Natale coi tuoi, Pasqua con chi vuoi e Capodanno con feste, spumante, amici vecchi e nuovi e viaggi. Viaggi, dove? Dappertutto nel mondo, la risposta prima. È così facile spostarsi, oggi. In aereo (grandi compagnie intercontinentali e viaggi a corto raggio low-cost); con le navi da crociera, a rimirare dal decimo piano il campanile di San Marco (quasi un piccolo Lego) o l’isola di Aruba interamente sovrastata dal colosso semovente; ancora: in auto, in moto, coi bus. Possibili rischi-viaggio ce ne sono sempre, ma sono statisticamente molto limitati. Qualche preoccupazione di altro genere comunque insiste, di questi tempi. Si può esplorare l’Europa ma ci accompagna l’ombra inquietante di Parigi, Bruxelles, Nizza, Berlino. Si può pensare a paesi lontani, esotici; ma ci sono Paesi che vengono evitati a priori proprio perché in prima pagina (o quasi) nelle cronache quotidiane: molto meno visitati di un tempo sono la Tunisia, l’Egitto, il Libano, la Libia. Bisogna essere audaci sino alla pazzia, e tutti sanno perché, pensare a un viaggio nella bellissima Siria, devastata da una guerra insensata. Persino la Turchia è a rischio, per via dei molti recenti attentati e per la mai risolta questione Curda. Per gli stessi motivi, anche Bangkok è diventata meta non del tutto tranquilla. Meglio poi evitare, per i frequenti e incontrollabili conflitti, i Paesi del Corno d’Africa, il Sudan, il Congo; fra quelli asiatici: Yemen, Iraq, Afghanistan, Pakistan. Il World Travel & Tourism Council ha calcolato che a una destinazione servono tra gli 8 e i 26 mesi per riprendersi dagli effetti materiali e psicologici causati da un attentato o da un sempre possibile disastro naturale.
Come rimediare a questo stato di cose? Semplice; scegliendo Paesi (tutti piccoli, tutti interessanti) che hanno messo al bando le armi, gli eserciti o qualunque attività che possa pregiudicare una raggiunta pace sociale che suscita l’invidia delle grandi e litigiose nazioni della terra. In Europa troviamo anzitutto l’Islanda; si dirà: un po’ fredda, prossima al Polo com’è; ricca però di geyser e di sorgenti d’acqua calda. L’Islanda non ha forze armate dal lontano 1859; fa parte della NATO ma in caso di necessità, vanta un accordo di difesa con gli Stati Uniti d’America. Gli altri quattro territori europei sono: Andorra, che dal 1993 ha affidato la propria difesa alla Francia e alla Spagna, con le quali confina. È un Principato fra i monti, verde d’estate e con molta neve d’inverno. Altrettanta neve troviamo nel Liechtenstein, Principato fra Svizzera e Austria, che ha abolito le forze armate dal 1868 perché costavano troppo! Per tale e altri insondabili motivi questo piccolo Paese è diventato una delle ‘casseforti’ d’Europa. In caso di bisogno, ha la protezione della Svizzera. C’è poi Monaco, Principato in riva al mare, che non spende per le armi dal XVII secolo, quando l’aumentata potenza delle artiglierie avrebbe resa vana ogni difesa della famosa ‘Rocca’. Mentre il Principe Alberto, con il grado di Colonnello comanda la ridotta forza di Polizia locale, la Francia è pronta per qualunque emergenza. Nella Città del Vaticano, il più piccolo Stato esistente, le ‘forze armate’ non sono del tutto inesistenti, anche se la Guardia svizzera pontificia è una forza di polizia che deve ‘proteggere’ il Papa e viene impiegata per il controllo dei confini con l’Italia e per scopi cerimoniali. Sino al 1970 esistevano anche la Guardia palatina e la Guardia nobile, abolite nel 1970 da Papa Paolo VI. La difesa (ottima per i raduni nella piazza San Pietro e in occasione del Giubileo) è naturalmente affidata all’Italia.
Usciamo dal vecchio continente e facciamo un salto nell’Oceano Indiano: qui c’è Mauritius, isola molto più tranquilla della vicina Réunion. Dal 1968 quest’isola ha una specie di polizia paramilitare, più che sufficiente per imbrigliare eventuali eccessi interni o dei turisti in visita. Dall’altra parte del mondo, ecco i paesi del Centro America. In primo luogo la splendida Costa Rica, la cui Costituzione proibisce la formazione di un esercito sin dal 1949. Isola votata al turismo naturalistico, oggi sede della Corte Inter-Americana dei diritti umani e dell’Università della Pace. Anche la derelitta Haiti (terremoti, carestie, alluvioni e bande criminali) ha smantellato le forze armate nel 1995, pur se i ribelli (ce ne sono troppi e per le più diverse ragioni) ne hanno chiesto il ripristino; speriamo riesca a resistere. Poi c’è Panama. Non ha più esercito dal 1990 e un plebiscito del 1994 ha confermato tale scelta. In compenso, traffici di tutti i tipi (droga, finanza) ha suggerito un corpo di Polizia, pur se con limitate capacità d’azione. Protette dalla RSS (Sistema di Sicurezza Nazionale) sono le isole caraibiche di Dominica, Grenada, Saint Vincent e Grenadine, Santa Lucia. Tutte senza ‘mini’ eserciti. L’ultima schiera di isole smilitarizzate e lontane mete per le vacanze sono le piccole isole disseminate nella vastità dell’Oceano Pacifico. Le Isole Marshall sono difese dagli USA, così come quelle della Micronesia e l’isola di Palau. La Nuova Zelanda protegge le isole Samoa, mentre l’Australia si occupa di Nauru e dà non ufficialmente un occhio anche alle vivacissime Isole Salomone, nelle quali periodicamente vi sono conflitti etnici. Rimangono i mini stati di Kiribati, Tuvalu e Vanuatu che dispongono di qualche mezzo per la sorveglianza marittima. Tutti luoghi nei quali si gode il sole, il mare e si respira pace. Un inizio d’anno perfetto.
del ‘Columnist’ Federico Formignani |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com
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