. Un turbinìo d’ali e di grida di gabbiani si mescola nel vento. Sospesa tra le rocce a picco sul mare, una foresta di oleandri, ginepri, fichi selvatici cresce da chissà quanti secoli, imprigionata come noi a metà della vertiginosa parete», ricorda oggi Mario Verin, protagonista insieme a Peppino Cicalò di una straordinaria avventura cominciata nella primavera del 1987, quando in Sardegna ancora non si parlava di trekking.
Siamo nel cuore dell’Ogliastra, affacciati sul Golfo di Orosei, poco sopra Arbatax, lungo la costa orientale sarda. Mare, roccia e forti emozioni si alternano nel racconto di un sentiero impossibile, “Selvaggio Blu”. Il sogno di due alpinisti mediterranei che 25 anni fa decidono di esplorare una delle aree più inaccessibili della Sardegna. «…Proseguire a quel punto era impossibile – prosegue Verin -, gli strapiombi chiudevano ogni possibilità, cominciammo allora a cercare un passaggio all’interno per riportarci sul bordo superiore della falesia, con cautela e qualche passo di arrampicata». Il progetto è quello di disegnare un itinerario da Pedra Longa a Cala Sisine, restando vicino all’orlo superiore della falesia per non perdere gli affacci sul mare e quei meravigliosi belvedere ormai divenuti famosi, come Punta Salinas.
Prima di affrontare il percorso, i due alpinisti studiano attentamente il tratto di costa dalla barca, osservando col binocolo i possibili passaggi, perché una volta entrati nella macchia è molto difficile orientarsi.. «…Cominciammo a studiare ogni minimo dettaglio dal mare, per avere una visione complessiva della falesia che in certi punti innalza pareti di 700 metri. Doveva pure esserci qualche punto debole! Notammo che alcune vallette (bacu) sfociavano in mare formando graziose cale incastonate fra le rocce. Ci piaceva l’idea di passare di lì, bivaccare in queste insenature e poi risalire, ma una volta dentro, non era facile orientarsi in quel labirinto di guglie e foreste».

Campo base per raggiungere dall’alto la falesia è un paese di pastori, Baunei, da cui parte la strada (allora sterrata) che raggiunge il supramonte. Verin e Cicalò però preferiscono la più soleggiata località di Santa Maria Navarrese, distante pochi chilometri e bandiera blu di Lega Ambiente. Da qui, o meglio dal porto turistico costruito successivamente, oggi partono i gommoni per fornire il trasporto di zaini e viveri agli escursionisti lungo il Selvaggio Blu.
Durante la loro esplorazione, Verin e Cicalò incontreranno molte sorprese che oggi chi affronta il percorso ritrova, provando la stessa intatta emozione. Ovili costruiti con una sapiente architettura di ginepri, gole improvvise, cenge intagliate nella roccia e passaggi attrezzati dai pastori con tronchi di legno, qui chiamati “scale fustes”, per superare salti di roccia e piccoli strapiombi. Collegando antichi sentieri di pastori e di carbonai, Verin e Cicalò ricompongono il mosaico di tracce interrotte attraverso la fitta macchia mediterranea. Non mancano passaggi di arrampicata e vertiginose discese in corda doppia, ma alla fine si è appagati dal paesaggio davvero spettacolare. Quasi ogni tappa termina al livello del mare per rinfrescarsi con un tuffo nell’acqua limpida di una pittoresca insenatura. Così nasce Selvaggio Blu e la sua fama di sentiero bello e impossibile. Il percorso Selvaggio Blu non è segnalato. E’ un percorso adatto a persone con buona capacità di camminare, capaci di affrontare tratti di arrampicata facile, che non soffrono di vertigini, ma solo se accompagnati da guide locali o guide alpine. Il periodo migliore è aprile-maggio o settembre-ottobre. La traccia Gps, scaricabile dal sito www.marioverin.it, e la “Mappa di Selvaggio Blu” (edizioni Enrico Spanu) non sono assolutamente sufficienti per affrontare da soli l’itinerario. Numerose agenzie locali forniscono la logistica lungo le tappe. Non si trova acqua lungo il percorso. ? gcg
Foto Mario Verin | Riproduzione riservata © Latitudeslife.com
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